«La PKB è pronta per una nuova fase di crescita»

Cambio ai vertici della banca PKB. A partire dal prossimo gennaio, il ruolo di CEO verrà assunto da Luca Venturini, attualmente responsabile della succursale di Lugano di Julius Baer. Venturini prenderà il posto di Umberto Trabaldo Togna, che a partire da aprile assumerà la carica di presidente del Consiglio di amministrazione, al posto di Edio Delcò. Trabaldo Togna ci spiega la visione della banca controllata dalla sua famiglia per i prossimi anni. L’istituto, che in Svizzera ha sede a Lugano e uffici a Ginevra, Zurigo, Losanna e Bellinzona, conta circa 240 collaboratori.
Come mai la banca ha deciso questo avvicendamento in questo momento specifico?
«È un passaggio che si inserisce in un percorso iniziato tempo fa. Io ho lavorato in PKB per 35 anni, di cui gli ultimi 15 come CEO. Lasciare le responsabilità operativa, per entrare a far parte del CdA, è anche un’evoluzione naturale. Abbiamo dovuto aspettare che varie condizioni fossero soddisfatte, tant’è che questa decisione era già stata presa due anni fa».
Quali sono ora i progetti della banca?
«Tornare a crescere sia a livello organico che strategico. Anche perché i costi di gestione crescono, quindi bisogna aumentare le masse di patrimoni gestiti».
Luca Venturini vanta una lunga esperienza bancaria sul mercato italiano. PKB sta puntando ad un rafforzamento nella Penisola?
«Avere un professionista che conosce bene il mercato italiano e le sue regole è sicuramente un’esigenza fondamentale per la nostra banca. A Milano controlliamo la Cassa Lombarda, e la clientela italiana conta per quasi la metà dei patrimoni gestiti dal gruppo. Crescere in questo mercato è sicuramente importante».
Ma le lettere inviate dal fisco italiano alle banche ticinesi a inizio 2019 avevano sollevato parecchie discussioni sull’ennesima ingerenza di Roma nei confronti delle banche svizzere. Una contraddizione in termini?
«Per tradizione, per molte banche presenti in Ticino il mercato italiano è sempre stato importante. Nel caso del nostro gruppo abbiamo radici italiane, quindi questo legame è ancora più forte. D’altra parte come banchiere svizzero mi auspico che le regole vengano semplificate e che i due Stati possano dialogare e trovare una soluzione per concedere alle banche elvetiche di avere libero accesso al mercato italiano. Ma questo è un discorso politico che avrebbe dovuto essere affrontato già molto tempo fa. Difficile sperare ora in una soluzione a breve».
Come lei ha sottolineato all’inizio, la sopravvivenza degli istituti di dimensioni minori diventa sempre più difficile, visti i costi generati dalla compliance e la necessità di avere una massa critica. Come affronta questi problemi la PKB?
«Nel prossimo futuro vorremmo rafforzare l’organico sia nelle sedi svizzere che sulla piazza italiana. A livello di crescita strategica non escludiamo l’acquisizione di realtà più piccole. Guardiamo soprattutto al mercato svizzero, dove ancora si trovano degli istituti di minori dimensioni, mentre in Italia sarebbe più complesso visto il minor numero di players. Ma al momento non posso darle ulteriori dettagli...».
D’altra parte anche le banche italiane sono attratte dallo shopping in Svizzera (Generali ha comprato Valeur, Intesa la Banque Morval): cosa pensa di questa strategia?
«Questo dimostra l’attrattività del mercato svizzero come centro finanziario a partire dal quale si possono offrire dei servizi di private banking di qualità a una clientela internazionale. Nel nostro settore il trend della concentrazione è un dato di fatto, anche perché con delle esigenze legali sempre più importanti e restrittive, soprattutto per gli istituti di taglia minore, è necessario acquisire delle masse critiche per sopravvivere».
PKB intende anche rafforzare Cassa Lombarda a livello di sinergie?
