La tela tessuta da Lugano ha «catturato» il Ragno
«Mancava un’ora alla vernice della mostra quando in negozio è entrato il capodivisione Cultura Luigi Di Coratoa dirmi che Lugano era interessata ad acquistarla. È stata una cosa veloce, senza quasi tempo di pensarci. Quello che ho fatto sul momento è stato togliere i listini col prezzo sotto alle opere, poi qualche giorno dopo ci siamo accordati». È così che Fabrizio Colciaghi, titolare dello storico negozio La Cornice di Lugano ricorda il momento in cui la Città ha deciso di tornare in possesso di parte della sua storia. Colciaghi stava infatti esponendo oltre un centinaio di disegni originali pubblicati in parte fra il 1918 e il 1925 sulla rivista satirica luganese «IlRagno» e in parte fra il 1939 e il 1943 sulla Rivista di Lugano, in cui il «Ragno» era confluito. «Ci eravamo accorti di avere in mano qualcosa di interesse storico e locale», ha affermato Colciaghi. E se n’è accorta anche la Città: «Questi disegni sono una testimonianza unica della satira che, durante i primi decenni del Novecento, illustra con ironia pungente alcune pagine della storia di Lugano e di tutto il cantone - ha affermato il capodicastero Cultura Roberto Badaracco. - Per il tramite del suo Archivio storico, la Città di Lugano ha così deciso di ritirare l’intera collezione, così da garantirne la conservazione e l’accessibilità. Inoltre, grazie alla disponibilità della galleria La Cornice, il lotto non è stato smembrato e la serie ha potuto essere arricchita con altre tavole provenienti da una collezione privata».
Settimane in Archivio di Stato
Per Colciaghi, che di mostre ne organizza di frequente, quella dedicata ai disegni del Ragno è stata speciale. «Mio figlio Paolo e io ci siamo dati da fare il quintuplo rispetto al solito, perché di quei disegni ci hanno colpito subito la sagacia, la forza satirica e la qualità grafica. Nonostante fossero firmati quasi tutti con degli pseudonimi, si vedeva bene che dovevano essere il frutto del lavoro di professionisti seri e di indiscusso talento». Fra questi Mario Comensoli, oggetto in anni recenti di una mostra personale a Chiasso.
Colciaghi è entrato in possesso dei disegni un paio d’anni fa: gli erano stati offerti da un commerciante luganese. Non ne conosceva la storia, che è emersa solo successivamente, anche grazie a delle visite all’Archivio diStato a Bellinzona, dove poi padre e figlio hanno passato diverse settimane a sfogliare le vecchie edizioni del Ragno e a scoprire in quale contesto erano stati pubblicati i disegni in loro possesso, abbinandoli di volta in volta a quell’articolo o poesia. Disegni che, scopriranno poi, coprono la produzione tarda del Ragno, dopo un importante spartiacque.
Fiaschi di vino e rime infami
Il Ragno nacque nel 1908 e fu sin quasi da subito «cosa» del pretore di Lugano Giacomo Alberti e soprattutto diElvezio Crivelli, in arte «Petit Bruit», poeta popolare d’occasione. Il foglio satirico era molto letto nel Luganese, da cui pescava praticamente tutto il proprio pubblico. L’impresa non era peraltro priva di rischi, come leggiamo sul CdT nel 1913: «IlRagno di sabato portava una riuscita caricatura del signor Grazioli della nostra città con dei versi scipiti riguardanti lo stesso signor Grazioli. Questi ritenutasi offeso per quattro versi che illustrano in modo poco simpatico la sua caricatura, incontrato stamane in via Luvini Perseghini il signor Elvezio Crivelli direttore delRagno, gli appioppava un paio di schiaffi. Il signor Crivelli rimase tanto intontito dalla sgradita sorpresa che non seppe reagire, cosicché il signor Grazioli poté continuare indisturbato la propria strada».
Quando a come veniva fatto il Ragno, lo ricorda Alberti dopo il decesso dell’amico: «Nelle serate del mercoledì mi trovavo in casa sua a Cadempino a preparare il Ragno con Centpee, Fala Tahà, Cimabuco e Gip. Petit Bruit era roseo e contento, una bottiglia semipiena fra tante altre vuote, sfogare la sua vena poetica (ma che vena, era una arteria quella) in poesie che forse non morranno. Sollevava talvolta la penna e diceva: “ho bisogno di una rima in elle, in otta”, e noi a suggerire le cose più strampalate e infami, che facevano gelar la pelle anche alla graticola sul fuoco, su cui intanto si avvicinavano a cottura parecchie luganighe, di quelle fatte su tutto porcello».
Nel 1915, poi, il Ragno assurse per qualche giorno alla cronache nazionali. Petit Bruit fu infatti processato e condannato a Lugano su impulso del Consiglio federale (e della Germania) per una poesia giudicata lesiva dell’onore del kaiser tedesco Guglielmo. Alla vicenda abbiamo dedicato un ampio articolo tempo fa: Crivelli dovette pagare 300 franchi di multa, una cifra ingente all’epoca che fu raccolta velocemente tramite colletta popolare e spedita a Berna in singoli centesimi in un sacco da cemento.
Poco dopo, nel 1917, le strade di Crivelli e del Ragno si divisero per differenti vedute sulla linea editoriale. Il primo fondò altre riviste satiriche («Il Rondone» e «La Violetta») e morì indigente a soli 48 anni nel 1924; il secondo continuò le pubblicazioni, appunto fino al 1925.
La mostra? «Un successo»
Torniamo alla Cornice, perché in tutto questo Colciaghi la sua mostra l’ha comunque potuta fare. «È stata un successo», ci dice. Alla vernice sono intervenuti lo storico Maurizio Binaghi e il critico e storico dell’arte Paolo Blendinger, e nei quasi due mesi successivi (l’esposizione è stata levata negli scorsi giorni e le opere consegnate alla Città) ha attirato un flusso costante di pubblico interessato. Per l’occasione Colciaghi aveva anche incorniciato 65 disegni, dotandoli di un vetro museale atto anche a meglio preservarle e di una cornice essenziale «che dà loro dignità».
Vi è ora curiosità nel sapere cosa deciderà di fare la Città di queste opere, oltre a preservarle unite. L’acquisizione coincide peraltro con il ricorrere quest’anno del centenario dacché il Ragno ha smesso le pubblicazioni in proprio.