La relazione, il fucile e quel video sui social
Ferita (almeno) da un colpo di fucile a distanza ravvicinata. Sono sempre gravi, tanto da indurre i medici a ritenere la sua vita in pericolo, le condizioni della 22.enne ticinese di Solduno contro la quale, ieri poco prima delle 22, un ventenne confederato ha scatenato la propria ira. L’ex ragazzo della vittima – che secondo Ticinonews era oggetto di una misura restrittiva che gli impediva di avvicinarsi alla ragazza – è accusato di tentato assassinio subordinatamente tentato omicidio intenzionale. Il movente sarebbe dunque la gelosia, anche considerando che secondo nostre informazioni il giovane del canton San Gallo, cittadino svizzero, dopo la fine della loro storia avrebbe continuato a dimostrarsi assai possessivo nei confronti della donna. Fermato e poi rilasciato, dopo i primi interrogatori di polizia, l’attuale compagno della vittima, un ventenne del Locarnese.
Quanti sono stati gli spari?
La dinamica esatta di quanto accaduto nella palazzina di via Vallemaggia 51a è ancora al vaglio degli inquirenti coordinati dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri. Di certo si sa che le fasi finali dell’alterco, terminato con la ragazza accasciata all’esterno in una pozza di sangue a causa delle ferite all’addome, hanno avuto come scena l’atrio dello stabile. Stamattina era ancora ben visibile il vetro della porta d’entrata in frantumi, trapassato da un colpo d’arma da fuoco. Uno o più spari, dicevamo. Le testimonianze sembrano discordanti. Alcuni vicini asseriscono di aver udito – tra le urla – più botti. Due o tre. Addirittura cinque.
Una signora che abita in un palazzo vicino ci racconta di averne uditi uno o due: «Poi ho sentito una voce femminile che gridava, chiedendo disperatamente aiuto. Ho pensato che si trattasse di un incidente». In poco tempo le forze dell’ordine sono giunte sul posto; agenti della Cantonale e delle Comunali di Locarno e di Ascona nonché di quella intercomunale del Piano. «Così ho capito che si trattava di qualcosa di grave, ma mai avrei immaginato quello che è accaduto», aggiunge la donna. Un’altra signora, che abita invece nella palazzina di via Vallemaggia, spiega di non aver udito spari: «Ho però sentito le grida di aiuto. È stato terribile».
L’ombra della premeditazione
«Ieri sera lavorava la mia compagna», ci spiegano per contro dalla vicina stazione di benzina. «Non si è accorta di nulla perché all’interno c’è anche il bar e c’era la musica accesa. A un certo punto, però, è entrata una donna che le ha chiesto di chiamare urgentemente un’ambulanza. Lei ha subito alzato il telefono, ma non ne sapeva nulla. Nel frattempo sono arrivate diverse pattuglie della polizia (una decina stando a quanto ci risulta; n.d.r.). Gli agenti hanno impedito a tutti di uscire per strada a guardare quello che stava accadendo». Il fatto che il 20.enne svizzero tedesco sia giunto in Ticino con un fucile (non militare, abbiamo appurato) fa altresì pensare che dietro il suo gesto ci sia stata della premeditazione. Voleva tornare con la sua ex? Domanda che, al momento, resta senza risposta.
Sul luogo del dramma sono subito arrivati pure i soccorritori del SALVA. Che hanno poi chiesto il sostegno della REGA per trasportare la vittima all’ospedale. E in via Vallemaggia non è mancato il Care Team per fornire supporto psicologico alle persone coinvolte. Testimoni situano sulla scena anche la madre della ragazza, sotto shock. Le ipotesi di reato mosse nei confronti del 20.enne, come detto, sono pesantissime: tentato assassinio, subordinatamente tentato omicidio intenzionale.
Lo scambio di persona
Non è stato chiaro nemmeno per gli inquirenti, inizialmente, nella concitazione di quei momenti, stabilire la dinamica di quanto era successo. Tanto che la prima persona ad essere fermata era stato l’amico della giovane ferita, il ventenne ticinese. Dopo gli accertamenti e i primi interrogatori di polizia, l’uomo è stato rilasciato. Resta da capire se era già presente a casa della compagna oppure se è stata lei ad avvisarlo, impaurita dalla presenza del 20.enne sangallese. Solo in un secondo momento sono scattate le manette ai polsi di quest’ultimo, il quale avrebbe avuto una lite con il «rivale» in amore. Dopo aver sparato si è barricato nella palazzina, tanto che è stato necessario richiedere l’impiego degli agenti del Reparto interventi speciali, appositamente istruiti per l’arresto di persone in ambiti particolarmente pericolosi.
Via telefoni cellulari nelle ultime ore, intanto, hanno cominciato a circolare sia il (presunto) video del fermo sia un audio di una quindicina di secondi in cui si sente esplodere un colpo e delle persone urlare. Difficile, per noi, determinare innanzitutto la veridicità del contenuto multimediale e, secondariamente, a chi appartengono le voci femminili e maschili che si sentono. Un altro video è stato invece affidato ai social dalla 22.enne, da poco trasferitasi nell’appartamento in via Vallemaggia, vicino ad una stazione di servizio e di fronte al centro di prima accoglienza Casa Martini. Il messaggio postato dalla ragazza 5-6 ore prima dei fatti parla(va) di amore e del fatto che bisogna fare attenzione a fidarsi delle persone.
Non è un’arma militare
Quanto capitato a Solduno fa rabbrividire anche per il fatto che il 20.enne portava con sé un fucile. Non militare, ci risulta. In Svizzera le condizioni per ottenere un permesso d’acquisto di armi sono rigide, e vanno dall’essere maggiorenne, a non essere iscritti a casellario giudiziale e a non dare motivo di ritenere che si esponga a pericolo se stessi o terzi. Sempre che, naturalmente, il giovane non abbia comprato l’arma in modo illegale oppure non fosse sua.