La spesa e il decreto Morisoli bis, dai tagli al freno semiautomatico
Il «decreto Morisoli bis» è servito, ma cambia il paradigma. Se in passato l’obiettivo era tagliare, ora si tratta di introdurre un freno semiautomatico della crescita delle uscite del Cantone fino al 2027. L’UDC ha così compiuto la mossa annunciata negli scorsi mesi rilanciando i propri propositi per permettere ai conti del Cantone di tornare in carreggiata. La storia della prima puntata del tanto discusso decreto fa parte della storia politica del nostro Ticino. Tutto era nato un po’ per caso. Un emendamento proposto da Sergio Morisoli (capogruppo UDC) nel corso del dibattito sul Consuntivo 2020 era stato trasformato in iniziativa poi approvata per direttissima con il sostegno di UDC, PLR e Lega. Ma la sinistra aveva lanciato un referendum, mossa che aveva ingigantito la portata politica con la raccolta delle firme, un’accesa campagna e una votazione popolare che il 15 maggio 2022 (a meno di un anno dalle elezioni cantonali) aveva portato ad un sì chiaro dei favorevoli nella misura del 56,9%. L’indirizzo era nero su bianco: pareggio dei conti entro il 2025. Il «come e dove», per contro, molto meno chiaro. Oggi il Ticino risulta fermo al livello delle «buone intenzioni», ma senza che nessuno sappia come metterle in pratica.
«Situazione allarmante»
L’UDC con un’iniziativa parlamentare elaborata rilancia il «decreto Morisoli bis» per il freno della spesa e il pareggio dei conti nel 2027 «preso atto che il Preventivo 2024 non ha prodotto misure adeguate per garantire il pareggio dei conti entro la fine del 2025 come voluto dal Gran Consiglio nell’ottobre del 2021 e dal popolo nel maggio del 2022» si legge nel testo che promette di generare nuove scintille. A mente del gruppo parlamentare dell’UDC e del primo firmatario Morisoli «i dati di Piano finanziario 2024-2027» mostrano «una situazione finanziaria allarmante», considerato pure che il Consuntivo 2023 presenta un deficit di oltre 120 milioni, quindi peggio di quello previsto nel preventivo per circa 80 milioni. Cifre che, anche con il Preventivo 2024, hanno portato la politica a un nonnulla (pochi milioni) dal raggiungimento della soglia che fa scattare le correzioni automatiche previste dalla Costituzione e dalla Legge sulla gestione finanziaria, quelle del freno all’indebitamento. A poco dall’aumento delle imposte.
E intanto le cose non migliorano, al contrario. Quasi per inerzia «gli indicatori finanziari continuano a peggiorare di anno in anno da oltre un decennio, e che non si intravvedono misure concrete per correggerli». Storicamente il problema delle finanze cantonali (con il debito che prosegue nella sua irrefrenabile crescita) si è registrato quando la forchetta tra entrate e uscite ha iniziato ad allargarsi. I fatti mostrano che le entrate crescono (soprattutto per effetto del gettito fiscale), mentre imperterrita prosegue la marcia in avanti della spesa pubblica che «cresce troppo e troppo in fretta, provocando in poco tempo un debito enorme».
«Tempo sprecato»
Intanto l’obiettivo del pareggio con orizzonte 2025 è tramontato e così, a un paio di settimane dalla presentazione dei conti del prossimo anno, intravedendo già «le dinamiche di quello del 2024 con fuochi incrociati e discese in piazza, senza nulla produrre salvo aggravare il disavanzo» e che, aggiunge l’UDC, «il lavoro coordinato (primavera-estate) tra Governo e Commissione della Gestione per il P reventivo 2025 non c’è stato», ecco il Morisoli bis da parte del partito che si è battuto per entrare in Governo lo scorso anno, convinto che «che l’analisi dei compiti così come impostata non produrrà nulla di attuabile a medio termine». Dal 2021 è stato «sprecato tempo, tra l’altro trascorso senza trovare soluzioni ragionevoli per il freno della spesa e per evitare i tagli lineari dell’ultimo minuto. Con il Morisoli bis si vuole «garantire ai contribuenti che non vi saranno aumenti di imposte, ai Comuni che non vi saranno riversamento di oneri cantonali sulle loro spalle e per garantire alle persone bisognose che non vi saranno tagli alle loro prestazioni».
Il «dove» e il «come»
E veniamo agli aspetti squisitamente più tecnici della questione finalizzata al pareggio del conto di gestione da raggiugere «con delle misure prioritariamente di contenimento della spesa, escludendo l’aumento delle imposte». Le voci di spesa da frenare sono tre: 1) personale; 2) beni e servizi; 3) trasferimento (senza incidere sui sussidi diretti alle persone meno abbienti). Per fare un passo avanti, occorre in sostanza farne alcuni indietro, nella fattispecie frenando la crescita delle singole spese: riportando quella del personale alla media dei valori di Consuntivi 2021, 2022, 2023 e al Preventivo 2024. Poi arriva il tetto della crescita massima annuale dello 0,8% per gli anni 2025-2027. Anche per beni e servizi unitamente alle spese di trasferimento l’arco temporale considerato è lo stesso, ma c’è una piccola differenza nella crescita massima tollerata, pari allo 0,5%.
Tra Cantone e Comuni
Viene poi detto no al metodo dello «scarica barile» sulle spalle dei Comuni, fatti salvi accordi già in essere o in discussione. Il tutto mentre a Berna spira il vento dell’austerità, con la Confederazione che si prepara a risparmiare fino a 5 miliardi di franchi entro il 2030. Una situazione che, giocoforza, peserà in qualche modo anche sulle casse dei Cantoni, perché si produrrà una sorta di effetto domino. Alla fine c’è però un «ma»: «Nel caso il Consuntivo 2025 approvato dal Gran Consiglio fosse in pareggio, il presente Decreto decadrà automaticamente». Un automatismo che, osservando i dati e la situazione attuale, sembra davvero difficile che vedere trasformato in realtà.
Le variabili sul tavolo
Ora si apre il dibattito politico, che si preannuncia piuttosto complesso. Va infatti aggiunta una variabile. La VPOD negli scorsi mesi ha lanciato un’iniziativa popolare abrogativa, finalizzata ad affossare il primo decreto Morisoli. Il tema è sul tavolo e la pressione per portare i cittadini alle urne cresce. E ora arriva il Morisoli bis, pronto per l’esame del Gran Consiglio.