Laveggio, cinque opposizioni e una lotta che prosegue da anni
Mentre camminiamo in via Ponte Laveggio a Genestrerio il fiume Laveggio è calmo, se vogliamo innocuo. Scorre tranquillamente: farfalle e libellule si posano sull’acqua, proprio perché l’atmosfera è pacifica. Impensabile, verrebbe da dire, che un fiume apparentemente così calmo possa scatenarsi e uscire prepotentemente dagli argini. Eppure è così e il Laveggio, per certi versi, ha una sua peculiarità: la capacità di uscire rapidamente dagli argini - in determinate zone - quando ci sono forti temporali.
E, paradossalmente, appena terminano le piogge ha la stessa rapida capacità di ritirarsi. Ma il danno, nel frattempo, è fatto. Lo sanno bene dipendenti e titolari delle ditte che costeggiano il corso d’acqua a Ligornetto, così come i residenti che ci abitano. Lo sanno anche le autorità che, la scorsa primavera, hanno pubblicato all’albo comunale della Città di Mendrisio il progetto che mira all’allargamento dell’alveo del fiume: una soluzione che permetterebbe di risolvere il problema delle cosiddette «piene idrauliche». Ebbene, stando a quanto abbiamo potuto apprendere, il progetto dovrà ora fare i conti con cinque opposizioni. Ciò vuol dire che, con ogni probabilità, la possibilità che si realizzi l’intervento slitterà.
«Decenni di sofferenze»
Chi, da anni, «lotta» per veder attuate delle soluzioni, sono i titolari della ditta Ligo Electric, detta anche Valera. Soltanto nel mese di luglio, l’8 e il 18, lo straripamento del fiume ha creato non pochi problemi. Ma nessun danno, perché le contromisure messe in atto hanno fatto il loro dovere. Sì, perché l’edificio - quando le nuvole in cielo si addensano - diventa un «fortino». Il direttore tecnico della Valera Simone Straticò ci illustra tutti gli accorgimenti.
«Negli anni abbiamo montato delle paratie lungo la cancellata. Lo stesso abbiamo fatto dietro le varie porte d’entrata dell’azienda: alla fine del turno di lavoro, prima di andare a casa, vengono posizionate». Ma non solo. «Nel piazzale - continua Straticò - vi sono dei sensori che, nel caso dovessero rilevare la presenza di acqua, lanciano un allarme». Allo stesso tempo, durante i lavori di ammodernamento dello stabile (la parte storica risale al 1978) è stato alzato il livello dell’entrata. Il tutto per un unico scopo: evitare che le esondazioni del Laveggio possano raggiungere l’interno dell’azienda.
Oggi, a dirigere l’azienda di famiglia creata da papà Gustavo, ci sono i fratelli Claudio e Flavio Soresina. Quest’ultimo ci spiega che «le sofferenze durano da decenni. Negli anni ‘80 - ci racconta le origini della «convivenza» con il Laveggio - i miei genitori, con l’accordo delle autorità, fecero dragare il fiume». Questo per eliminare il materiale che, di fatto, alzava il letto del corso d’acqua. Oggi, come abbiamo visto, la ditta ha installato sistemi di protezione. Soresina, d’altro canto, ci spiega come la famiglia si sia resa parte attiva per trovare una soluzione. Una di queste, appunto, potrebbe essere la realizzazione del progetto che mira all’allargamento dell’alveo. Ma, come visto, bisognerà fare i conti con le 5 opposizioni.
L’acqua in casa
Dall’altra parte del Laveggio, invece, vi sono diverse case. E gli stessi problemi. «Durante le esondazioni - ci spiega una proprietaria di casa - è impossibile raggiungere il piazzale di casa a causa dell’acqua». Di più, è già successo che le canalizzazioni facessero il lavoro... inverso: «Alcuni nostri vicini si sono ritrovati con il pavimento di casa inondato dalle acque luride perché le canalizzazioni, al posto di smaltire, hanno invece ‘restituito’ il materiale».
Al lavoro dal 2013
Guadando nuovamente il Laveggio torniamo alla Ligo Eletric che, da tempo, sta cercando di trovare - in sinergia - delle soluzioni. «I primi contatti con l’Ufficio tecnico di Mendrisio risalgono all’agosto del 2013» ci racconta la legale dell’azienda Katia Cereghetti. Incontri, corrispondenza fitta (con l’Ufficio dei corsi d’acqua, il Consorzio manutenzione arginature del Medio Mendrisiotto, con la Città) e istantanee per documentare ogni esondazione. Tre, nell’ultimo anno: l’8 e il 18 luglio e il 18 settembre dello scorso anno. «Sollecitiamo le autorità affinché venga risolto il problema prima che si verifichino incidenti gravi» sottolinea Cereghetti. Allo stesso tempo, segnala la nostra interlocutrice, «dal 2013 al 2024 sono stati effettuati dei lavori di manutenzione al comparto, anche a spese dei proprietari dell’azienda». Poi è arrivato, questa primavera, il tanto atteso progetto che rischia però di dover fare i conti con un lungo iter burocratico. «Se venisse identificata una soluzione transitoria aspetteremmo con maggiore serenità tutto l’iter ricorsuale» evidenzia Cereghetti.
«Chiediamo una manutenzione straordinaria del fiume» le fa eco Flavio Soresina. Tutto affinché si possano arginare le «sfuriate» del Laveggio, evitare danni e, soprattutto, scongiurare la possibilità che si verifichi un evento ben più grave.