L'altro lato del frontalierato: un'idea per arginare la «fuga»
È una proposta, da attuare in territorio comasco, per arginare la «fuga» dei lavoratori italiani in Ticino e, quindi, porre un freno alla concorrenza svizzera. La richiesta, avanzata oltre confine e planata in Regione Lombardia, è stata avanzata dal consigliere regionale Angelo Orsenigo solo pochi giorni fa in una delle ultime sedute a Palazzo Lombardia. In concreto si propone di creare una zona logistica semplificata (Zls), che viene considerata come una possibile soluzione, se non definitiva quantomeno parziale, per cercare di tutelare le imprese comasche, attrarre investimenti e convincere a rimanere in Italia tanti lavoratori sempre più attratti dalle offerte più remunerative del Ticino.
«Emorragia da fermare»
«La Svizzera assorbe sempre più professionalità specializzate, ad esempio nel settore sanitario. Un’emorragia che non ci possiamo permettere – spiega Orsenigo –. E proprio sul tema delle Zone logistiche semplificate, dopo due mie iniziative consiliari approvate in aula, nel 2021 il consiglio regionale ha presentato un progetto di legge al Parlamento per chiedere che il Governo rendesse possibile la creazione di questo tipo di agevolazioni per i territori. Como, in quanto area di confine con la Svizzera, ha tutti i requisiti».
Va sottolineato come nelle Zls siano previste agevolazioni dal punto di vista burocratico, della possibilità di fare investimenti e sotto il profilo fiscale. La volontà è dunque chiara e punta a far sì che Regione Lombardia si faccia promotrice il prima possibile con il nuovo Governo di questa iniziativa. «Per i porti di Mantova e Cremona ci sono stati dei progressi concreti in questa direzione – aggiunge Orsenigo –. Ora è tempo di pensare anche alla provincia di Como così vicina al confine con tutte le implicazioni del caso».
La calamita ticinese
Al centro dell’attenzione c’è dunque quella che viene definita come la fuga dei lavoratori oltreconfine. «Si tratta di una dinamica sotto gli occhi di tutti. Sappiamo che oltre confine, nel primo trimestre 2022, c’erano 100 mila posti di lavoro vacanti. Una simile disponibilità e i salari notoriamente più alti sono un fattore attrattivo per i frontalieri italiani, che in questo contesto sono una vera risorsa per la Confederazione. Non c’è da meravigliarsi quindi se a marzo 2022 i frontalieri lombardi in Svizzera italiana erano 74 mila. Si tratta di un fenomeno fisiologico che però richiede un intervento politico per proteggere alcuni settori al di qua del confine (in Italia, ndr): primo tra tutti quello sanitario. Medici, infermieri, operatori sanitari trovano facilmente condizioni di lavoro e salari migliori in Svizzera: basti pensare che più di un quarto dei 16 mila operatori sociosanitari del Ticino è frontaliere, al 70% italiani e per la maggior parte lombardi». E tutto ciò per un sistema sanitario come quello lombardo «che già arranca per mancanza di personale, è un problema da affrontare con urgenza a partire da salari competitivi - commenta sempre Angelo Orsenigo -. Un intervento governativo dovrebbe riguardare anche il resto dell’economia lariana che necessita di agevolazioni da parte del Governo centrale per rimanere competitiva nei confronti della Confederazione Elvetica ed evitare quella che alcune associazioni di categoria hanno definito la «desertificazione produttiva» del confine. La Zona logistica speciale che ho ipotizzato e chiesto potrebbe essere una soluzione valida per attrarre investimenti e addetti».
La definizione
Ma di cosa si tratterebbe? Le Zone logistiche semplificate, al pari ad esempio delle Zone economiche speciali, sono delle aree geografiche di dimensioni limitate all’interno delle quali sono previsti particolari agevolazioni e incentivi per le aziende insediate o che decidono di insediarsi.