Il punto

La spesa in Italia sarà meno vantaggiosa e il Ticino dei commerci è soddisfatto

Dal 1. gennaio 2025 il limite di esenzione dall'IVA sarà abbassato dagli attuali 300 a 150 franchi a persona nel tentativo di porre un freno allo shopping oltre confine
© CdT/Chiara Zocchetti

Fare la spesa all’estero sarà meno vantaggioso. A partire dal 1. gennaio 2025, il limite di esenzione dall’IVA per le merci acquistate oltre confine sarà dimezzato. Oggi chi fa acquisti in Italia per un importo massimo di 300 franchi non deve pagare alcuna imposta sull’importazione (8,1%) e quando torna in Svizzera, se ha speso più di 70 euro, può anche farsi rimborsare l’IVA italiana, molto più alta. La franchigia sarà abbassata a 150 franchi, rendendo così meno attrattivo lo shopping transfrontaliero. Il giro di vite era stato chiesto dal Parlamento, che nel 2021 aveva accolto una mozione della Commissione delle finanze del Nazionale per migliorare l’equità fiscale nel flusso di merci sul confine (riducendo la franchigia) e al tempo stesso aveva dato seguito a due iniziative dei Cantoni di frontiera di Turgovia e San Gallo per abolire del tutto il limite di esenzione dall’IVA.

Il dimezzamento della franchigia era stato messo in consultazione per alcuni mesi fra il 2023 e il 2024, raccogliendo il consenso della maggioranza dei Cantoni, degli ambienti economici (la Federazione del commercio al dettaglio e i contadini avrebbero voluto abbassare la franchigia a 50 franchi) e di diversi partiti. Ogni anno, i consumatori svizzeri spendono circa 9 miliardi di franchi per fare acquisti all’estero. Secondo i commercianti, la situazione attuale è iniqua perché i loro clienti, a differenza di chi fa la spesa all’estero, non possono evitare l’IVA. Si sono opposti, invece, il PS e la Fondazione svizzerotedesca per la protezione dei consumatori. Quest’ultima ha lanciato una petizione chiedendo di lasciare invariata l’attuale franchigia.

In Parlamento, la proposta di portare la franchigia a 150 franchi è stata condivisa dalla Commissione economia e tributi del Nazionale, mentre quella degli Stati si è espressa all’unanimità per una limitazione a 100 franchi. Il Consiglio federale, però, ha preferito tirare dritto, ritenendo che un limite più basso aumenterebbe in modo sproporzionato l’onere per lo sdoganamento e il controllo, sia per le dogane sia per i viaggiatori, costretti a dichiarare merci di minima entità. I privati, ricorda ora il Governo, possono dichiarare le merci con l’apposita app QuickZoll. A tutte le merci dichiarate via QuickZoll è applicata l’aliquota IVA normale dell’8,1 %. Per il momento, lo sdoganamento all’aliquota ridotta del 2,6% è possibile soltanto verbalmente a un valico di confine occupato o per iscritto mediante cassetta delle dichiarazioni. Lo sdoganamento all’aliquota ridotta mediante QuickZoll è previsto presumibilmente dal 2026.

Nuovi comportamenti?

Ora, è possibile che l’abbassamento del limite di franchigia possa essere aggirato dai consumatori cambiando comportamento; ad esempio, recandosi più spesso all’estero e acquistando ogni volta minori quantità di merce. Si può anche fare la spesa con tutta la famiglia o con amici, bambini compresi. Oggi una famiglia di quattro persone può effettuare acquisti esenti da IVA per 1.200 franchi. Domani potrà comunque farlo fino a un massimo di 600 franchi. In ogni caso, un singolo prodotto non può essere condiviso tra più persone. Ben inteso, se necesario l’IVA dovrà essere pagata sull’ importo effettivo della spesa. La franchigia non potrà essere detratta.

Le reazioni

«Siamo contenti - afferma Lorenza Sommaruga, presidente della FederCommercio ticinese -, anche se questa era una proposta che ci aspettavamo da inizio anno, ossia da quando l’Italia ha ridotto la franchigia da 154 a 70 euro. C’era anche chi chiedeva una riduzione a 50 franchi. Infatti in certe zone la concorrenza dell’Italia si sente di più che in altre». Anche Davide Rampoldi, presidente della Società dei commercianti del Mendrisiotto, è soddisfatto. «Tempo fa – sottolinea - avevo fatto un pagarone, affermando che questo passo rappresenta un cerotto applicato su un’emorragia. Però, detto questo, in generale siamo contenti che ci si sia mossi, perché la decisione rappresenta un segnale di vicinanza della politica al settore del commercio. Poi è vero che si vorrebbe sempre di più, ma solo il fatto che il Consiglio federale si sia chinato ad affrontare il problema è un segnale molto positivo, anche a livello psicologico per i cittadini». «Non possiamo dire – aggiunge - che sarà la panacea di tutti i mali: i problemi del commercio rimangono. Però questo ci permette di poterci rimettere in gioco e di avere una chance in più da poter giocare, anche se è difficile dire che effetti avrà. Infatti i nostri problemi sono strutturali, e pesa molto il cambio. Riusciremo a superare questo momento storico critico per il commercio di confine solo se noi, le istituzioni e la politica collaboreremo». «Sono contento a metà – afferma, invece, Enzo Lucibello, presidente della DISTI – perché da una parte rappresenta un primo passo positivo e il commercio è stato ascoltato, ma dall’altra l’ideale delle franchigia è a 50 franchi, perché così sarebbe paritetica a quella che gli Stati limitrofi applicano ai propri cittadini».