La prostituzione si sposta negli appartamenti su Airbnb
La prostituzione si sta spostando sempre più negli Airbnb. Il settore, dopo la pesante crisi vissuta con la pandemia, sta infatti attraversando profondi cambiamenti. Abbandonati i postriboli, che oggi sono appena nove in tutto il Ticino, le professioniste del sesso scelgono sempre più spesso di lavorare da sole e in luoghi più riservati: le case e gli appartamenti di vacanza. La segnalazione è partita dalla polizia di Locarno, che negli ultimi tempi ha notato l’intensificarsi del fenomeno. «Con l’aumento del numero di case e di appartamenti pubblicizzati a scopi turistici su piattaforme come Airbnb e Booking, abbiamo registrato anche un incremento della prostituzione in queste strutture», conferma il comandante della polizia comunale di Locarno Simone Terribilini. Spesso, a insospettirsi sono i vicini di casa, che notano uno strano via vai di persone, soprattutto nel fine settimana, decidendo quindi di rivolgersi alla polizia. Altre volte, prosegue Terribilini, «capita che gli agenti di quartiere facciano dei controlli in case che dovrebbero risultare sfitte ma al cui campanello risponde una ragazza che poi scopriamo essere lì per prostituirsi».
Lo stesso fenomeno è stato notato anche dal comandante della Polizia di Lugano, Roberto Torrente: «Effettivamente - dice - abbiamo registrato un aumento dell’esercizio irregolare della prostituzione nell’ambito degli affitti su piattaforme come Airbnb. E di solito si tratta di una locazione di pochi giorni». Affittare una camera o un appartamento online, «garantisce maggiore discrezione, ma soprattutto permette di aggirare più facilmente la legge». Ottenere l’autorizzazione a esercitare in un appartamento, infatti, non è affatto semplice. Secondo la legge, per poter notificare un appartamento è necessario presentarsi personalmente alla sezione TESEU della Polizia cantonale. E anche così, non è certo che si ottenga il via libera, perché anche il Comune è chiamato a decidere se l’appartamento in questione sia situato in una zona idonea. Oltretutto, il contratto è di almeno 3 mesi. «Queste donne, invece, di solito si spostano molto frequentemente: restano in Ticino per qualche giorno o qualche settimana per poi spostarsi, ad esempio, nella vicina Italia. Salvo poi tornare qui dopo qualche tempo e affittare nuovamente una stanza», spiega Torrente.
Più mobilità e soggiorni brevi
La conferma che si tratti di una pratica in espansione arriva anche dai dati forniti dalla Polizia cantonale, secondo la quale dall’inizio dell’anno sono state denunciate al Ministero pubblico un centinaio di persone che hanno esercitato o permesso la prostituzione in luoghi non autorizzati. «Una sessantina di queste lo hanno fatto in appartamenti in affitto di breve durata», rileva il commissario capo Gianluca Calà Lesina, responsabile della sezione TESEU. Rispetto al passato, infatti, oggi nel settore della prostituzione «si nota una maggiore mobilità, pertanto i soggiorni sono spesso brevi e gli spostamenti più frequenti».
Le piattaforme come Airbnb, Booking e altre, che consentono di affittare stanze anche per pochi giorni, rappresentano quindi per molte persone una soluzione ottimale, benché illegale. «Trattandosi di una contravvenzione del Codice penale svizzero - dice il capo della TESEU - chi viene trovato a esercitare la professione negli appartamenti non autorizzati viene multato». La maggior parte delle persone denunciate finora «ha nazionalità rumena, seguita da quella italiana e spagnola. Ma si registrano anche denunce di persone provenienti dal Sudamerica e, benché in modo minore, dall’Asia». Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, «si tratta di una situazione che si riscontra principalmente nelle aree urbane in particolare nelle città di Lugano e Locarno». Il monitoraggio, assicura comunque il commissario capo, è costante: «Approfondiamo e verifichiamo anche tutte le segnalazioni puntuali. Proprio da questa attività sono emersi indicatori di un aumento di soggiorni di breve durata e per questo sono stati aumentati i controlli e il numero di sanzioni».
