Medicina

L'alba di una nuova collaborazione: e tutti non vedono l'ora di iniziare

L'Ospedale La Carità e la Clinica Santa Chiara sono pronte a lanciarsi in quello che di fatto è un progetto pilota per la sanità ticinese — Ne parliamo con i protagonisti delle due strutture
©Chiara Zocchetti
Giacomo Butti
23.05.2023 06:00

A Locarno è tutto pronto per l’avvio, il 1. giugno, della collaborazione fra l’Ospedale La Carità (EOC) e la Clinica Santa Chiara (Gruppo Ospedaliero Moncucco SA) nei campi di ginecologia e ostetricia. Il progetto, annunciato in ottobre e ufficializzato lo scorso mese, vedrà i due istituti dividersi i compiti: l’Ente ospedaliero cantonale si concentrerà sulle nascite, mentre alla clinica privata andranno chirurgia ginecologica e cure specialistiche. La fase pilota si protrarrà fino a fine 2024: se, dopo questa fase, la collaborazione si confermerà riuscita, l’accordo verrà esteso a tempo indeterminato. Che aria tira, nei due nosocomi locarnesi, all’alba di questa nuova sfida? Siamo andati a visitarli.

Più è meglio

Fra il personale dell’Ospedale La Carità c’è soddisfazione. Da un paio di mesi, il reparto di ginecologia e ostetricia lavora per integrare, a turno, gli omologhi della clinica privata. Medici specializzati in neonatologia, levatrici e infermieri che, tra una settimana, si uniranno ufficialmente al team dell’EOC. «Trasferire tutti i parti in un’unica struttura, aumentarne le cifre, significa accrescerne, contemporaneamente, la qualità», ci spiegano il dottor Giacomo Giudici, primario di ginecologia e ostetricia, la dottoressa Concetta Leggieri, capoclinica di ginecologia e ostetricia, Noemi Cerini-Bernasconi (caporeparto di ostetricia) e la neonatologa Amaya Pérez Ocón. «Il parto è un fenomeno naturale e noi offriamo monitoraggio e sorveglianza cercando di interferire il meno possibile, pur essendo pronti a intervenire in maniera rapida. Nelle strutture piccole questo può essere un problema: più sono piccole, più è difficile offrire assistenza 24 ore su 24. Con questo progetto abbiamo aumentato il personale a disposizione, migliorando, contemporaneamente, reperibilità e tempi di intervento». Un progetto, dunque, per diventare grandi: unire le forze (e i parti, che sommati saranno almeno 500 all’anno) e migliorare il servizio per la popolazione. «Ciò che ci interessa di più è che le partorienti siano contente del servizio offerto». In particolare, la collaborazione con la Clinica Santa Chiara permetterà di avere «medici assistenti presenti con tre turni giornalieri, più un medico specialista di picchetto. Le levatrici passeranno da 21 a 28, con l’aggiunta di sette infermieri (6 infermiere e un infermiere) pediatrici. Ciò permetterà di avere due levatrici più un’infermiera pediatrica contemporaneamente presenti in sala parto. Tutto questo promuove non solo la qualità dell’assistenza, ma anche la qualità del lavoro per chi è operativo».

La struttura, scopriamo, manterrà le due sale parto esistenti, più una terza d’emergenza. «L’obiettivo è essere in grado di coprire almeno due parti in contemporanea». E anche le stanze del reparto andranno incontro a un potenziamento: «Le camere singole passeranno da cinque a dieci. Quella della camera singola è una politica che la Clinica Santa Chiara sta applicando da parecchio tempo, e ora anche noi puntiamo a fornire questo servizio. Le grandi camere permetteranno anche ai padri di pernottare in maniera comoda». Una svolta, ci spiegano i quattro, «importante per la responsabilizzazione paterna» e che potrà fungere da modello per il resto del cantone.

Accento sulla formazione

Più partorienti, più lavoro, più pratica. La concentrazione alla Carità aumenterà la capacità formativa e l’attrattiva dell’istituto. «Formare le nuove leve è importante. Vogliamo essere un punto di riferimento per le nuove generazioni di medici, spingere i giovani – che oggi, dopo gli studi, tendono a restare oltre San Gottardo – a tornare in Ticino». Nella formazione, il progetto pilota vede uno dei suoi punti forti. Giudici e Leggieri saranno responsabili della formazione ginecologica, che avverrà alla Clinica Santa Chiara. «I nostri sei medici assistenti saranno distaccati – a turno e per periodi relativamente lunghi – alla clinica. Ciò permetterà loro di approfondire la propria formazione, anche a livello chirurgico».

E alla Santa Chiara?

Che cosa rappresenta questa collaborazione per la Clinica Santa Chiara? Ne abbiamo parlato con Christian Camponovo, direttore del Gruppo Ospedaliero Moncucco SA. «La Clinica Santa Chiara è sempre stata attiva nell’ostetricia, per noi si tratta di un cambiamento storico. È normale ci sia un po’ di dispiacere, da parte della proprietà e dei medici, nel lasciare questa attività. D’altra parte c’è un rafforzamento dell’attività di chirurgia ginecologica. È facile intuire come il bilancio a breve termine, a livello del fatturato, indichi delle perdite per la Clinica. Ma c’è una certa soddisfazione da parte di tutti nel dare una risposta sul medio-lungo termine a un problema noto, la presenza di due strutture attive in un settore che registra numeri tutto sommato piccoli». A livello ginecologico, gli scambi vanno avanti da anni. «In epoca COVID abbiamo avuto la possibilità di già conoscere i colleghi che lavorano alla Carità, venuti qui nel periodo di chiusura parziale dell’istituto EOC». Pure alla Santa Chiara, più è meglio: «Ciò che vale per l’ostetricia vale anche per la ginecologia operatoria: il fatto di aumentare i volumi aiuta ad avere più routine nell’affrontare gli interventi chirurgici».

Intanto, le sale parto della clinica si svuotano. «L’apparecchiatura mobile e semi-mobile in buono stato, che sarà utile alla Carità, verrà spostata. Fra queste anche una vasca per il parto in acqua».

Il progetto pilota spianerà la strada a future collaborazioni, anche in altre regioni, fra il privato e il pubblico? «Al momento non abbiamo altri piani concreti. Ma questo progetto può servire a dimostrare che è possibile mettere in campo una simile collaborazione con un sostegno sia interno – penso ai medici e a tutto il personale – sia politico». In futuro, sottolinea Camponovo, «fra costi sanitari che non potranno evolvere come fatto negli ultimi anni e limitazioni a livello di personale, si imporranno sempre più spesso riflessioni simili. La sfida sarà trovare terreno fertile per avere progetti che portino vantaggio a tutti, come in questo caso, anche perché simili collaborazioni richiedono sempre che tutti rinuncino a qualcosa».

Ma non tutta la politica ha appreso con favore della collaborazione. Si pensi ad esempio all’MPS, che nella concessione alla clinica locarnese della totalità della chirurgia ginecologica ha visto «un chiaro segnale ai gruppi sanitari privati di disponibilità ad assecondare il loro tentativo di acquisire sempre maggiori fette di mercato nella sanità cantonale». Camponovo replica: «Questa visione negativa è dovuta ad aspetti ideologici che vanno superati. La Clinica Santa Chiara, del resto, avrebbe volentieri mantenuto l’ostetricia, ma eravamo consapevoli del fatto che per l’Ente pubblico fosse difficile – se non impossibile – rinunciare ai parti. Se non fossimo andati in questa direzione probabilmente non ci sarebbe stata alcuna collaborazione».

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