Cabbio

La polemica estiva del 1904 riguardava i fantasmi

Nuova puntata del podcast «La Cara Vecchia Rassegna Stampa» – Per oltre un mese i giornali dell’epoca litigarono per stabilire se i botti che si sentirono più volte in una cascina sui monti di Cetto fossero di origine soprannaturale o meno
Del piccolo nucleo di Cetto non restano che ruderi. ©Guido Codoni e CdT
Federico Storni
29.07.2024 06:00

Il concetto di «polemica estiva» evoca un diverbio su una questione oziosa, tutto sommato irrilevante e di poca conseguenza, buona al massimo per vendere qualche copia di giornale in un periodo dell’anno generalmente più parco di notizie. Forse in tempi recenti questo è diventato meno vero, ma di certo vi è che il genere ha radici sorprendentemente antiche, tant’è che ne abbiamo trovato traccia nella cronaca locale di esattamente 120 anni fa, quando l’estate ticinese fu segnata da una gustosa e vivace polemica riguardante il manifestarsi o meno degli spiriti in un casolare sui Monti di Cetto, frazione oggi da lungo tempo disabitata di Cabbio. Quanto vivace? La seguente citazione risale al 25 agosto del 1904, a quasi un mese dalla prima, presunta, apparizione degli spiriti: «Il curato di Bruzella non vuole arrendersi all’evidenza del trucco ed è ancora invasato da quegli spiriti birboni. Ci dedica una epistola della quale non sapremmo se più compatire la cecità o la grammatica o se più ammirare la costanza nell’esporsi al ridicolo. L’abbiamo detto e lo ripetiamo: gli spiriti non ci sono che per i poveri di… spirito. Piace al curato di Bruzella di figurare in sì bella compagnia? È affar suo».

Cos’era successo

Non è peraltro una persona qualunque a scrivere queste frasi, bensì una delle persone più celebri e influenti della storia ticinese, ora e allora: l’avvocato, polemista, anticlericale e giornalista Emilio Bossi, in arte Milesbo. Fu infatti lui uno dei protagonisti di questa polemica, anche perché in quel periodo si trovava in villeggiatura nel suo paese d’origine, Bruzella, dunque discretamente vicino ai luoghi in cui si stavano manifestando gli spiriti.

Quanto alla vicenda, una volta sfrondata dalle polemiche e dai campanilismi, è presto riassunta: nel cascinale della famiglia Codoni sui monti di Cetto si odono in più occasioni colpi inspiegabili, anche di fronte a testimoni più o meno super partes. Dopo un infruttuosa visita sul posto di uno scetticissimo procuratore pubblico Carlo Stoppa (farà giusto a tempo a litigare con il parroco di Cabbio don Giuseppe Spinelli, l’altro grande protagonista di questa vicenda) e una notte in cui membri del clero sentono oltre duecento colpi, un altro gruppo di testimoni afferma di aver colto nell’atto di batterli la figlia quattordicenne del proprietario del cascinale. Fra i primi colpi e la scoperta passano circa tre settimane, poi gli spiriti tornano a tacere. Non così le polemiche, per mancanza di un chiaro movente dietro alla decisione di agire in tal senso della giovane: la volontà della famiglia di Codoni di spaventare il padre, eccessivamente amante del vino? Un gioco scappato di mano? Un’opportunità di raccogliere due soldi? Un’idea dei preti per riempire le sedie in chiesa?

Castronerie di qua e di là

Per chiudere la vicenda ci siamo recati all’Archivio di Stato a Bellinzona, per vedere se fossero state tramandate le carte del procuratore Stoppa (alcuni giornali riferirono che la figlia era stata interrogata dalle autorità), purtroppo senza rinvenire nulla. I giornali in questo senso non aiutano, perché a fine agosto la vicenda sparisce dalle loro pagine e praticamente non vi riaffiora più.

Quanto al perché una simile vicenda abbia potuto scaldare tanto gli animi, vi sono due principali motivi. Il primo: in Ticino vi erano forti tensioni fra conservatori e liberali - fino al punto di spararsi - e ogni occasione era buona per confrontarsi e litigare. La seconda: la scienza non era quella di oggi e - come ricordano i giornali conservatori dell’epoca - la posizione della Chiesa era che gli spiriti esistessero. «La quistione, il quisito dello spiritismo, della magia, della divinazione esiste - scrive ad esempio il cattolicissimo Popolo e Libertà. - Mille sono i casi documentati, in cui l’uomo si vide a fronte di esseri prenaturali o di forze naturali ignote tuttora che gli giocarono tiri più o meno birboni, senza che egli abbia mai saputo spiegarne i fenomeni servendosi delle leggi naturali conosciute». V’è anche da dire che le prime spiegazioni date da Milesbo al fenomeno era decisamente sbagliate, come d’altronde rilevato dai contemporanei. Citiamo quella più assurda: «Vi sono nelle stanze corpi incompatibili con il legno di noce che, come si sa, spezza i vasi di vetro con forti detonazioni». Dato questo contesto, forse diventa un po’ più chiaro perché una storia del genere potesse essere seriamente e largamente dibattuta 120 anni fa.