L'acqua salirà al San Giorgio: sorridono pompieri (e turisti)

È un progetto che finora era rimasto dietro le quinte quello che ha vissuto un passo importante nei giorni scorsi a Riva San Vitale. Forse un po’ inspiegabilmente, perché si tratta di un’infrastruttura che ha un’importanza notevole per una parte considerevole di Mendrisiotto in quanto la sua realizzazione apre una serie non indifferente di possibilità, una delle quali è già in fase di studio avanzato. L’obiettivo principale? Portare l’acqua in vetta al Monte San Giorgio, che ora ne è sprovvisto.
Facciamo un passo indietro. Venerdì scorso seduti attorno allo stesso tavolo del palazzo comunale di Riva San Vitale c’erano i rappresentanti del Comune lacustre, quelli di Mendrisio, e di Brusino, più i partner e i portatori d’interesse: Centro Soccorso Cantonale Pompieri Mendrisiotto, Patriziato di Brusino, Sezione Forestale, Ente Regionale per lo Sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio e lo studio Comal.ch. Oggetto della presentazione: lo studio di fattibilità della futura infrastruttura antincendio che passando dalla zona del Serpiano salirà verso l’alpe di Brusino fino alla vetta del San Giorgio (passando dall’alpe Forello, ci torneremo tra poco).
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Come anticipato, la riunione ha rappresentato uno step decisivo per il disegno. È infatti stato condiviso di passare alla progettazione definitiva, una fase quest’ultima che i tre Comuni coinvolti hanno accettato di cofinanziare dividendosi le spese in parti uguali (la decisioni dovrà essere ratificata dai Municipi).
Il progetto è importante per più motivi. Anzi, per alcune ragioni può essere definito fondamentale. Una ragione su tutte? Disporre di acqua sul San Giorgio consentirà di garantire in primis la protezione del territorio contro gli incendi boschivi in una porzione di Mendrisiotto finora scoperta: quella che va appunto da Meride, al Serpiano, al San Giorgio. Il disegno non può quindi che essere visto di buon occhio dal comandante dei pompieri del Mendrisiotto Corrado Tettamanti: «Vediamo molto positivamente la nuova infrastruttura antincendio sul Monte San Giorgio. Quando è stata fatta l’ultima analisi del territorio abbiamo appurato che il comparto del San Giorgio era totalmente scoperto in caso di incendio boschivo. La vicinanza con il lago aiuta, ma portare l’acqua dal Ceresio sulla montagna costa risorse e tempo non indifferenti. Quindi ben venga questo progetto, ci sono degli aspetti tecnici che dovranno essere approfonditi ma c’è il tempo e la volontà di farlo».
Potenzialità e occasioni
L’interesse di questa rete va oltre la sicurezza antincendio, ci è stato spiegato a margine della riunione. Lo stesso permetterà infatti di garantire uno sviluppo sostenibile e continuativo della montagna. Da una parte aiutando l’alpe di Brusino, struttura ricettiva che oggi fa i conti con la carenza d’acqua, dall’altra favorendo il rilancio che si sta studiando per l’alpe Forello. Se vi state chiedendo dov’è quest’alpe è presto spiegato: poco sotto la vetta del San Giorgio, ai piedi di quello noto come «pratone» (che corrisponde all’ultimo «strappetto», prima di raggiungere la chiesetta) c’è un edificio abbandonato di notevoli dimensioni. Impossibile non notarlo, vicino a lui c’è anche un cartello dei sentieri. Ecco, l’idea è di ristrutturare lo stabile e di creare una struttura ricettiva capace di valorizzare il comparto della vetta. Si pensa a un piccolo ristorante con qualche camera.

I dettagli non ci sono ancora, ma uno studio di fattibilità sì. È stato finanziato dall’ERS regionale: «Portare l’acqua in vetta, e con lei la corrente elettrica, permetterà di creare dei servizi in quella porzione della montagna, per questo si sta studiando la valorizzazione dell’alpe Forello tramite la creazione di una struttura ricettiva – spiega entusiasta il direttore Claudio Guidotti –. Non per il turismo di massa, ma per chi frequenta già il San Giorgio. Una struttura così permetterebbe di soffermarsi in vetta non solo per ammirare il panorama, ma ad esempio apprezzare i contenuti paesaggistici e naturalistici della zona. Si potrebbero aprire le porte a un turismo scientifico o didattico». Il potenziale dunque è grande, e fa pensare a una valorizzazione del San Giorgio oltre il patrimonio UNESCO.