La zanzara coreana è già in Ticino, e non è un problema
Seimila larve e centinaia di uova di Aedes koreicus, la zanzara coreana «resistente al freddo», sono state raccolte dai ricercatori dell’università Statale di Milano da piccoli stagni, vasche artificiali e contenitori tra le province di Bergamo e Brescia. L’insetto pare dunque essersi diffuso anche in Lombardia, dopo Trentino e Veneto. Arriverà anche in Ticino? La risposta è no, nel senso che sul nostro territorio è già presente. E questo, oltre a non rappresentare un problema, non deve essere nemmeno un campanello d’allarme per i cittadini. Lo sottolinea Eleonora Flacio, responsabile del Settore ecologia dei vettori dell’Istituto di microbiologia della SUPSI, spiegando che la maggior resistenza al freddo di questi insetti è una caratteristica che non deve preoccupare più di tanto. La ricercatrice spiega: «La zanzara coreana è stata trovata per la prima volta in Ticino nel 2012, come anche la zanzara giapponese (Aedes japonicus, quest’ultima è stata scoperta in Svizzera nel 2008). Sono insetti esotici, come la zanzara tigre (Aedes albopictus), ma rispetto a quest’ultima resistono un po’ di più al freddo: questa è una caratteristica abbastanza irrilevante, perché anche la zanzara tigre è in grado di adattarsi». Perché sono arrivate sin da noi? Basta una parola per capire: coronavirus. Esatto, proprio come il virus SARS-CoV-2, si sono diffuse per via della globalizzazione. E anche il generale aumento delle temperature ha avuto il suo impatto. La ricercatrice constata: «Le specie esotiche sono presenti sul territorio grazie alla globalizzazione dei trasporti e ai cambiamenti climatici: gli insetti di altre zone del mondo possono arrivare qui e prendere piede. Questo crea un po’ di fastidio a noi ricercatori, perché anche la giapponese e la coreana sono bianche e nere e depongono le uova negli stessi posti della zanzara tigre». Non a caso, aggiunge Eleonora Flacio, «tutte le misure consigliate contro la zanzara tigre funzionano altrettanto bene contro le due specie asiatiche». C’è però un’importante differenza con la Aedes albopictus: «La giapponese, nonostante si sviluppi nei sottovasi, preferisce luoghi freschi, quindi non è attiva in ambito urbano. I piccoli sono presenti in ambito urbano, ma gli adulti pungono solo nei boschi. Tradotto: se si resta in casa non succede assolutamente niente, mentre se si va nel bosco senza repellente si viene attaccati. Questa zanzara si sta spostando velocemente in tutta Europa, attraverso i boschi». Dal punto di vista delle possibili patologie, la ricercatrice fuga ogni dubbio: «Non comporta il rischio di trasmissione di malattie: le dimostrazioni di trasmissione di malattie si sono verificate solo in laboratorio, non sul campo. Quindi, non punge in ambito urbano e non trasporta malattie: è un problema relativo. Ripeto, lo è per l’entomologo, che ha difficoltà a distinguere le diverse specie, ma non per i cittadini». E la zanzara coreana è pure meno problematica della giapponese. La ricercatrice spiega: «È presente in diversi punti del territorio, ma non si sposta molto e rappresenta lo 0,5% delle zanzare esotiche scoperte nel nostro cantone. È quasi inesistente. Si sviluppa in zone urbane, dove trova i contenitori d’acqua, esattamente come la tigre e la giapponese, e tende a non pungere più di tanto. E soprattutto: non si conoscono malattie che possa trasportare. Finora si sa che può trasportare solo la dirofilaria, come il 90% delle zanzare. Resiste maggiormente al freddo, ma in inverno stiamo meno in giro ed è quindi importante sottolineare che non ci sono rischi per la popolazione». E per quanto riguarda la recente scoperta in Lombardia, la nostra interlocutrice conclude: «Era già presente in Trentino, addirittura prima che in Ticino, e non ha rappresentato un problema. Assomigliando alla tigre è possibile che fosse già in Lombardia, ma è stata scoperta dopo. Se ci fossero solo la zanzara giapponese e coreana, lo Stato non se ne occuperebbe neanche: il vero problema resta la zanzara tigre».