«Cassa Lombarda rimarrà una controllata di PKB. Il rafforzamento delle sinergie tra le due banche è sicuramente al centro del nostro progetto, ovviamente nel rispetto assoluto delle normative dei due Paesi. D’altra parte il mercato italiano non è l’unico ad attirare il nostro interesse».
Cioè? Oltre a quello italiano intendete rafforzare la vostra presenza in altri mercati fuori dall’Europa?
«Premetto che il mercato domestico svizzero resta sempre tra i nostri focus principali. Fuori dall’UE storicamente abbiamo un forte legame con l’America Latina. Da anni abbiamo una filiale a Panama. Siccome le regole bancarie cambiano anche lì, per assistere i clienti rispettando le regole locali abbiamo appena richiesto l’autorizzazione per aprire un ufficio di rappresentanza in Colombia. Si tratta di un Paese la cui economia è cresciuta tanto, quindi anche la ricchezza e la domanda di servizi bancari. In più ha il vantaggio di confinare con Panama».
Riguardo al mercato svizzero, molte banche attive in Ticino hanno deciso di rafforzare il business della clientela elvetica anche puntando sulla digitalizzazione. Come si pone la PKB all’interno di questo trend?
«Sicuramente è un trend che bisogna seguire e nel quale bisogna mantenersi al passo coi tempi. Abbiamo diversi progetti in corso, tra cui un’evoluzione del nostro e-banking che testeremo nella seconda metà dell’anno e che dovrebbe semplificare molto l’interazione tra cliente e banca e di conseguenza facilitare il rapporto coi clienti, soprattutto quelli più giovani. Se tutto va bene sarà disponibile dal prossimo anno».
Il 2018 è stato un anno meno buono a livello di risultati rispetto al 2017. Come sta procedendo il 2019?
«Purtroppo ci troviamo ancora in una fase di transizione e negli ultimi anni i nostri risultati sono stati influenzati da costi straordinari. Malgrado ciò la banca ha continuato a produrre utili e vanta un bilancio con un’alta solidità patrimoniale (il ratio Tier 1 superiore al 27% è uno dei più alti in Svizzera). Per ora il 2019 si prospetta in linea con l’anno scorso, il franco forte fa sentire i suoi effetti anche nel nostro settore, soprattutto quando una grossa fetta delle attività è all’estero».
Come CEO uscente quali sono i maggiori traguardi raggiunti in tanti anni di attività?
«Siamo riusciti a realizzare una buona crescita della banca anche per il tramite di alcune acquisizioni - cito tra le altre Monte dei Paschi Suisse (2004), Banca Gesfid (2010), CMB (2012), LLB (2014). Ma il lavoro più importante è stato guidare la banca e i clienti nel cambio di paradigma che tutte le banche svizzere hanno dovuto affrontare negli ultimi cinque anni. A questo proposito vorrei rivolgere un ringraziamento particolare al nostro presidente uscente Edio Delcò per il lavoro fondamentale svolto in seno al nostro gruppo».
Qual è invece ora la maggiore sfida che il nuovo CEO dovrà affrontare?
«Entrare in un gruppo privato è sempre una cosa particolare. La sfida sarà quella di trovare l’equilibrio tra l’evoluzione della banca, i cambiamenti e il mantenimento del nostro legame con la tradizione. Per fare evolvere la PKB del futuro credo che sia davvero importante avere alla guida un manager con una vasta esperienza maturata in realtà di rilievo. La banca negli ultimi anni si è rinnovata molto anche nei quadri. L’arrivo ora di Luca Venturini mi fa particolarmente piacere, perchè dimostra che il nostro gruppo è attrattivo per i manager di qualità».
Lei invece riprenderà il ruolo di Edio Delcò. Quale sarà il suo contributo allo sviluppo della banca e quale ruolo giocherà la famiglia in futuro?
«Esatto, Edio Delcò ha deciso di ritirarsi dalle attività professionali dopo 15 anni in PKB. Come presidente del CdA il mio contributo sarà soprattutto in termini strategici. La famiglia d’altra parte rimane impegnata come azionista di maggioranza. Speriamo che un domani ci sia anche una terza generazione pronta ad impegnarsi in termini operativi».