La riforma dei taxi è ingolfata e Lugano non aspetta più

Un’accelerata, una frenata e poi di nuovo un’accelerata. Esattamente come per uscire da un ingorgo stradale. Sulle autorizzazioni per i taxi, adesso, la Città di Lugano non intende più aspettare e vuole dare un deciso colpo di gas per risolvere uno stallo che dura ormai da quattro anni.
La sentenza
Era il marzo del 2021. L’ordinanza cittadina che aboliva le vecchie licenze A e B aveva ricevuto il via libera dal Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) e la Città aveva indetto il concorso per concedere le nuove autorizzazioni. Un concorso che era stato oggetto di ricorso da parte di tre tassisti, accolto a inizio ottobre dal Tribunale cantonale amministrativo e che, in sostanza, riportava quasi tutto ai piedi della scala.
Inizialmente, l’Esecutivo cittadino intendeva affrontare la questione in temi relativamente rapidi, indicendo un nuovo bando. Poi la frenata, a fine novembre, poiché in riva al Ceresio si era deciso di aspettare novità da Bellinzona. Sul tavolo del Governo era infatti approdato un dossier, quello della regolamentazione cantonale del servizio taxi, risalente a diversi anni fa. Parliamo della mozione del 23 marzo 2015 del deputato leghista Giancarlo Seitz che propone una gestione cantonale dei taxi, con una nuova legge e un nuovo regolamento.
Un limbo poco gradito
Ebbene, stando a nostre informazioni, il Governo entrerà nel merito solo dopo le elezioni: il tema dovrebbe approdare in Parlamento non prima di settembre. Un «limbo» che Lugano non può più permettersi. «In queste settimane riattiveremo la procedura per il concorso. Vogliamo partire al più presto per finire se possibile ancora prima dell’estate», conferma al CdT la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi. «Ripartiamo perché i tempi con il Cantone si allungano troppo. Ci sembra corretto e adeguato farlo correggendo quegli errori che erano stati fatti nella procedura, così da permettere finalmente l’assegnazione delle autorizzazioni».
Già, perché il ricorso presentato due anni fa da tre tassisti (tutti patrocinati dagli avvocati Aldo Ferrini e Chiara Pacilli) contestava il fatto che i vecchi detentori di una licenza di tipo A avessero «mantenuto» l’autorizzazione quando invece, a loro dire, avrebbero dovuto rifare la procedura da capo come tutti. Oltre a ciò, nel mirino era finita la prova scritta che i candidati avevano dovuto sostenere prima del rilascio della licenza, la quale non sarebbe stata prevista. Inoltre, i ricorrenti avevano rilevato che «a fronte di una prova dall’esito catastrofico», sarebbe stata «cambiata l’attribuzione dei punteggi».
Se ne parla ormai da anni
La gestione dei taxi a Lugano è un dossier intricato che da anni impegna Palazzo civico. Sette anni fa, nel 2015, l’Esecutivo cittadino aveva elaborato un’ordinanza che aboliva la licenza taxi di tipo B – che non prevede il diritto di sosta sull’area pubblica – e manteneva unicamente la A. Nel 2016 questa ordinanza era stata oggetto di un ricorso, respinto dal TRAM quattro anni più tardi. Il 15 marzo 2021 l’ordinanza aveva potuto infine entrare in vigore e il Comune aveva indetto il concorso per attribuire le nuove licenze, annullato dal TRAM lo scorso ottobre.
A livello ticinese, la mozione di Seitz vuole dare al Cantone un ruolo più centrale, soprattutto per quanto concerne le autorizzazioni, e tra le novità ipotizzate vi sono un sistema informatico per il rilevamento della posizione dei taxi sul territorio, una livrea uniforme a livello cantonale (per esempio utilizzando strisce di colore acceso sui lati del veicolo), un maggior controllo degli NCC (noleggio con conducente) così come la creazione di una commissione cantonale consultiva con i rappresentanti delle parti coinvolte, incaricata di svolgere «riunioni regolari per avere un controllo della situazione sull’attività e sul territorio».