«La visita dei Re Magi organizzata a Lugano è stato un atto di razzismo»
A Pedro Ranca Da Costa, guardando le foto della tradizionale visita dei Re Magi organizzata a Lugano, viene l’amaro in bocca. «Bisognava trovare la persona giusta, non pitturare di nero un europeo per rappresentare Baldassare. È una questione di onestà culturale e intellettuale» sbotta il coordinatore dell’Associazione degli africani della Svizzera e dell’Europa. Secondo da Costa, che per anni ha collaborato con l’Ufficio integrazione degli stranieri, non c’è dubbio alcuno: quello messo in scena nella città sul Ceresio è un atto di razzismo. La tradizionale manifestazione figura sull'elenco ufficiale delle attività di Lugano, ma è organizzata ormai da anni dal Circolo Ippico Ufficiali.
«Qui in Ticino ci sono tanti africani e subsahariani, quindi non capisco proprio perché optare per questa farsa» ribadisce da Costa, promettendo di scrivere presto una lettera di protesta al Municipio. «L’unica scusante che accetto – aggiunge – è che chi ha organizzato la tradizionale visita non sia riuscito a trovare un africano disponibile, ma dubito fortemente».
«Sono oltre vent'anni che proponiamo i Re Magi – ha dichiarato alla Regione Marco Canonico , membro del Circolo Ippico Ufficiali – e devo dire che questa polemica mi sorprende. Uno dei Re Magi era storicamente moro, e quindi lo rappresentiamo come la tradizione vuole. Il nostro auspicio è sempre stato quello di trovare un cavaliere africano o subsahariano. Questo sarebbe stato l’ideale, e penso che in quel caso nessuno avrebbe reclamato».
Lugano non è l’unica città ad aver puntato su un Baldassare con il volto tinto di nero: anche Mendrisio ha proposto la stessa messa in scena. Una scelta che Da Costa reputa profondamente razzista. Non solo lui. Nei giorni scorsi, infatti, il consiglio comunale di Madrid si è dovuto scusare e difendere dalle accuse di razzismo per aver presentato un Baldassarre interpretato da un attore bianco con il viso dipinto e con un improbabile accento arabo. Immediate le reazioni sui social dei genitori dei bambini spagnoli, indignati dal messaggio «volgare e razzista» per quello che è stato giudicato come un chiaro esempio di blackface.
Termine inglese che, tradotto letteralmente, significa «volto nero», blackface in senso stretto è uno stile di trucco teatrale molto diffuso nel diciannovesimo secolo che consiste nel dipingersi il volto per assumere le sembianze stilizzate e stereotipate di una persona afrodiscendente. Il suo utilizzo è stato via via eliminato negli Stati Uniti grazie al movimento per i diritti civili degli afroamericani di Martin Luther King, che negli anni Sessanta ne denunciò i preconcetti razzisti e denigratori.