Lanciò un coltello contro il figlio, a processo per tentato omicidio
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Sembra tratta da un logoro stereotipo, la vicenda approdata oggi di fronte alla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Un padre ubriaco che, dopo un giro dei bar di Biasca e Pollegio e «sette Campari Spritz», torna a casa attorno alle otto di sera e trova il figlio che gioca a un videogioco in camera sua. Tacciandolo di lazzarone e di epiteti anche peggiori, l’uomo, un ticinese di 56 anni residente a Riviera, gli stacca la corrente. E qui termina lo stereotipo, perché la situazione degenera. E perché, non essendo le vite degli uomini un film, la questione ha diverse sfumature.
Nell’ambito della litigata che segue, il figlio (maggiorenne) sputa addosso al genitore, «verosimilmente esasperato dal suo comportamento», citando dall’atto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi, titolare dell’inchiesta. E il padre risponde lanciandogli contro un coltello a lama fissa di 16,5 centimetri e «mancandolo per poco» anche «grazie al suo spostamento repentino». Il figlio raccoglie il coltello e cerca di rinchiudersi in camera sua, senza però riuscire a impedire al padre di rientrare. Ne segue una colluttazione in cui il padre riesce a riprendere possesso del coltello e tira un altro fendente al figlio, mancandolo «probabilmente a causa del suo stato alterato dall’alcol». Il suo tasso alcolemico è stato stimato fra un minimo di 0,84 kg/h e un massimo di 1,89. Alla fine il figlio resta leggermente ferito sul palmo della mano e alla vista del sangue il padre lo soccorre. Poco dopo all’abitazione di famiglia arrivano ambulanza e Polizia.
L’uomo, difeso dall’avvocata Sandra Xavier, ammette i fatti ma non le imputazioni. In aula ha spiegato che le tensioni fra lui e il figlio erano nate relativamente di recente per questioni finanziarie e, dal suo punto di vista, si erano esasperate dopo che il figlio gli aveva fatto avere tramite avvocato una richiesta di mantenimento da lui giudicata spropositata. A farlo scattare quella sera è stato «l’ennesimo sputo in faccia. Una cosa schifosa, umiliante. Avrei preferito un pugno in faccia». Il 56.enne ha però affermato di non aver mai avuto intenzione di fare del male a suo figlio. «Se ho lanciato il coltello è perché probabilmente ce l’avevo già in mano perché stavo tagliando pane e formaggio per la cena. Avessi avuto in mano un mazzo di chiavi o un bicchiere gli avrei lanciato quello».
Dopo il «fattaccio» l’uomo è stato arrestato e ha passato 49 giorni in carcerazione preventiva. Da allora – nove mesi - non tocca alcol e afferma che per questo la sua vita è migliorata sotto ogni aspetto: «Non tutti i mali vengono per nuocere, quanto accaduto mi ha fatto capire di avere un grave problema». Il figlio, presente in aula, ha nel frattempo traslocato e i rapporti fra i due sembrano essersi normalizzati. Il padre li ha descritti come «tutto sommato buoni»: si vedono una volta a settimana, spesso per un pranzo.