Lugano

La Residenza Emmy vuole crescere

La Cooperativa che gestisce l’edificio che ospita alloggi a pigione moderata per anziani intende innalzarlo di un piano, potendo beneficiare di nuovi bonus edilizi – La presidente Zanini Barzaghi: «Un progetto di qualità, ma avremo bisogno di sostegno»
Modine sul posto e domanda di costruzione all’albo.
Federico Storni
26.11.2022 06:00

La fondazione della Società Cooperativa «Casa per persone anziane» (oggi Residenza Emmy Società Cooperativa), voluta da 13 associazioni femminili ticinesi, si concretizza nel 1959. Ma l’idea è antecedente, ed era stata presentata, ci ricorda la presidente e municipale di Lugano Cristina Zanini Barzaghi, nel 1958 a Zurigo, in occasione della seconda edizione dell’Esposizione svizzera del lavoro femminile (SAFFA). Un’edizione ricordata soprattutto per l’architettura. E all’architettura la Cooperativa tornerà presto a guardare, perché - a cinquant’anni dall’arrivo dei primi ospiti nel 1972 - l’intenzione è quella di alzare di un piano l’edificio, grazie anche a un nuovo bonus edilizio offerto dalla Città.

I piani

«In questi anni abbiamo avuto sempre più problemi nella manutenzione e quindi abbiamo deciso per una ristrutturazione completa - dice Zanini Barzaghi. - E siamo riuscite (ndr.: ancora oggi il CdA è tutto femminile) a fare una domanda di costruzione ai sensi dell’Ordinanza municipale che permette di aumentare l’indice di sfruttamento nel caso di alloggi a pigione moderata». Ordinanza che è entrata in vigore a inizio 2022 e prevede un bonus fino al 30%. Ciò ha comportato anche preparare un piano dei costi e dell’affitto. Il progetto, oltre all’innalzamento di un piano dell’edificio, prevede di diminuire i monolocali (oggi maggioritari) a favore dei bilocali. I 21 appartamenti attuali in ogni caso aumenteranno a 27. Oltre a ciò si intende abbattere il più possibile le barriere architettoniche (ad esempio spostando l’ascensore a ridosso dei posteggi), compiere un risanamento energetico globale, e mettere a posti gli spazi verdi affinché possano essere fruibili da tutto il quartiere.

Caccia ai fondi

«Un progetto di qualità», lo definisce Zanini Barzaghi. E, se per disegnarlo i fondi ci sono, per realizzarlo dovranno essere cercati: «Avremo bisogno di sostegno. Ne abbiamo trovato uno importante per preparare la domanda di costruzione, ma prima di costruire dovremo cercare ulteriori fondi». Un’altra sfida, quando si andrà in cantiere, sarà garantire una sistemazione agli ospiti durante i lavori. Ospiti che, per statuto e salvo qualche eccezione approvata dal CdA, sono anziani luganesi di reddito modesto: «Gli inquilini durante i lavori saranno spostati, e abbiamo alcune piste aperte da discutere per trovare loro una sistemazione temporanea. L’intenzione è quella di farli rientrare al termine dei lavori».

Una nuova sfida

Il cantiere, per la Cooperativa, sarà una nuova impresa, se si tiene conto che poco più di un decennio fa la stessa aveva rischiato il fallimento. Ma di sfide nella sua storia la Cooperativa ne ha già vinte parecchie. A partire dall’ottenere pressoché all’unanimità nel 1970 in un Consiglio comunale tutto al maschile (le donne ticinesi potevano peraltro votare solo da qualche mese) un diritto di superficie dalla Città per costruire con mezzi propri l’edificio in via Adamini 16. Singolarmente, la discussione del Legislativo non toccò per nulla - se non forse sotto traccia - la questione femminile, ma si concentrò sulle clausole della convenzione tra Città e Cooperativa che regolano il diritto di superficie sessantennale (scadrà nel 2029). Questo in un periodo storico in cui quale presidente della Cooperativa fu nominata Maria Luisa Albrizzi anche perché a quel tempo non era coniugata e poteva firmare la documentazione senza prima chiedere l’autorizzazione al marito, come prevedeva la legge al tempo. Va però tenuto presente che le 13 associazioni femminili dietro alla Cooperativa spaziavano dalle Volontarie Vincenziane all’Unione donne socialiste ticinesi.

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