Il caso

L’arringa dell’avvocato in difesa della periferia

L’ex sindaco di Sementina Marco Cereda non risparmia critiche al Municipio di Bellinzona a seguito dell’aggregazione, in particolare sulla cura del territorio e sui pochi investimenti - La replica secca dell’Esecutivo: «Non vi sono quartieri di serie A e B»
Marco Cereda ha lasciato la carica nel 2008. © CdT/Archivio
Alan Del Don
25.10.2019 06:00

Da buon avvocato qual è, sa benissimo che la captatio benevolentiae nell’arte oratoria non lascia mai indifferente chi ascolta. Così Marco Cereda, ex sindaco PLR di Sementina (ha lasciato nel 2008), mercoledì sera ha approfittato della serata organizzata nel suo paese a due anni e mezzo dalla nascita della Città aggregata per togliersi più di un sassolino dalle scarpe. Ha rivolto critiche circostanziate all’Esecutivo, in primis sulla scarsa propositività e sul rischio che vi sia disparità di trattamento fra i vari quartieri. Il sindaco Mario Branda e i colleghi hanno respinto i rimproveri, ma il sasso nello stagno è stato lanciato. Nel tour municipale iniziato il 2 settembre a Gudo e conclusosi ieri sera nella Turrita quella del legale è infatti stata la voce più autorevole che ha osato rendere attenta l’autorità non tanto su quello che non va ma su quello che dovrebbe fare per assicurarsi che in futuro la fusione non scontenti davvero nessuno.

«Evitate il laissez-faire»

Non è la prima volta che Marco Cereda fa le pulci pubblicamente al matrimonio allargato. Un anno fa aveva sollevato, attraverso i giornali, le prime censure, riguardanti soprattutto quella che a suo avviso era la parziale inefficienza delle squadre esterne. Stavolta ha rincarato la dose. Partendo dagli investimenti, che latitano, al di là dei progetti strategici: «Non vedo creatività, nuove proposte per il territorio. E sì che anche i contribuenti di Sementina qualche soldo ve lo lasciano. Fossi in voi cercherei di accelerare la riqualifica di via Locarno, mentre per quanto riguarda il discorso legato al Piano regolatore unico vi invito a non stravolgere le norme del nostro paese. Noi problemi come altri ex Comuni, ad esempio su dove mettere le automobili, non ne abbiamo». Ma è sulla cura del territorio, il suo cavallo di battaglia, che l’avvocato liberale radicale non ha nascosto la delusione. «Non lo nego, questa è la mia vera preoccupazione. Basta alzare gli occhi al cielo per vedere che qui vicino vi sono due lampioni rotti, uno addirittura da un anno e mezzo. Chi di dovere invece di stare con le mani in tasca dovrebbe intervenire. Persino la stradina del cimitero è malconcia. Saranno delle scemenze, ma sono le cose che il cittadino vede per prime. Se si lascia campo al laissez-faire gli abitanti potrebbero avere l’impressione che il Municipio non ha a cuore la periferia. Invece devono capire di non essere dimenticati», ha puntualizzato l’ex sindaco di Sementina. Dove, tra l’altro, tutto iniziò il 6 novembre 2012, giorno in cui fu firmata l’istanza per l’unione dell’agglomerato. Da 17 son rimasti in 13.

«Va cambiata la mentalità»

Stessi toni, pacati, ma ovviamente tutt’altra visione quella del sindaco Mario Branda. «Non vi sono quartieri di serie A e B. Il Municipio cerca di considerarli tutti allo stesso modo. Non è che non ci importano le buche nella strada, ma la popolazione deve cominciare a ragionare come un’unica entità. Mi spiego: se una nuova infrastruttura viene realizzata a Camorino anche i cittadini di Gorduno possono beneficiarne, perché ora siamo tutti sotto Bellinzona. Occorreranno forse ancora due anni e mezzo prima di arrivare dove vogliamo, ma vi assicuro che abbiamo preso nota di ogni appunto e in tempi brevi l’Esecutivo farà una lista delle priorità per capire dove intervenire per prima».

Se il capodicastero Opere pubbliche Christian Paglia ha replicato a Cereda affermando che «il Municipio non ha perso la creatività: semplicemente sono stati ripresi i progetti degli ex Comuni», il collega Simone Gianini (il quale si occupa di Territorio e mobilità) ha annunciato che la sistemazione di via Locarno (la lunga e trafficata arteria che collega Monte Carasso a Sementina) costerà 6,5 milioni di franchi: si restringerà il campo stradale, verrà allargato il marciapiede e sarà creato un viale alberato. L’Esecutivo ha dato un mandato esterno per la progettazione di massima, che è attualmente al vaglio dei competenti uffici cantonali.

Ponte tibetano e traffico

L’altro tema forte che ha tenuto banco durante l’affollata serata (presente un’ottantina di persone) è stato l’accesso alla collina, diventato caotico dopo l’inaugurazione del ponte tibetano che attira turisti da ogni angolo del mondo. La sala si è spaccata. C’è chi ha auspicato la chiusura della strada che sale verso San Defendente. E chi, per contro, seguendo l’esempio di Monte Carasso, ha chiesto di limitare l’accesso veicolare a chi è proprietario di un rustico. Tra le suggestioni anche l’introduzione di un servizio di sicurezza privato e la posa di una segnaletica più chiara. «Il manufatto è vittima del suo successo. Alcuni accorgimenti sono già stati introdotti e altri seguiranno», ha rilevato il capodicastero Finanze, economia e sport nonché membro dell’Ente autonomo Carasc Mauro Minotti. Bisogna agire in fretta, ha sottolineato un cittadino, in quanto negli ultimi anni è stato riscontrato un «aumento non solo del traffico, ma pure dei rifiuti». Il peccato è originario, gli ha fatto eco un altro abitante, «nel senso che chi ha pensato all’opera avrebbe dovuto chinarsi anche sul resto».

Le scuole devono attendere

Due parole, infine, sulle nuove scuole elementari. Ebbene, il progetto è bloccato da un ricorso al Consiglio di Stato. Prematuro esprimersi sulla tempistica in quanto potrebbero essere inoltrate altre censure se il Governo non dovesse dare ragione al ricorrente.