L'intervista

La vogliono fuori, lei continuerebbe: «Un altro mandato? È proponibile»

Da lunedì prossimo le Federali saranno definitivamente archiviate e già si guarda alle Comunali del 2024 –A Lugano, in casa PS, resta l’incognita sulla presenza in lista per il Municipio dell’uscente Cristina Zanini Barzaghi
© CdT/Chiara Zocchetti
Nico Nonella
15.11.2023 06:00

È sorpresa delle parole dei due copresidenti (parliamo dell’intervista al CdT dell’11 ottobre, ndr)? Si aspettava malumori sulla sua ricandidatura?
«Sono municipale da poco più di dieci anni, dopo essere stata cinque anni in Consiglio comunale. Considerando i tempi della politica, mi sembra proponibile mettersi a disposizione per altri quattro anni. La riflessione dei copresidenti sulle candidature per il Municipio può anche essere condivisa. La commissione cerca ha iniziato il suo lavoro e farà la sua scelta nelle prossime settimane».

Durante l’ultima assemblea sezionale lei ha confermato di essere a disposizione per un altro mandato (su deroga). È cambiato qualcosa?
«Gli statuti del PS Lugano permettono una quarta legislatura solo con una deroga da parte dall’assemblea. Visto che sto seguendo molti dossier di lungo respiro in Municipio, ho comunicato la mia disponibilità. Ma nessuno è indispensabile. Attendo la proposta di lista che verrà sottoposta all’assemblea sezionale del PS Lugano. Auspico che la decisione finale sia ampiamente condivisa».

Alle Federali, il PS a Lugano (contando anche le sottoliste GISO e PS 60+) ha perso 2 punti percentuali, passando dal 12,76 al 10,26% dei voti di lista. Quanto è a rischio il seggio socialista considerata anche la discesa in campo di Amalia Mirante con Avanti &MTL?
«Ogni elezione è differente e ci sono spesso importanti differenze fra federali e comunali. Se si sommano liste e sottoliste, a livello di schede a Lugano non abbiamo perso molto rispetto al 2019, nonostante l’arrivo di Avanti e M&L. Assieme ai Verdi e alla sinistra alternativa abbiamo oltre il 20% di consensi. Al momento rappresento questa fetta di elettorato, visto che sono stata eletta su una lista rosso-verde. Mi dispiace che i Verdi abbiano deciso di non fare più una lista congiunta per il Municipio. Data per scontata l’ulteriore frammentazione delle liste, la perdita del seggio in Municipio a vantaggio della destra non si può escludere a priori».

Condivide l’idea che un solo nome forte in lista non sia la strategia migliore (come accaduto per esempio alle ultime cantonali)?
«Ritengo che la lista debba proporre non una, ma più persone valide in grado di assumere il ruolo di Municipale. Sono stata sempre eletta con compagni e compagne di lista competenti e di tutto rispetto. La strategia sulle candidature, con o senza l’uscente, verrà decisa dal partito».

Al momento di candidarsi al Gran Consiglio non aveva sciolto le riserve. Non lo ha fatto neppure dopo l’elezione, salvo poi dirsi disponibile durante l’assemblea di qualche settimana fa. Non ritiene che da fuori questo sia stato interpretato come un «volersi aggrappare al cadreghino»?
«Ci sono diversi colleghi che sono riusciti a conciliare bene il lavoro in Gran Consiglio con quello in Municipio, a Lugano ad esempio il sindaco Foletti e il collega Galeazzi. Per il momento funziona e il doppio ruolo può essere utile anche per la città».

Nel sistema politico svizzero la presenza negli esecutivi è necessaria per ottenere risultati concreti. I primi anni sono stati i più difficili, perché ho dovuto imparare, a differenza del legislativo, a convincere colleghe e colleghi

Quattro anni fa nella campagna per il Consiglio di Stato, l’uscente Manuele Bertoli coniò lo slogan «Un socialista in Governo fa la differenza». L’ha fatta anche una socialista in Municipio a Lugano?
«Nel sistema politico svizzero la presenza negli esecutivi è necessaria per ottenere risultati concreti. I primi anni sono stati i più difficili, perché ho dovuto imparare, a differenza del legislativo, a convincere colleghe e colleghi. Discutendo a lungo e studiando a fondo le trattande, sono riuscita a lasciare un’impronta in molti dossier. La differenza l’ho fatta anche come donna: ora c’è più attenzione alle pari opportunità e alla conciliazione famiglia - lavoro. Le mense e i doposcuola sono una bella realtà che altri comuni ci invidiano. La mia professione mi facilita nei temi legati al territorio e alle costruzioni. Sono riuscita ad avviare tanti progetti attesi da tempo, prestando sempre attenzione alla qualità e alla sostenibilità, non solo a tempi e costi».

Che margine di manovra ha un solo municipale progressista contro sei di centro/destra?
«Dipende da più fattori. Nelle tre legislature ho avuto parecchi colleghi, ognuno con la sua personalità. I temi che vengono trattati sono eterogenei: a livello comunale non sono spesso inquadrabili nello schema destra - sinistra. Bisogna trovare soluzioni che possano trovare un consenso ampio e quindi di compromesso, perché poi devono essere accettate dal legislativo e in certi casi dal popolo. Trovo pure importante mantenere sempre un dialogo aperto con il mio gruppo in Consiglio comunale e la direzione del partito».

In attesa di sapere quale sarà il suo futuro, guardiamoci indietro: di che cosa è più soddisfatta se ripensa alle sue tre legislature luganesi?
«L’elenco delle soddisfazioni è fortunatamente più grande dei momenti difficili.  All’inizio ho avuto il piacere di vedere la foce del Cassarate rinaturata e di partecipare all’apertura del LAC, dopo aver seguito le fasi finali del cantiere.  Ho poi avviato con una certa fatica delle iniziative a favore dell’alloggio a pigione moderata e ora qualcosa si sta muovendo. Presto verrà realizzata una nuova cooperativa abitativa in via Lambertenghi. Sono convinta che questo tema sia sempre di attualità.  Un altro dossier a cui guardo con piacere è quello della rivitalizzazione nei quartieri con le case SPIN, come la Cà Rossa recentemente inaugurata a Pregassona.  Ho partecipato dall’inizio allo sviluppo del piano direttore comunale, a mio parere il più grande progetto strategico della città. Si è trattato di un’esperienza unica e irripetibile su come forgiare l’identità territoriale della nuova Lugano. La direzione è tracciata e spero che si passi prossimamente ad azioni concrete. Infine sono particolarmente soddisfatta di due realizzazioni. La nuova scalinata che scende dalla stazione lungo la funicolare, che è diventata uno dei luoghi più fotografati in città, e la ristrutturazione della Masseria di Cornaredo quale polo della solidarietà affidato a fra Martino. Quest’ultima è stata un’impresa giudicata per anni non fattibile, attivata su mia proposta e concretizzata grazie all’aiuto di tantissime persone».

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