L'annosa battaglia per l'oratorio di Orlino

In quello che non è che l’ultimo atto in ordine temporale di un’ormai lunga battaglia, un gruppo di cittadini di Pregassona ha ricorso contro la decisione del Consiglio comunale di Lugano, presa lo scorso novembre, di approvare un investimento supplementare per delle opere di allargamento di via Selvapiana a Pregassona. Temono che il cantiere possa rovinare il vicino oratorio medievale dedicato ai santi Pietro e Paolo, peraltro bene tutelato a livello cantonale. I ricorrenti, per l’esattezza, affermano che «la decisione impugnata è il risultato di un comportamento contraddittorio (che viola il principio della buona fede), si basa su un accertamento fattuale arbitrario e non tiene conto della necessità impellente di tutelare la chiesa di Orlino (disattendendo così la legislazione in materia di beni culturali)». L’avversario, in questa battaglia, agli occhi di ricorrenti è la Città di Lugano, rea di non ascoltare le preoccupazioni riguardo le sorti dell’edificio.
Oltre a ciò, a fine dicembre l’Associazione amici della chiesa d’Orlino e la STAN hanno chiesto un incontro urgente all’Ufficio beni culturali per allargare il perimetro di rispetto dell’Oratorio anche al lato in cui oggi passa una strada (il tratto asfaltato nella foto). Una risposta favorevole comporterebbe probabilmente lo spostamento della strada stessa.
Gli ultimi dieci anni
Per capire come siamo arrivati alla situazione odierna bisogna tornare al 2013, quando la persona proprietaria di un fondo edificabile a monte dell’oratorio ha chiesto al Municipio di Lugano di adoperarsi per rendere carrozzabile via Selvapiana (alle spalle del fotografo nello scatto qui sopra). Cosa che la Città ha concesso lo stesso anno tramite una variante di Piano regolatore di poco conto. Nel 2019 viene invece chiesto al Legislativo di dare luce verde alla costruzione della nuova strada, con un messaggio municipale che non faceva cenno all’oratorio.
Tant’è che chi abita nei dintorni prende coscienza del progetto solo due anni più tardi, quando nella primavera del 2021 appaiono le modine. Alla domanda di costruzione vengono inoltrate almeno cinque opposizioni (tra cui una degli Amici della chiesa e una della STAN) e in pochi giorni una petizione indirizzata al Municipio, la quale chiede che la via resti pedonale, viene firmata da 590 persone. In seguito a ciò (e a due interrogazioni dei Verdi e di alcuni liberali), il Municipio nell’autunno 2021 sospende la procedura edilizia e promette approfondimenti, che si concretizzano in un nuovo messaggio municipale: quello poi approvato dal Legislativo - nella discussione avevano sollevato dubbi Danilo Baratti (Verdi) e Paolo Beltraminelli (il Centro) - e oggi contestato: «Le misure decise - si legge nel ricorso - appaiono manifestamente come un contentino dato a chi ha protestato, ma non cambiano la sostanza del problema: le misure di monitoraggio promesse per la chiesa non la tutelano e soprattutto non risolvono i problemi già in essere».
«In grave pericolo»
A tal proposito: gli Amici della chiesa hanno commissionato due perizie, di cui una statica. Quest’ultima indica che l’oratorio sarebbe in «grave pericolo per il transito dei camion accanto ai muri perimetrali» anche per via della strada esistente, costruita negli anni Sessanta e attigua all’edificio. Da cui la richiesta di ampliare il perimetro di protezione. In questo senso i diversi enti e gruppi intervenuti avrebbero a loro dire anche trovato una soluzione per spostare la strada e dare accesso alla proprietaria, ma quest’ultima ha rifiutato. La situazione, quindi, non sembra destinata a sbloccarsi a breve.
Intanto si progetta il restauro
A fine dicembre il Consiglio parrocchiale di Pregassona, che gestisce l’edificio, ha autorizzato la preparazione del dossier necessario per la restaurazione completa dell’oratorio, che è descritta come «da realizzare al più presto». Il restauro - l’ultimo risale al 1984-1984 - riguarderà sia gli aspetti architettonici che gli affreschi quattrocenteschi a opera dei Maestri seregnesi. L’oratorio è fra i primi edifici ticinesi a essere stati tutelati (appare già nel 1909, quando fu fatta la legge) ed è stato riscoperto negli ultimi anni anche grazie a un libro, oggi esaurito, a esso dedicato scritto da Giorgio Pagani con foto di Ely Riva.