La «rivoluzione» di Alain de Raemy in curia e in seminario: cambiano il vicario e il rettore

I tempi della Chiesa, è noto, sono sempre molto meno frenetici e convulsi di altri. E le «rivoluzioni», se è lecito utilizzare questo vocabolo, all’ombra dei campanili hanno sempre accenti misurati. Mai urlati. Pure quando il cambiamento è radicale.
Così, la nota stampa che la diocesi di Lugano ha divulgato nel primo pomeriggio per comunicare «importanti avvicendamenti presso la curia vescovile, il seminario e le comunità parrocchiali», si è fatta apprezzare, come sempre, per equilibrio e compostezza. Ma agli sguardi avvertiti di chi conosce le cose di Chiesa, ha segnato un autentico punto di svolta. Che molti auspicavano e che alcuni, negli ultimi mesi, hanno tentato in ogni modo di frenare.
A quasi due anni e mezzo dal suo insediamento, l’amministratore apostolico, monsignor Alain de Raemy, ha dunque messo mano all’organigramma della curia. E lo ha fatto non soltanto cambiando gli uomini ma, soprattutto, imprimendo una sterzata nella direzione opposta alla precedente.
Un delegato missionario
«Monsignor Nicola Zanini - si legge nella nota - lascerà l’incarico di delegato ad omnia dell’amministratore apostolico per assumere l’incarico pastorale nella parrocchia di Ascona. In sua sostituzione sarà nominato quale delegato ad omnia don Jean-Luc Farine, attualmente parroco delle parrocchie di Losone e Arcegno». Don Farine «sarà coadiuvato, quale delegato per la pastorale diocesana, con un servizio al 100%, da don Massimo Gaia, attuale arciprete della parrocchia di Ascona».
Dopo 8 anni, quindi, monsignor Zanini, 55 anni, già vicario con il vescovo Valerio Lazzeri e uomo chiave della macchina curiale, torna a un incarico sul territorio. Al suo posto arriva don Farine, 60 anni, un cosiddetto «prete di prima linea», un sacerdote con esperienze in Sudamerica, subentrato a don Mauro Clerici quale responsabile della conferenza missionaria della Svizzera italiana. Una figura, sottolinea chi conosce meglio di altri la Chiesa ticinese, che pur essendo «punto di riferimento per tanti» non ha mai ricoperto incarichi di responsabilità. Un sacerdote molto in linea con le idee e i modi di agire di papa Francesco.
Cambio al vertice anche nel seminario diocesano San Carlo. Monsignor Claudio Mottini, 73 anni, rettore dal 2017, «ha chiesto di essere sollevato dal suo incarico e sarà disponibile per la pastorale della parrocchia di Lugano, rimanendo arciprete del capitolo della cattedrale. Sarà sostituito da don Emanuele Di Marco», 43 anni, che «lascia la direzione dell’oratorio di Lugano e il compito di cerimoniere vescovile», incarico nel quale «sarà sostituito da don Davide Santini, attualmente studente all’Istituto liturgico di Padova». Il nuovo rettore del seminario manterrà tuttavia l’incarico di direttore dell’Ufficio istruzione religiosa scolastica (UIRS), assunto sempre per decisione di de Raemy dopo l’arresto, alcuni mesi fa, di don Rolando Leo. Cresciuto spiritualmente nella vicinanza al cardinale Carlo Maria Martini, già vice assistente delle guardie svizzere a Roma, don Di Marco è sicuramente uno dei sacerdoti ticinesi individuati dal vescovo quali colonne della diocesi che verrà.
Non è assolutamente casuale il fatto che gli venga assegnato il ruolo, delicatissimo, di rettore del seminario. La formazione di una nuova generazione di presbiteri, così come sostenuto in modo ripetuto e costante dallo stesso Bergoglio, è la chiave per aprire le porte della Chiesa al futuro. Dopo aver fatto risorgere l’oratorio di Lugano con iniziative di grande impatto - una su tutte, l’associazione “Un cuore a tre ruote” - don Emanuele Di Marco tenterà, quindi, di rivitalizzare anche il complicato mondo della formazione vocazionale, segnato a Lugano, così come in tutta l’Europa occidentale, da una crisi profondissima.
Tre elementi chiave
Almeno tre sono gli elementi da evidenziare in questa vicenda. Il primo: da Roma è probabilmente arrivata a Lugano la conferma che il mandato di monsignor Alain de Raemy si allungherà ulteriormente. In caso diverso, il vescovo - anche per correttezza verso il nuovo ordinario - non avrebbe forse proceduto con gli spostamenti che, così come specificato nella nota della diocesi, «decorreranno dal 1. settembre 2025, a eccezione dell’impegno totale di don Gaia in curia e del servizio parrocchiale di don Zanini ad Ascona», che partiranno a novembre, «con l’inizio dell’Avvento».
Il secondo (collegato inevitabilmente al primo): l’amministratore apostolico sta portando avanti con determinazione l’incarico che gli era stato affidato al momento della rinuncia del predecessore. Incarico che, evidentemente, non prevedeva soltanto la quadratura dei malandati conti della diocesi, ma anche il riordino della curia e un nuovo assetto del governo diocesano, sul giudizio del quale il clero ticinese è parso in più occasioni non del tutto compatto, nonostante pubbliche dichiarazioni in senso opposto.
Il terzo: le iniziative apertamente contrarie a de Raemy, portate avanti da una parte molto minoritaria dei preti diocesani - prima in forma anonima, poi, sembra, anche alla luce del sole - non solo non hanno avuto alcun effetto, ma appaiono pure destinate a rimanere senza risposta. Lettera morta, insomma.
Le altre nomine
Dalla nota inviata oggi dall’ufficio stampa della diocesi di Lugano è emerso pure che il vescovo de Raemy ha nominato nuovo amministratore parrocchiale di Losone e Arcegno don Marco Notari, il quale lascerà l’incarico di vicario parrocchiale di Balerna. Don Notari sarà sostituito da don Hugo Mota Almeida. Don Nathan Fedier, attuale vicario della parrocchia di Locarno, si trasferirà nella rete pastorale di Ascona e Losone per collaborare con don Zanini e don Notari. Sempre don Zanini, infine, coordinerà anche il Centro di liturgia.