Il caso

La truffa del lavoro colpisce ancora: «Ero disperata e ho speso quasi 500 euro per quell'impiego in Ticino»

La testimonianza di una donna di 60 anni, residente in Puglia, caduta nella trappola dei malfattori: «Volevo lasciare l'Italia dopo anni di violenze domestiche»
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Federica Serrao
31.08.2024 09:30

La truffa per lavorare come custode a Lugano ha mietuto più di una vittima. La scorsa settimana, vi abbiamo raccontato la storia di una coppia di Milano, incappata in un'offerta – poi rivelatasi falsa – per lavorare in Ticino come custodi di un demanio. Un annuncio che sembrava serio, con tanti dettagli e soprattutto un buono stipendio. Più di 3.000 franchi al mese, vitto e alloggio compreso e straordinari pagati 31 franchi all'ora. Peccato, però, che si trattasse di una truffa. La stessa in cui è caduta anche Anna (nome di fantasia). Una donna di 60 anni, residente in Puglia, che in quell'offerta di lavoro ha investito sogni e speranze. E anche più di 350 euro. Soldi che i malfattori le hanno rubato, facendole credere che, versandoli, avrebbe ottenuto il lavoro. 

Ma riavvolgiamo il nastro. Qualche settimana fa, Anna trova un annuncio online per un lavoro a Lugano, sul sito di una presunta agenzia interinale. «Offrivano un posto di lavoro come custode. Avrei dovuto stare in guardiola, controllare i badge, l'ingresso dei dipendenti, il parcheggio». Anna manda il curriculum, senza esitare. «Dentro di me ero certa che non mi avrebbero mai richiamato. Dall'altra parte, però, mi sembrava l'occasione perfetta per allontanarmi dall'Italia. Per cinque anni ho subito violenza domestica di ogni genere dal mio ex marito, che ha addirittura cercato di uccidermi. Era così geloso che non voleva nemmeno che lavorassi». Quando l'incubo, finalmente, finisce, Anna decide quindi di ricominciare. «Ero nella disperazione più totale, volevo trovare un lavoro. Ho pensato che guardare all'estero potesse essere una buona idea». E la Svizzera, per un momento, sembra il posto perfetto per la sua rinascita. «Confina con l'Italia e io parlo molto bene francese – ci confessa – quindi ho pensato di avere delle opportunità». 

E, per un attimo, Anna ci crede davvero. «Il 12 agosto ho ricevuto una indirizzo mail che si spacciava per l'Ufficio selezione del personale del Canton Ticino. C'era persino un logo, sembrava una cosa seria. Mi scrivevano per dirmi che ero idonea per il lavoro, che avevo le giuste caratteristiche. Ero sorpresa, ma siccome avevo effettivamente mandato il mio curriculum pensavo fosse tutto reale». Addirittura, sul pdf di conferma, oltre al datore di lavoro (Municipio di Lugano), i malfattori avevano indicato anche una data di inizio. Anna avrebbe dovuto cominciare a lavorare il 16 settembre e sarebbe dovuta arrivare in Ticino il 12. 

Ma siamo solo all'inizio. Come successo anche con truffe precedenti, la donna riceve diversi documenti da firmare. «Oltre ai classici formulari come il certificato di residenza mi chiedevano addirittura il casellario giudiziale e la carta d'identità. Dunque ho pensato che fosse un'offerta seria». Anna firma i documenti, sembra quasi fatta. Ma è qui che le speranze cominciano a sgretolarsi. 

«Dopo aver mandato tutti i formulari richiesti ho ricevuto un'altra mail in cui mi dicevano che la documentazione non era completa. Avrei dovuto chiamare la Polizia cantonale per farmi rilasciare il permesso e loro mi avrebbero dato un iban al quale avrei dovuto fare un bonifico per la "cassa malattia rimpatrio" e l'assistenza legale». Qualcosa non torna. Soprattutto perché, nel digitare il numero della presunta Polizia cantonale, Anna si accorge che il numero che sta chiamando è della Repubblica Ceca. «Mi sono insospettita, ma ho mandato comunque un bonifico di 180 euro. 120 per la cassa malati, 60 per l'assistenza legale». 

Passano i giorni. Anna richiama la "polizia", per chiedere informazioni. «Mi dicono che ho sbagliato, che dovevo fare due bonifici separati e non uno per entrambi, per distinguere per che cosa sto pagando. Il finto agente di polizia mi dice dunque di rifare tutto da capo, eseguendo due bonifici e assicurandomi che riceverò immediatamente un rimborso dei soldi versati in precedenza». Alla donna viene qualche dubbio. Forse si tratta di una truffa? «A un certo punto mi sono insospettita. Ho chiesto all'uomo con cui stavo parlando se fosse davvero della Polizia cantonale. Lui si è arrabbiato molto». Anna, dunque, decide di fidarsi e fa un altro versamento. Tra questo e quello precedente, ha sborsato già 360 euro, che non le verranno mai rimborsati. 

Ma non è ancora finita. «A distanza di qualche giorno ho ricevuto un'altra mail, questa volta dalla "Polizia cantonale". Mi dicevano che la documentazione, finalmente, era completa, ma che aspettavano il casellario giudiziale per procedere». Casellario per cui Anna ha pagato ulteriori 100 euro. Quasi 500 euro, in totale, spesi per poter ottenere il lavoro in Ticino. È a quel punto che la donna capisce che qualcosa non va, per davvero. «Ho deciso di richiamarli, e componendo il numero ho realizzato che ero stata truffata. Quando mi sono resa conto, ancora una volta, che il numero che stavo chiamando era della Repubblica Ceca, non ho più avuto dubbi: era tutto falso». 

Anna non perde tempo. Corre in polizia, in Puglia, per denunciare quanto accaduto. «Ero e ancora sono molto preoccupata. I truffatori hanno i miei dati, i miei documenti». Mentre sta parlando con gli agenti, Anna riceve una mail proprio da loro. «Il mittente era comunedilugano.it e mi chiedevano di spedire la fattura del bonifico che avevo fatto loro». La polizia, quella vera, le consiglia di bloccare immediatamente l'indirizzo mail. Ma, nel frattempo, Anna ha ricevuto anche un messaggio su WhatsApp, in cui le viene chiesto di guardare con urgenza la mail. Blocca anche questo numero. 

Difficilmente, secondo la polizia, Anna recupererà i soldi che ha perso. «Li avevo messi da parte con fatica. È stata davvero una delusione. Sono sempre stata molto attenta, per questo sono così dispiaciuta. Forse è stata colpa della disperazione, della foga del momento».