La querelle di Scudellate, occhi sulla telecamera
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Occhi puntati sulla… telecamera, verrebbe da dire. Continua a tenere banco in Valle di Muggio, la vicenda che ha portato all’esonero di un municipale di Breggia dalla conduzione del dicastero Edilizia privata e pianificazione. Alla base di tutto, va ricordato, c’è una querelle che vede coinvolti il membro dell’Esecutivo citato e le persone vicine all’Albergo diffuso. Nell’edizione dell’8 febbraio avevamo raccontato di quanto successo a Scudellate: il municipale in questione era stato più volte ripreso da una telecamera installata in una proprietà dell’Albergo diffuso mentre compiva gesti equivoci (e, in almeno un’occasione, si sono udite parole ingiuriose). Nel frattempo si sono susseguite una querela inoltrata al Ministero pubblico e una segnalazione alla Sezione degli enti locali. Anche la politica locale si è prontamente attivata e ha chiesto più volte lumi al Municipio il quale ha risposto in tempi celeri. Negli scorsi giorni l’Esecutivo ha evaso altre due interrogazioni e, una di queste, verte proprio sulla telecamera che ha ripreso i comportamenti del municipale. Sollecitato dalle domande della consigliera comunale Grazia Cavallini (Verdi) - in particolar modo se si sia attivato per comprendere se le riprese fossero lecite - l’Esecutivo conferma di essersi attivato. «Accertato che le videocamere riprendono anche il suolo pubblico e fondi privati confinanti», si spiega nella risposta, sono stati comunicati al proprietario del fondo «i disposti di Legge e le Direttive in vigore da rispettare scrupolosamente». In sostanza è stato sottolineato che gli apparecchi posizionati devono avere «un campo di ripresa limitato al proprio fondo», non devono registrare suoni e bisogna provvedere alla «distruzione delle registrazioni che non rispettano la LPD (la Legge sulla protezione dei dati, n.d.r.)».
Si attiva chi si sente violato
Il Municipio, in seguito, precisa di non conoscere le modalità d’esercizio dell’impianto di videosorveglianza in questione e non sa per quanto tempo vengono archiviate le immagini riprese e quali persone abbiano accesso ai dati. Fa però presente che spetta «al proprietario dell’impianto un utilizzo lecito» e, soprattutto, l’assicurarsi di «non ledere illecitamente alla personalità delle persone interessate. Qualora non rispettasse queste condizioni - si spiega nella risposta all’interrogazione - è colui che si sente violato nella privacy a dover attivarsi».
Anche da qui, dunque, il fatto che «non è compito del Municipio controllare l’esercizio degli impianti di videosorveglianza privata». L’Esecutivo - si specifica nella risposta - può intervenire, su segnalazione o nell’ambito del suo compito di controllo del territorio (funzioni di polizia locale), procedendo con degli accertamenti e imponendo delle misure qualora si riscontrasse che questi impianti riprendano in maniera illecita fondi di altri proprietari o il demanio pubblico.
Nessun condizionamento
Il 19 febbraio, oltre a rispondere ai quesiti posti da Cavallini, il Municipio ha pure fornito le necessarie spiegazioni al consigliere comunale di Insieme a Sinistra Rolando Panzeri (compagno di partito del municipale al centro della vicenda). Quest’ultimo aveva chiesto se non si ritenesse necessario sostenere, in forza della collegialità, e tutelare il politico coinvolto. Nella risposta si ribadiscono le misure prese, tra le quali la riorganizzazione temporanea dei dicasteri. «Questa misura è stata adottata per garantire la massima imparzialità nelle procedure individuali che coinvolgono il capo dicastero interessato, permettendo all’Esecutivo di garantire che le decisioni concernenti il dicastero Edilizia privata e pianificazione siano prese senza condizionamenti derivanti dalla vicenda giudiziaria in corso».