Le false fatture e i telefoni

Al capolinea le indagini su una rete di società specializzata in riciclaggio di denaro
Red. Online
24.09.2016 02:05

LUGANO - In principio vi fu un caso di bancarotta fraudolenta che fece non poco rumore in Italia, emerso nel 2012 e per un importo complessivo di una ventina di milioni di euro. Un caso che ruotava intorno all'improvviso fallimento di alcune imprese attive nel ramo della telefonia e che aveva avuto un'appendice nel Luganese, dove era confluita parte dei fondi frutto delle irregolarità in seguito accertate.Ora le indagini avviate dal Ministero pubblico della Confederazione per far luce su quei fatti sono giunte al capolinea sfociando in una serie di decreti di accusa per grave riciclaggio di denaro e falsità in documenti. E ad emergere ancora una volta sono le moderne e sempre più complesse strategie adottate per ripulire il denaro sporco e vanificarne l'accertamento dell'origine, il ritrovamento o la confisca.

Dal Ceresio all'Oceania

Il business di facciata era quello del cosiddetto trading telefonico e si articolava in una serie di società attive in mezzo mondo: si va da Roma all'Irlanda, passando dalla Romania e le isole Marshall per infine approdare alle nostre latitudini, a Lugano e a Manno.Queste società si presentavano come intermediarie nel campo della compravendita di traffico telefonico (semplificando: la società telefonica A ha bisogno di un certo volume di telefonia verso un determinato Paese, la società telefonica B ha a disposizione il volume richiesto e lo vende ad A che a sua volta lo mette a disposizione di altri operatori).Ebbene, attraverso un ingarbugliato intreccio di operazioni era stato creato un enorme giro di denaro poi interrottosi con una rapida successione di fallimenti che lasciarono i creditori delle imprese con un pugno di mosche in mano.

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