Lugano

Le Commissioni di quartiere: «Serviamo ancora a qualcosa?»

Diciotto presidenti su ventuno hanno chiesto un incontro con il sindaco per discutere della reale necessità di questi organi locali e dei loro compiti – Si lamenta uno scarso coinvolgimento da parte della Città nei progetti che hanno un certo impatto
La volontà è anche quella di rivedere uno statuto che non è ritenuto al passo con i tempi. © CdT/Gabriele Putzu
Valentina Coda
24.02.2024 06:00

Fanno parte della grande Lugano, ma negli ultimi tempi si sentono poco coinvolte e considerate rispetto ai ruoli che hanno avuto dopo l’aggregazione: essere la voce della realtà di un quartiere, fare da incubatrice delle segnalazioni dei cittadini e trasmetterle agli uffici competenti e, non da ultimo, avanzare proposte o puntualizzazioni sui progetti in base alle esigenze degli abitanti. Una lista certamente non esaustiva (e riduttiva) rispetto ai vari compiti che svolgono le Commissioni di quartiere. Fatto sta che diciotto presidenti (su un totale di ventuno) hanno scritto una lettera al sindaco, Michele Foletti, e al responsabile dell’Ufficio quartieri, Gabriele Botti, chiedendo un incontro prima della fine della legislatura, o per lo meno entro fine giugno, per parlare del loro futuro e della loro necessità sul territorio.

Le esigenze cambiano

La volontà è soprattutto quella di dare più voce alla cittadinanza e aprire un canale di dialogo con la municipalità per aggiornare lo statuto e, di riflesso, adeguarlo ai tempi che cambiano. Sono infatti passati vent’anni dalle prime aggregazioni a Lugano (a cui sono seguite quelle del 2013) e le esigenze della comunità sono cambiate, ma il regolamento delle Commissioni di quartiere non sembra essere andato di pari passo. «Se venissero collocate in un quadro legislativo, potrebbero essere un importante risorsa dal basso – osserva Federico Haas, presidente della Commissione di quartiere di Lugano Centro-Loreto –. Lo statuto prevede un ruolo consultivo, ma non c’è scritto da nessuna parte che si possa fare una lista di desiderata e portare la voce del quartiere, in modo da integrare le esigenze degli abitanti nei progetti che di fatto andranno a cambiare gli equilibri di una determinata zona». Una questione importante è proprio quella dei progetti che la Città promuove e realizza nei diversi quartieri che, beninteso, sono tutti diversi e ognuno con le proprie sensibilità. Un esempio pratico potrebbe essere quello della riqualificazione del comparto degli Angioli, in cui «siamo riusciti forzatamente a richiedere che un rappresentante della Commissione di quartiere venisse nominato nella giuria che poi avrebbe valutato il progetto – prosegue Haas –. Il risultato? Quello scelto andava contro quanto espresso dal quartiere».

«A giochi fatti»

Anche le commissioni un po’ più piccole, come quella di Cureggia, si interrogano su vari aspetti. Ad esempio, rileva il presidente Andrea Gianini, «serviamo ancora a qualcosa? C’è la volontà di cambiare le cose? Esiste la possibilità di conferire un’utilità concreta ai singoli quartieri? Le Commissioni di quartiere devono fungere da ponte con i cittadini, ma allo stato attuale non abbiamo sostegno e non disponiamo di un vero coordinatore».

Sulla stessa lunghezza d’onda, seppur in parte, è Michele Amadò, presidente della Commissione di quartiere di Viganello, che auspica venga attivata una «macchina virtuosa» dopo l’incontro con il sindaco. «Bisogna rivedere i compiti, garantire un dialogo più sistematico con la Città e capire se c’è un reale interesse nelle commissioni. Il poco coinvolgimento nei progetti varia tanto da quartiere a quartiere. Viganello è messa meglio rispetto ad altri, e sulle opere siamo sempre stati coinvolti, anche se avremmo voluto un commissario al fronte quando si è deciso di allestire un concorso per le nuove scuole in zona La Santa». Dispiaciuto, di contro, Franco Panora, presidente della Commissione di quartiere di Breganzona, perché «veniamo a sapere dai media alcune intenzioni del Municipio», come ad esempio il progetto per il nuovo autosilo di Biogno, piuttosto che «essere coinvolti quando si intende abbozzare un progetto e portare il parere di chi vive realmente il territorio».

Quest’ultimo punto è anche scritto nero su bianco sul sito della Città: «Esprimere il proprio parere – leggiamo – sui progetti del Municipio che interessano i diversi quartieri». Il problema, però, è che «risulta difficile intervenire o esprimere un parere se veniamo interpellati a giochi fatti, ovvero quando riceviamo la domanda di costruzione, e non abbiamo più margine di manovra».

«Non solo feste e castagnate»

Un esempio di come dovrebbe essere la collaborazione tra Commissioni e Municipio lo fornisce Marco Imperadore, presidente della Commissione di quartiere di Pregassona, parlando del parco giochi di via Industria. «Ho partecipato all’ideazione del progetto e la collaborazione con i funzionari della Città è stata ottima: non abbiamo messo i bastoni tra le ruote, anzi, abbiamo portato sul tavolo delle idee che sono state anche prese come spunto per altri parchi gioco di Lugano». Anche in questo caso, però, viene sollevato il poco coinvolgimento nei progetti: «Non siamo qui solo a organizzare feste di quartiere e castagnate».

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