Territorio

Le dodici fatiche di Savosa per salvare un pezzo di storia

Il Comune vuole tutelare i ruderi dell'oratorio del '500 di S.Maria a Rovello, mentre un privato costruirci un edificio residenziale – Dopo anni di ricorsi e misure cautelative, l'Esecutivo ha messo a punto una variante di PR che protegge e valorizza l'antica struttura
© CdT/Chiara Zocchetti
Valentina Coda
09.11.2024 06:00

Il destino degli edifici, siano essi tutelati quali beni culturali o meno, è sempre sospeso tra gli interessi delle parti. C’è chi vuole proteggerli e del caso renderli fruibili ai cittadini e chi invece pende a favore della tabula rasa per fare posto ai tempi che cambiano. Il caso dei ruderi dell’oratorio cinquecentesco di Santa Maria a Rovello a Savosa calza a pennello, così come altri esempi nel Luganese.

È dal 2019 che il Comune si mette di traverso alla decisione della società proprietaria del fondo di demolire l’antica costruzione per fare posto a un nuovo edificio residenziale. La demolizione, per l’appunto, era una possibilità concessa dal Piano regolatore di quell’area, sebbene quei ruderi siano tutelati quali beni culturali di interesse locale. Anche il Consiglio di Stato aveva detto la sua, mettendo in campo delle misure cautelative per vietare ogni intervento invasivo. Misure che avevano un termine, ormai scaduto. L’unica soluzione per il Municipio di proteggere il suo bene culturale è quella di cambiare la variante. Cosa che ha appena fatto mettendola in consultazione con intenzioni ben chiare: procedere con un esproprio formale e indennizzare la società proprietaria.

Cinque anni di grattacapi

Il fondo in oggetto, in via Emilio Maraini, è caratterizzato appunto dalla presenza dei ruderi del piccolo oratorio cinquecentesco di Santa Maria a Rovello. E dell’edificio originale, oltre alla sacrestia (in buona parte conservata), sono presenti parti della muratura della facciata, della navata e del muro dell’abside. Una testimonianza della storia del comune di Savosa mica da poco. Non a caso l’Ufficio dei beni culturali, in una missiva, scriveva a suo tempo che «i ruderi dell'oratorio di S. Maria di Rovello sono paragonabili alle numerose vestigia archeologiche di edifici, infrastrutture e manufatti andati distrutti ancora presenti in Canton Ticino». I grattacapi per il Comune iniziano nel 2019, ovvero quando la società proprietaria del fondo inoltra una domanda di costruzione per demolire i ruderi e costruire un edificio residenziale. In risposta, il Consiglio comunale adotta delle varianti di PR con le quali vengono istituiti il vincolo di tutela locale e il perimetro di interesse archeologico. Gli anni passato tra ricorsi e contro ricorsi, fino ad arrivare all’ultima mossa: il Consiglio di Stato adotta delle misure cautelative volte a «vietare ogni intervento suscettibile di manomettere, alterare o distruggere i ruderi», consigliando al Municipio di provvedere all’allestimento di una variante di Piano regolatore per scongiurare, appunto, la demolizione.

L’unica via praticabile

Un tentativo di conciliazione tra le parti, è bene precisarlo, c’è stato. Ma non è andato a buon fine. Nel rapporto di pianificazione leggiamo che «il tentativo di dialogo con i proprietari è decaduto con la risposta dell’avvocato, il quale ha comunicato che non intende indire alcun incontro prima che i ricorsi da lui inoltrati non verranno evasi». L’Esecutivo, al netto della risposta, non è rimasto con le mani in mano ed è andato avanti ad allestire la sua variante (preavvisata favorevolmente dal Dipartimento del territorio). La scelta è ricaduta sull’unica che «sarebbe in grado di regolare i diritti di proprietà dei privati e che permetterebbe la realizzazione degli obiettivi di valorizzazione culturale e di fruizione pubblica del fondo perseguiti dall’Autorità locale». I diritti della proprietà privata sarebbero invece da compensare «con un’indennità d’espropriazione». A questo proposito, il Municipio ha deciso di «procedere con un esproprio formale e questo passaggio è stato quantificato in 50.000 franchi – ci dice il sindaco di Savosa, Raffaele Schärer –. In altre parole il Comune diventa proprietario del fondo e indennizza il privato». E se gli attuali proprietari non volessero vendere? «Attendiamo le osservazioni dopo la consultazione, poi si vedrà...».

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