Ticino

La pioggia non rovina la Pasqua di Lugano

Piazza Riforma sembrava un set in pausa tra una ripresa e l’altra – I locali, con la gente stretta all’interno, vibravano di conversazioni lente, caffè e «restiamo ancora cinque minuti qui che poi smette»
© CdT/Gabriele Putzu
Marcello Pelizzari
20.04.2025 17:00

C’è qualcosa di profondamente ticinese nell’accettare la pioggia con un sorriso a metà. O, venendo a ristoratori e albergatori, con un pizzico di frustrazione e qualche j’accuse dialettale. A Lugano, riassumendo al massimo e dopo una giornata di osservazione empirica, la Pasqua è stata vissuta con uno spirito non proprio felice, e ci mancherebbe considerando le secchiate d’acqua, ma nemmeno troppo contrariato. Sotto un cielo grigio tendente al grigissimo, con l’ombrello aperto e il piumino di mezza stagione che tanto, si sa, «a Pasqua fa sempre freddo».

I turisti? Pochi, diciamo pure pochissimi, al limite del «chi li ha visti?». Ma buoni. E, soprattutto, ben disposti. C’era chi si scattava selfie davanti al lago, immaginandosi magari a Loch Ness visto il clima. Chi cercava con pazienza un tavolo all’asciutto. E chi – i più temerari – affrontava le vie del centro come fosse un safari urbano, tra coniglietti e pioggia (a tratti) insistente. Un papà svizzerotedesco, incastrato tra due passeggini e un’idea sbagliata di primavera, lontana mille chilometri dal concetto di Ticino quale Sonnenstube, l’ha detto chiaro e tondo: «Comunque bella, Lugano. Anche così». Alcuni ragazzi, invece, hanno sintetizzato: «Avevamo portato i costumi, abbiamo usato i K-Way». Parentesi: a un certo punto, è comparso pure un pazzo in infradito.

In effetti sì, bella Lugano lo è stata. A suo modo. Forse proprio perché il brutto tempo le ha tolto quell’aria da cartolina patinata, regalando invece un’atmosfera più intima, quasi cinematografica. Piazza Riforma sembrava un set in pausa tra una ripresa e l’altra. I locali, con la gente stretta all’interno, vibravano di conversazioni lente, caffè e «restiamo ancora cinque minuti qui che poi smette». Più una speranza che una convinzione, previsioni alla mano.

La Città ha fatto la sua parte. Con un’accoglienza sobria e curata. I negozi con le vetrine pasquali, le aiuole che si ostinano a fiorire, le installazioni colorate che resistono stoicamente al brutto. Un volto simpatico, verrebbe da dire. Di quelli che ti fanno compagnia anche quando il meteo si mette di traverso.

Pasqua, a Lugano, è passata così: senza clamore, ma con dignità verrebbe da dire. E con quella tenerezza un po’ stropicciata delle giornate che non vanno come speravi, ma che alla fine ricorderai con affetto. Come certe domeniche in famiglia, quando fuori piove, ma dentro si sta bene.

In questo articolo: