La «selezione naturale» degli esercizi pubblici

Dici sfitto e pensi, senza esitazioni, alle abitazioni. Un accostamento, inutile negarlo, che mette una certa apprensione, anche se è notizia dell’altro ieri che per la prima volta dopo nove anni il Ticino ha assistito a un calo del numero delle unità vuote. Se ne parla raramente, ma lo sfitto riguarda anche gli esercizi pubblici come bar e ristoranti. Il Mendrisiotto è testimone da anni di questo trend, che sta colpendo di riflesso uno degli aspetti più caratterizzanti dell’identità momò: il valore aggregativo. Già, perché facendo un giro nel Distretto, si nota che diversi locali storici che fungevano da punto di riferimento per gli abitanti di un comune hanno chiuso i battenti. Niente più caffè al bar, niente più routine, niente più luogo di ritrovo. I motivi sono diversi e molteplici, e senza tanti giri di parole il presidente di GastroMendrisiotto Flavio Quadranti ammette che «terminata la gestione familiare di un’attività i giochi sono finiti».
Cause diverse e molteplici
Facciamo qualche esempio prima di elencare le cause. Morbio Inferiore è ormai orfana della storica Trattoria del Persico. Novazzano ha perso il ristorante al Gaggio. Da anni è chiuso anche l’ex grotto Valera a Genestrerio, così come il Federale Starna di Balerna. Serrande abbassate anche all’Unione di Riva San Vitale (ma in questo caso la storia è più complicata). Questi sono solo alcuni esempi di una lista ben più lunga, certo, ma che da soli permettono di fotografare il vuoto (anche sociale) che hanno lasciato in un comune. Ora, passiamo in rassegna le cause. Partendo dal presupposto che il Mendrisiotto non ha la massa d’avventori pari a quella di un centro, Quadranti rileva che «sulla ristorazione il Distretto è molto legato ai personaggi e al territorio. Sono tre anni che il settore riceve ciclicamente bastonate sui denti e finché si andrà avanti con questa situazione, la selezione naturale sarà inevitabile. Una volta terminata la gestione familiare i giochi sono finiti». Oltre agli ormai già citati emergenza sanitaria, guerra in Ucraina, il caro delle materie prime e il caro energia, c’è anche il discorso di interessi familiari e cambi generazionali da considerare. «La Trattoria del Persico è stata gestita per una vita dalla stessa famiglia, poi hanno deciso di smettere. Il Gaggio ha provato diverse volte a cambiare gestione ma non è mai funzionato bene come una volta. Stesso discorso per il Federale a Balerna: la famiglia ha provato a darlo in gestione a diverse persone, l’attività è andata avanti per qualche tempo e poi si è deciso di convertirlo da esercizio commerciale a residenziale». Non è per niente scontato, quindi, che i figli o i nipoti decidano di rilevare l’attività. E trovare un subentrante sembra stia diventando un lusso destinato a pochi. Non da ultimo, chi rileva cerca un esercizio posizionato in un luogo strategico e non dislocato. «L’altro problema, non di poco conto, è che se un affittuario decidesse di procedere con dei lavori all’interno del locale, spesso non trova il consenso del proprietario dello stabile perché quest’ultimo non ha intenzione di investire. Il risultato è che l’affittuario depone le armi, se ne va, e il locale resta vuoto». Inoltre, spesso si chiede di affittare un locale con l’inventario all’interno. E di conseguenza il costo dell’affitto sarà più alto perché tutto l’occorrente per avviare l’attività è già presente. Ma inventario datato e costo dell’affitto troppo elevato equivalgono a locali sfitti. Ancora.
Paradosso italo-svizzero
In sintesi, gli esercizi pubblici stanno subendo le conseguenze di una crisi prolungata che ha fatto la sua selezione. La situazione all’estremo sud del nostro cantone potrebbe essere definita paradossale. «Siamo una terra di frontiera e le persone non ci mettono molto a uscire dalla dogana – ricorda Quadranti –. I prezzi, però, si stanno alzando anche in Italia. Questa volta, forse, le persone si renderanno conto che la differenza di prezzo non è così grande».