Le catene che snobbano Lugano e quelle che invece ci credono

Chissà cosa è passato per la testa di chi ha deciso, nel 1981, di aprire un Burger King a Lugano. Era il primo in Svizzera e tra i primi in Europa visto che il Whopper era sbarcato sul Continente solo 6 anni prima (nel 1975) a Madrid. Burger King è ancora al suo posto. E che posto! La catena di fast food (per la serie «chi prima arriva meglio alloggia») è ormai parte del corredo storico di Palazzo civico. Ma da allora, da quel 1981, Lugano non si è mai dimostrata un luogo particolarmente interessante per le grandi catene internazionali della ristorazione. E a ben guardare neppure per quelle nazionali. Vero, poi è arrivato McDonalds, ma tanti celebri marchi che hanno colonizzato le altre città elvetiche a Lugano non ci sono. Non c’è KFC, non c’è Dunkin’ Donuts e non c’è Starbucks, che in Svizzera ha aperto caffetterie in ogni angolo. «Meglio così», diranno in molti. «Significa che non ne abbiamo bisogno». Ma è comunque curioso notare come la nona città elvetica sia decisamente sottorappresentata in questo settore.
Qualcosa è cambiato
Del tema ci eravamo già occupati nel 2019, quando avevamo contattato una trentina di aziende di vario genere, svizzere e internazionali (da Uber alla Apple passando per esempio da Tibits, Ex Libris, Globus o Sprüngli), per capire come mai non erano presenti in città. Ci abbiamo riprovato, anche se nel frattempo qualcosa è cambiato. È arrivato Subway e - ed era una delle aziende che avevamo contattato nel 2019 - ha aperto la catena svizzera specializzata in hamburger HolyCow! (a Grancia). KFC è sbarcato in Ticino, anche se per ora solo a Mendrisio. E presto - ma questo esula dalla ristorazione - arriverà il gigante francese FNAC (specializzato in libri, dischi e cd), che rileverà il settore elettronica delle Manor di Lugano e Balerna.
Il caffé resterà nostrano
Starbucks non ha risposto alle nostre mail, anche se i titoli dei giornali della Svizzera tedesca (questo è del Blick ed è di appena due settimane fa: Starbucks schliesst mehrere Filialen in der Schweiz) lasciano poco spazio all’interpretazione. Che dire invece di Nero, il gigante del caffé made in England? L’anno scorso sulle colonne della LuzernerZeitung si poteva leggere dell’imminente apertura di 15 filiali in Svizzera. Ma Costa, da noi contattata, smorza gli entusiasmi. «Come primo passo in Svizzera ci stiamo concentrando sul consumo domestico (capsule, chicchi, eccetera)» acquistabili nei supermercati. Per ora dunque Costa non intende aprire locali in Svizzera. Niente Starbucks quindi, e niente Costa.
«Per noi sarebbe un rischio»
A Zurigo e dintorni sta avendo un buon successo la catena Nooch, che propone cucina asiatica. Anche a loro abbiamo scritto per sapere se prevedono di approdare in Ticino. «La nostra politica - ci hanno risposto - è di aprire ristoranti che distano al massimo un’ora da Zurigo. In questo modo sono più facili da controllare, anche perché non facciamo franchising. Inoltre il Ticino ha una lingua e una cultura diversa dalla Svizzera tedesca, e per noi un cambiamento del genere sarebbe rischioso». Discorso, quello della diversa cultura (anche culinaria), che immaginiamo sia valso anche per Pizza Hut - da anni comunque non più presente in Svizzera - e valga ancora per Starbucks e il suo caffè. Il colosso di Seattle si è tenuto per anni alla larga dal mercato italofono proprio perché credeva che sarebbe stato un po’ come pretendere di vendere ghiaccio agli eschimesi. Ma poi Starbucks in Italia è arrivata lo stesso. In Ticino no. Ma è anche una questione di prezzi: ci sono prodotti - soprattutto quelli della tradizione italiana - che tra il Ticino e la Svizzera tedesca hanno differenze notevoli. E per le catene questo è un problema.
Uno sconto per il Ticino
«Proprio per questo motivo - ci spiega il gerente di Subway Lugano - ho chiesto e ottenuto dalla centrale la possibilità di offrire prezzi un po’ più bassi in Ticino». E come sta andando? «Difficile dirlo vista la pandemia, ma siamo soddisfatti. I clienti arrivano. Ticinesi e turisti. Tanti studenti, ma non solo».
Domino’s ci sta pensando
Prima si parlava di «vendere ghiaccio agli eschimesi». Domino’s Pizza ci è riuscita. La società statunitense - 17.000 punti vendita in tutto il mondo - è entrata nel mercato italiano nel 2015. E se ce l’ha fatta in Italia potrebbe farcela tranquillamente anche in Ticino. «Domino’s Pizza - confermano dall’ufficio stampa - vorrebbe espandersi in Ticino a lungo termine. Come dimostrano le cifre in Italia l’alta qualità e la consegna veloce sono molto apprezzate anche a Sud. Tuttavia non ci sono ora come ora piani concreti».
«Ci hanno chiesto affitti altissimi»
Tra le «new entry» a Lugano c’è la catena HolyCow! Gourmet Burgers, che ha da poco aperto un ristorante a Grancia (al Parco Commerciale) e che da tempo era presente nelle altre principali città svizzere. Come è stato l’arrivo in Ticino? «C’è soddisfazione - ci viene spiegato - e abbiamo notato che diversi clienti sono ex studenti universitari che si erano affezionati ai nostri prodotti quando studiavano in altre città». HolyCow! potrebbe aprire in altre località ticinesi. E, forse, raddoppiare anche a Lugano (in posizione più centrale) se dovesse trovare uno spazio adatto e a prezzi ragionevoli. «Inizialmente era stata presa in considerazione la possibilità di aprire un ristorante in centro, ma gli affitti chiesti erano altissimi». Altissimi anche per un marchio che a Zurigo si trova praticamente in Bahnhofstrasse.
Non ci hanno invece risposto
Al momento di andare in stampa non abbiamo ricevuto risposte di Five Guys (ha aperto tre ristoranti a Ginevra e a Losanna), Dunkin’ Donuts (online pubblicizzano però la consegna in Ticino), Tibits (nel 2019 avevano detto di non escludere un futuro arrivo in Ticino, ma di volersi prima concentrare sull’espansione in Romandia) e Wonderwaffel. E di Old Wild West: marchio italiano già presente a Mendrisio e a Locarno, ma non a Lugano.