Qualcosa si sta già muovendo
Eppure, dicono i comandanti delle Polcom, alla luce di quanto sta emergendo sarebbe opportuno avviare una riflessione. «Sulla base dell’esperienza maturata fin qui - sostiene Torrente - sarebbe importante sedersi attorno a un tavolo e capire se, alla luce dell‘attuale tendenza, il testo legislativo che regola la prostituzione in Ticino non necessiti di eventuali aggiornamenti». Già, perché «se scopriamo che alcune norme permettono di trovare un escamotage, e fanno uscire le ragazze dai ‘‘radar’’, è fondamentale intervenire per invertire la tendenza, in modo da avere un miglior controllo sulla loro attività. E questo soprattutto per evitare ogni rischio di sfruttamento e la proliferazione di zone d‘ombra».
Un concetto ribadito anche dal comandante Terribilini: «Il fatto che l’attività si sposti in una zona d’ombra, nell’illegalità, rende tutto più complicato, anche dal punto di vista dei controlli. Per gli agenti, infatti, se non si sa bene dove viene esercitata la professione diventa anche difficile localizzare le ragazze e monitorare il fenomeno». Su questo punto, però, il commissario capo di TESEU assicura che qualcosa si sta già muovendo. «In realtà, come è normale che sia per le disposizioni di legge che devono adeguarsi ai mutamenti della società, è in corso una discussione a vari livelli per identificare eventuali margini di adeguamento delle attuali disposizioni in vigore».
«Zona grigia preoccupante»
A lanciare l’allarme per le possibili conseguenze è anche Vincenza Guarnaccia, responsabile di Primis, servizio di Zonaprotetta. «Negli anni c’è stato un certo travaso delle lavoratrici dai locali erotici agli appartamenti. Tuttavia, spesso si tratta di strutture senza la necessaria autorizzazione». E questo per le operatrici di Primis si traduce in una maggiore difficoltà di intervento. «È più complicato riuscire a entrare in contatto con queste professioniste e aiutare chi si trova in una situazione di vulnerabilità». Per Guarnaccia sarebbe quindi fondamentale poter attenuare i paletti imposti dalla legge: «Tutto l’iter è molto complicato e spinge le persone a lavorare nell’illegalità, facendo emergere una zona grigia che ci preoccupa. Perciò a nostro avviso sarebbe importante modificare la legge, rendendo più semplice ottenere l’autorizzazione per lavorare negli appartamenti in modo da permettere alle persone che esercitano di essere più tranquille e tutelate». Le regole in vigore, infatti, rischiano di creare un paradosso: «A furia di imporre tutte queste norme, si sta ottenendo l’effetto contrario. Anziché ottenere un maggiore controllo assistiamo a un crescente numero di persone che scivolano nell’invisibilità con tutti i rischi che questo comporta».
Norman Gobbi: «Riflessioni in corso per adeguare la legge»
«Non lasciamo nulla al caso». Il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, interpellato in merito alla crescita dell’esercizio della prostituzione in appartamenti non autorizzati, assicura che «la Polizia cantonale e tutte le autorità preposte monitorano costantemente la situazione, sanzionando puntualmente le irregolarità». Tuttavia, il consigliere di Stato ammette pure che «con la velocità alla quale la nostra società muta, è importante che anche le autorità possano avere la necessaria flessibilità nel mettere in discussione e adeguare puntali aspetti critici che possono emergere in una legge».
Insomma, dopo quanto emerso, il capo del DI si dice pronto a ridiscutere la legge sulla prostituzione: «Sono già state avviate delle riflessioni, coinvolgendo i vari partner». E questo perché «sono stati identificati alcuni margini puntuali di adeguamento, che andranno analizzati attentamente e si potranno tradurre in proposte concrete». In particolare, precisa Gobbi, «il tema degli appartamenti è stato agendato dal gruppo di lavoro, anche se le implicazioni in tutte le dimensioni andranno considerate».
In generale, comunque, secondo il consigliere di Stato rimane «centrale il lavoro di prossimità che le Polizie comunali devono garantire attraverso il controllo abitanti con le preposte autorità amministrative». Così facendo, «si presidia il territorio e si controllano le attività illegali». Nell’ottica della collaborazione accresciuta tra Cantone e Comuni, inoltre, «alcune Polizie comunali delle città (ma non tutte) hanno richiesto la delega per i compiti TESEU di spettanza comunale e collaborano attivamente con la sezione specialistica della Polizia giudiziaria cantonale». Detto ciò, dalla sua introduzione nel 2019 secondo Gobbi «questa legge ha portato un miglioramento concreto nel contesto della prostituzione in Ticino». D’altro canto, «è sempre necessario tenere presente che chi intende trasgredire trova spesso degli espedienti. In questi casi sta anche alle autorità avere la necessaria capacità di adeguare i mezzi di contrasto alle nuove situazioni con cui si trovano confrontate».