Ticino

Le greggi tornano sugli alpeggi, ma la paura del lupo rimane

Con la bella stagione, per gli allevatori ticinesi si ripresentano anche le preoccupazioni per la difficile convivenza con il grande predatore – Le segnalazioni a fine maggio erano già 76, il doppio del 2022 - «Viviamo una situazione di costante incertezza, le stiamo tentando tutte per resistere»
KEYSTONE/Gian Ehrenzeller
Martina Salvini
24.06.2023 06:00

A Cerentino, la stalla di proprietà di Marco Frigomosca è vuota ormai da un mese. A metà maggio, l’allevatore ha portato in alpeggio le sue bestie, un centinaio di capi tra pecore e capre. «A differenza dello scorso anno, quando avevo deciso di tenere gli animali chiusi in stalla a causa delle numerose predazioni, questa volta li ho portati all’alpe», ci racconta. In valle, dice Frigomosca, la situazione sembra essere più tranquilla, almeno per ora. Ma tra gli allevatori della zona, dopo la terribile annata del 2022, la guardia rimane alta. «Viviamo una situazione di costante incertezza» confessa Frigomosca, al quale l’anno scorso il lupo ha sbranato molti capi. «Salgo all’alpe molto più frequentemente, sia per controllare le bestie sia per mungere le capre, e ogni volta non so mai cosa attendermi».

Stanchi e scoraggiati

Il lupo, in Val Rovana, è stato avvistato a più riprese, e appena un paio di giorni fa è tornato ad attaccare. Nel mirino sono finite due pecore di un altro allevatore del paese, Eros Beroggi. «E pensare che finora era andato tutto così bene», commenta con voce malinconica quando lo raggiungiamo al telefono. La presenza del grande predatore, in queste vallate, lo scorso anno ha messo a dura prova anche Beroggi, che ha perso 40 capi in tre diversi attacchi. «Ero esasperato: ho pensato più volte di smettere, di lasciare l’attività. Era diventato insostenibile», racconta. Poi, con il ritorno della bella stagione, la decisione di tentare un’altra volta e di riportare i suoi animali all’alpeggio. «Tempo fa ho provato a inserire nel gregge un lama, che dicono scoraggi i predatori. Quest’anno, invece, stiamo tentando con un altro metodo, sfruttando il contributo della scienza. Per il momento parrebbe funzionare». Per contenere i danni, gli allevatori ticinesi procedono per tentativi. E nel frattempo, cercano di salire all’alpe il più possibile per controllare gli animali, sperando di trovarli ancora vivi. «In valle si respira un certo scoramento. Ma anche un po’ di rabbia e incomprensione», racconta Beroggi. «Soprattutto, fatichiamo a capire le posizioni di una parte della popolazione. Si fa presto a dire ‘‘mettete i cani’’ o ‘‘recintate’’. Non è sempre così facile, e ci sentiamo costantemente giudicati da chi conosce poco della nostra realtà e l’impegno che ci mettiamo per mandare avanti la nostra attività».

Attacchi e avvistamenti

A Cerentino, spiega Armando Donati, presidente dell’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori, «fino al 20 di aprile il Cantone ha chiesto agli allevatori di tenere le bestie in stalla di notte, proprio per evitare problemi con il lupo. Fino a primavera inoltrata, poi, molti hanno lasciato i capi nei recinti, proprio perché rimasti scottati dalla pessima esperienza della scorsa estate». Quest’anno, però, sembra andare un po’ meglio, perlomeno dal profilo delle predazioni. «Alla fine di maggio - dice Donati - avevamo registrato un totale di 76 segnalazioni (contro le 39 dello scorso anno) e 7 attacchi agli animali da reddito (11 nel 2022). La grossa differenza sta però nel numero di capi predati: 71 alla fine di maggio del 2022, soltanto 30 fino ad ora». Nonostante gli avvistamenti in crescita, quindi, il lupo finora ha colpito meno. «Ma non per questo siamo meno preoccupati», sottolinea Donati. «Il lupo è un animale imprevedibile, ed è difficile riuscire a leggerne le mosse in anticipo. Anche per questo è così arduo per gli allevatori proteggere le greggi».

Numeri incerti

In più, non si ha neppure certezza su quanti lupi siano presenti in Ticino. «Secondo i dati dell’Ufficio della caccia e della pesca, i branchi accertati sono quattro, ma non si sa esattamente quanti siano gli esemplari. Sono stati identificati finora 10 adulti stanziali - e qui troviamo, ad esempio, i genitori del branco della Val Colla e della Valle di Blenio - a cui si aggiungono una ventina di altri lupi identificati negli ultimi due anni a seguito di predazioni, ma che non si sa che fine abbiano fatto. Potrebbero aggirarsi ancora nelle nostre zone oppure essersene già andati. A loro, infine, si sommano i lupi di cui sono state trovate le tracce, ma di cui non si sa nulla di più». Secondo Donati, su tutto il territorio cantonale i lupi sarebbero almeno una trentina. «E non sempre si comportano allo stesso modo. Finora, infatti, abbiamo avuto solo due predazioni davvero grosse: a inizio maggio in Valle di Blenio, dove un lupo è riuscito a entrare in un recinto uccidendo 13 ovini e ferendone 6; e a fine maggio, sui Monti di Sciaga. Una coppia di allevatori di Indemini aveva portato al pascolo una trentina tra pecore e agnelli, ma quando sono tornati a controllarli ne erano rimasti vivi solo 15. Sei capi erano morti e 16 invece erano dispersi».

Indennizzi e normative

E proprio per quanto riguarda i capi che risultano dispersi dopo gli attacchi, gli allevatori lamentano un problema. Il Consiglio di Stato, infatti, ha emanato a fine marzo un nuovo regolamento sui risarcimenti. «Un testo - spiega ancora Donati - che mette fine alla situazione caotica dello scorso anno, chiarendo in maniera efficace il funzionamento degli indennizzi per gli allevatori in caso di predazione». Tutto bene, quindi? Non proprio, perché nel documento non si fa riferimento ai capi dispersi. «O meglio, il Cantone, seguendo il parere dell’Ufficio federale dell’ambiente, non intende risarcirli». Una vera e propria contraddizione, secondo Donati: «Non si tratta di indennizzare chi cerca di fare il furbo, ma è chiaro che se le bestie spariscono a seguito di un attacco del predatore è presumibile che la colpa sia del lupo. Così, invece, è come se volessero farci passare per ladri e bugiardi». E sempre alla politica, ma questa volta a quella federale, Donati rimprovera poi le eccessive lungaggini. «La revisione dell’ordinanza che facilita l’abbattimento del lupo entrerà in vigore solo dal 1. luglio e per molti allevatori questa è una beffa. Il testo è stato messo in consultazione in novembre ed era possibile inoltrare le osservazioni fino a febbraio, quindi ci sarebbe stato tutto il tempo per farlo entrare in vigore da maggio, senza attendere ancora». Invece, sostiene Donati, ancora una volta si è temporeggiato: «Ed è proprio questo atteggiamento a infastidire di più chi vive di allevamento».

La presenza del lupo è anche un tema del progetto di prevenzione «Montagne sicure» promosso dal Dipartimento delle istituzioni.
La presenza del lupo è anche un tema del progetto di prevenzione «Montagne sicure» promosso dal Dipartimento delle istituzioni.
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