Il progetto

La riforma della Polizia ticinese passa dalla revisione dei compiti

Presentato a sindaci e capidicastero il rapporto elaborato dal gruppo di lavoro promosso dal Dipartimento delle istituzioni – Le Comunali si focalizzano sulle attività di prossimità – Cade la distinzione tra «polo» e «strutturata» – Introdotto il mandato di prestazione
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
21.09.2024 06:00

Se ne parla da decenni con toni non sempre concilianti. La riforma della Polizia in Ticino è un tema che divide. Da una parte c’è chi auspica soluzioni radicali, come la Polizia unica. Dall’altra, invece, chi vorrebbe mantenere l’assetto attuale. Tra i due estremi si inserisce il progetto «Polizia ticinese» elaborato dal gruppo di lavoro promosso dal Dipartimento delle istituzioni (DI) con lo scopo di «rendere più efficace ed efficiente la collaborazione tra Polizia cantonale e Polizie comunali».

Il progetto, presentato giovedì ai Comuni, si basa essenzialmente sul concetto di ridistribuzione dei compiti tra Polizia cantonale e Polizie comunali. Sul piano politico, chiaramente, si propone come alternativa al progetto di Polizia unica. «A livello politico, il concetto di Polizia unica è sempre presente», osserva al CdT Luca Filippini, segretario generale del DI, nonché coordinatore del gruppo di lavoro. «L’obiettivo del nostro rapporto è ottimizzare la situazione attuale, salvaguardando le Polizie comunali e ottimizzando la collaborazione con la Polizia cantonale». Come spiega Filippini, tutta la revisione parte da un’analisi dei compiti. «In base all’elenco scaturito, abbiamo valutato quali compiti fosse più opportuno assegnare a livello locale e quali a livello cantonale».

Che cosa prevede il progetto?

Punto uno. La Polizia comunale dovrà focalizzarsi essenzialmente sui compiti di prossimità. I corpi comunali dovranno quindi abbandonare una parte delle attività di interventistica che svolgono oggi. «Per quanto attiene ai compiti di pattugliamento e interventistica, il Cantone si sostituisce totalmente alle Polizie comunali anche nell’ottica di eliminare i doppioni e razionalizzare gli oneri», spiega dal canto suo Marzio Della Santa, capo Sezione degli enti locali. Il pattugliamento delle Comunali sul territorio avverrà quindi in modalità lenta, con pattuglie in bicicletta o a piedi. «È chiaro che nei comuni di una certa dimensione, gli spostamenti avverranno in auto». La revisione dei compiti comporta anche l’assunzione di alcune nuove attività in ambito di Polizia giudiziaria. «Parliamo di piccole inchieste di carattere locale e con legami territoriali. Sarà contemplato unicamente un certo numero di reati». Per intenderci, uno spaccio, che spesso presenta ramificazioni territoriali più ampie, non sarà trattato dalle Polizie comunali.

Punto due. Per i corpi comunali cade la distinzione tra Polizie polo e Polizie strutturate. Facciamo un esempio: Lugano è la Polizia di riferimento «polo» della regione e coordina altre Polizie più piccole, le cosiddette «strutturate», come Massagno, Tesserete ecc. «In futuro, si parlerà solamente di corpi di Polizia comunale, in tutto circa una quindicina», spiega Filippini. Questa riorganizzazione di fatto farà cadere l’obbligo di copertura 24 ore su 24 da parte delle Polizie polo. «Non avendo più l’obbligo di copertura 24 ore su 24, la Polizia polo è quindi equiparata alla Polizia strutturata».

Punto tre. Polizia comunale o cantonale possono eseguire compiti per conto di altri Comuni. «Significa che un Comune potrà, se lo desidera, attribuire i compiti di sua competenza al Cantone o a un altro Comune». A questo proposito, ieri, è stata discussa la necessità di introdurre un periodo transitorio durante il quale le suddivisioni territoriali verranno garantite (vedi articolo a lato).

Punto quattro. Il progetto prevede che i Comuni che soddisfano determinati requisiti possono sostituirsi al Cantone. «Questi corpi comunali potranno svolgere, per conto del Cantone, compiti di interventistica o di gendarmeria. A precise condizioni, il Cantone fa un passo indietro, e compra la prestazione a questi corpi comunali. Prestazione che altrimenti si sarebbe dovuto assumere lui».

Il mandato di prestazione

Tra le novità previste dal progetto figura anche la possibilità di chiarire con maggiore precisione le prestazioni e i compiti delle Polizie. Oggi i rapporti sono regolati da convenzioni non sempre chiarissime, spiega Della Santa: «In futuro, queste convenzioni verranno sostituite da veri e propri mandati di prestazione. Il Comune potrà così definire puntualmente le prestazioni che dovranno essere garantite dal Comune dotato di un corpo di polizia». Inoltre, a garanzia della tutela del mandato di prestazione e nell’ottica di una maggiore collaborazione tra i Comuni, verranno anche create delle Conferenze regionali per la sicurezza. «L’idea è di riprendere il modello delle Conferenze regionali di trasporto, adattandole al tema della sicurezza», spiega Della Santa. «In pratica, queste conferenze diventerebbero i luoghi preposti alla discussione politica in materia di sicurezza con un’ottica sovracomunale. «Se, per esempio, un Comune ha un problema di sicurezza pubblica a causa di un gruppo di ragazzi che si riuniscono e fanno schiamazzi, e si scopre che questi giovani provengono anche dai comuni limitrofi, in queste conferenze si potrà affrontare la questione, cercando una soluzione condivisa».

Autonomia, costi e preoccupazioni

A livello di costi, la nuova organizzazione sarà finanziariamente neutra, sia per il Cantone, sia per i Comuni. «Era una delle condizioni poste dal direttore del Dipartimento delle istituzioni», osserva Della Santa. Inizialmente, dunque, non ci saranno veri e propri risparmi, «se non in termini di maggiore efficienza. Le ridondanze e i doppioni verranno eliminati. Alcuni compiti spariranno, altri se ne aggiungeranno. Pertanto, alla fine, la riorganizzazione sarà neutra». Se, tuttavia, in futuro un Comune volesse risparmiare, potrebbe farlo rivedendo - entro certi termini - le proprie prestazioni, ha spiegato Della Santa.

Ed è proprio questa maggiore autonomia in termini di compiti e prestazioni data ai Comuni, che il nuovo progetto ha creato qualche preoccupazione tra i sindaci e i capidicastero. Per i Comuni dotati di una propria Polizia, la principale preoccupazione è di perdere i Comuni convenzionati, rischiando così di avere un corpo di Polizia sovradimensionato. «Questi corpi hanno investito in risorse umane e attrezzature. L’idea che un Comune convenzionato possa decidere di cambiare la Polizia di riferimento è fonte di preoccupazione».

Il periodo di transizione

Dubbi legittimi che tuttavia il gruppo di lavoro ha già preso in considerazione. «È stata messa sul tavolo la proposta di inserire nel rapporto un periodo transitorio che garantisca ai Comuni di lavorare con gli attuali assetti organizzativi, mantenendo le divisioni territoriali odierne». Insomma, per un determinato periodo di tempo, i Comuni non potranno passare da un comprensorio all’altro. «Questo periodo di transizione dovrebbe garantire al Comune dotato di un proprio corpo di Polizia una certa continuità e sicurezza finanziaria. «L’auspicio - ha concluso Della Santa - è che il nuovo strumento del mandato di prestazione possa comunque contribuire ad appianare le (poche) situazioni di insoddisfazione che oggi permangono». Il Comune convenzionato avrà infatti modo di far sentire meglio la propria voce.