Telecomunicazioni

La rete svizzera sconfina, e in Italia c’è chi paga il roaming

Sempre più spesso nel Comasco i telefonini vengono agganciati dalle celle delle compagnie elvetiche: «Hanno potenziato gli impianti» - L’UFCOM smentisce: «Valori invariati» - Ivana Sambo di Swisscom: «Succede pure in Ticino col segnale italiano» - Ecco come avviene lo sconfinamento
©CdT/Gabriele Putzu
Michele Montanari
04.07.2020 06:00

Siamo in Italia, ma sullo smartphone compare la scritta «Benvenuti in Svizzera». Nulla di strano. Muovendosi lungo il confine capita spesso di ricevere messaggi del genere. A volte non ci si fa nemmeno caso, se non fosse per i diversi sistemi di telefonia mobile dei due Paesi, che potrebbero significare costi aggiuntivi. Secondo «La Provincia di Como» sarebbero molte le lamentele di chi, nella provincia lariana, viene «catturato» dalle antenne svizzere e finisce per pagare il roaming. Un problema noto da tempo, che in questi giorni si sarebbe aggravato, tant’è che in Italia si parla di un possibile potenziamento del segnale elvetico. «Sono sempre stata lontana dal confine, eppure sul conto mi sono stati addebitati 5 euro. Il credito dell’abbonamento si è temporaneamente esaurito e ho dovuto sbloccarlo», racconta una donna in viaggio da Montorfano a Garzola, in provincia di Como, aggiungendo: «Il gestore mi ha comunicato che il telefonino risultava agganciato ad una cella di una compagnia svizzera. Mi è stato spiegato che da alcuni giorni ricevono molte lamentele, in quanto il gestore svizzero ha recentemente potenziato il suo sistema. Tanti telefonini comaschi in territorio italiano vengono catturati dalle antenne d’oltre frontiera». I casi sono segnalati a Sagnino, Monte Olimpino, Brunate, Lipomo e Gironico, dove sugli schermi degli smartphone farebbe capolino la scritta «Sunrise Swiss». Un problema che si può risolvere semplicemente disattivando il roaming, ma che, come rilevano alcuni utenti, renderebbe spesso «irraggiungibile» il telefonino, senza contare che quando ci si sposta da un Comune all’altro, non è così ovvio il pensiero di metter mano alle impostazioni del telefono.

«Nessun potenziamento»

Gli esperti dell’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM) fanno sapere che da parte svizzera non è stato registrato alcun potenziamento e che il problema potrebbe essere piuttosto degli operatori italiani: «Nella primavera del 2020, Sunrise ha aggiornato la rete mobile nell'area di Chiasso a 4G (LTE). La potenza degli impianti di trasmissione è rimasta sostanzialmente invariata. Supponiamo che gli operatori di telefonia mobile italiani non coprano l’area intera di Como con 4G e che quindi i dispositivi mobili moderni in Italia si collegano più facilmente alle reti svizzere. A causa della libera propagazione dei segnali radio, c'è anche la possibilità che nei territori ad alta quota nell’area di Como i dispositivi mobili si collegano inavvertitamente alle reti svizzere».

Casi pure nel Varesotto: ecco come avviene lo sconfinamento

In passato Swisscom ha ricevuto segnalazioni analoghe dal Varesotto. La portavoce Ivana Sambo spiega come avvengono gli sconfinamenti dal punto di vista tecnico: «In questi casi si parla di roaming involontario. Ciò si verifica quando un telefonino è vicino al confine e si aggancia ai ripetitori dello Stato vicino, e ciò fa partire le chiamate proprio da lì. In questo caso viene utilizzato in una procedura di segnalazione tra reti mobile con accordo di roaming nazionale o internazionale tra operatori di rete. Sono i contratti di roaming e le spese di interconnessione a definirne le modalità. Il roaming viene utilizzato in particolare dagli operatori di telefonia mobile per permettere agli utenti di collegarsi tra loro, utilizzando eventualmente anche una rete non di loro proprietà dietro una quota di pagamento all'altro operatore. Ciò può accadere ad esempio quando l'utente si trova all'estero e l'operatore telefonico non possiede una rete propria oppure quando l'utente si trova nel Paese di origine dell'operatore telefonico, ma questo non possiede una copertura totale della Nazione, poiché in entrambi i casi l'operatore si appoggia su reti telefoniche appartenenti ad altri operatori, anche esteri, o semplicemente quando l'utente destinatario appartiene alla rete di un altro operatore telefonico». Ivana Sambo aggiunge che il segnale elvetico non è più potente di quello italiano: «I valori limite in Svizzera sono tra i più bassi al mondo». Nel grafico sottostante si può vedere come i valori per i campi elettromagnetici della comunicazione mobile nei due Paesi siano praticamente identici sulle bande di frequenza da 2100 MHz e 1800 MHz.

Succede anche il contrario: la rete italiana in Ticino

Gli sconfinamenti possono avvenire anche in senso opposto. È noto da tempo, ad esempio, che in alcuni Comuni del Malcantone e del Mendrisiotto si possa ricevere il segnale italiano. Ivana Sambo puntualizza che Swisscom, in questo senso, cerca di tutelare i suoi clienti dai segnali italiani che entrano in Ticino: «Sviluppiamo continuamente la nostra rete mobile, andando a coprire quelle località in cui il segnale è scarso oppure assente. Emblematici sono stati i casi di Indemini, dove le reti italiane avevano un segnale più forte, oppure di Sagno». Ma può comunque capitare anche quando si rientra dall’Italia: «Succede, ad esempio, quando si inizia una chiamata sul territorio italiano e una volta entrati in Svizzera, evitando le gallerie, il segnale rimane imperturbabile a lungo. Questo è sinonimo di una buona copertura degli operatori italiani su suolo svizzero».

Manca una coordinazione tra zone di confine

Gli abbonamenti con roaming incluso aiutano ad evitare queste problematiche pure sul territorio elvetico e lo stesso vale per l’impostazione del telefono in modalità di ricerca rete manuale, un accorgimento che Swisscom consiglia agli utenti con una scarsa copertura del proprio operatore. Secondo Ivana Sambo però tra Svizzera e Italia mancherebbe una coordinazione puntuale per quanto riguarda le zone di frontiera: «Nel design radio, Swisscom rispetta e prende in considerazione tutte le regole. Purtroppo una coordinazione più dettagliata sulle zone di confine, come avviene già da anni con la Germania e la Francia, con l'Italia non è stata possibile. In base a nostre informazioni anche gli operatori sloveni hanno tentato questo approccio senza successo».