La testimonianza

«Le mie foto per non dimenticare come era la Val Bavona prima del disastro»

Le immagini di Christian Imberti, ingegnere civile ed appassionato escursionista, se paragonate a quelle di distruzione diffuse negli ultimi giorni, sono un pugno nello stomaco: «L'ultimo mulino della valle è andato perduto»
© Christian Imberti
Giacomo Butti
03.07.2024 13:00

Foreste, strade, case. Vite. Il maltempo che nella notte fra sabato e domenica si è abbattuto sulla Valmaggia si è, in alcuni punti, portato via tutto. In Val Bavona, a Fontana in particolare, un paesaggio stravolto, completamente rimodellato dalla furia degli elementi, si presenta oggi agli occhi dei pochi che, in questi giorni di emergenza, hanno potuto recarvisi.

Come tenere a mente, di fronte a una simile tabula rasa, ciò che – prima – contraddistingueva i bucolici scenari della valle? Come non dimenticare? Sui social, c'è qualcuno che ci ha provato tramite la fotografia. Christian Imberti, ingegnere civile ed appassionato escursionista, da anni frequenta la regione. Amministratore del gruppo Facebook Escursioni e capanne del Canton Ticino, ha recentemente dedicato alla valle un lungo post con gli scatti presi qualche tempo prima che la tragedia colpisse. Immagini che testimoniano non solo il fascino, ma anche l'incredibile patrimonio culturale della Val Bavona, oggi in parte andato perso. Imberti ci ha aiutato a non dimenticare.

Vite dure

«Sono un appassionato di escursioni, specialmente sui sentieri storici. Mi interesso a tutto ciò che è la vita rurale e la Val Bavona è un esempio concreto di che vite dure facessero gli alpigiani ticinesi», ci racconta Imberti. Si tratta, spiega l'appassionato, di una regione «che ha molta storia da raccontare. Probabilmente tra le più povere del Canton Ticino, è una valle che mi ha sempre affascinato. Un territorio aspro, impervio, difficile e dove ci sono tantissime testimonianze di queste vite dure». 

Già prima che la frana accartocciasse le strade della Val Bavona, «raggiungere questi posti non è facile: il fondovalle sembra facilmente accessibile con la strada asfaltata, ma le grandi montagne accanto, poco frequentate, rendono l'idea di quanto sia difficile arrivarci». Per chi pratica l'escursionismo, Fontana è un crocevia importante: «Da lì passano i sentieri che portano al rifugio Fiorasca e alle alpi» più a monte, ci spiega. «Vedere che tutto è andato distrutto fa male, lascia davvero increduli. Ero stato recentemente a vedere il mulino di Fontana, l'ultimo mulino della Valle Bavona ed è un peccato vedere che è andato perduto, travolto dalla frana».

Di fronte a un dramma simile, spiega Imberti, c'è poco da fare, se non ricordare. «Per fortuna in passato tanto è già stato fatto dalla Fondazione Valle Bavona, che ha messo a disposizione totem e cartelli con i dati per segnare il patrimonio culturale della regione. Ora non dobbiamo dimenticare quello che è stato». 

Imberti ci ha concesso di pubblicare le sue fotografie, alcune delle quali scattate con un drone sulla zona di Fontana. Per chi ha negli occhi le immagini pubblicate negli ultimi giorni, è un pugno allo stomaco.

Ieri

Oggi

Progetti

Da anni l'ingegnere civile, con l'aiuto di un drone – «il mio fedele compagno» – è impegnato in un progetto che riguarda proprio la Valle Bavona. Escursione dopo escursione, Imberti ha tracciato gli antichi sentieri della Valle Bavona, quelli dimenticati. «Chi si addentra nei mondi impervi della valle deve amare l’esplorazione della natura più selvaggia e saperne cogliere storia e fascino». Imberti ci spiega di aver passato tanto tempo a studiare le mappe locali. «Il mio obiettivo, anche con l’uso del drone, è quello di "battezzare" definitivamente i percorsi ormai dimenticati, cosi da valorizzarli e preservarne la memoria storica, digitalizzando il tracciato e descrivendo i percorsi con immagini e dettagli precisi». In questo modo, spiega Imberti, «il duro lavoro dei nostri antenati non andrà perso nel nulla. Per me questa attività vuol essere anche un tributo a chi in quei posti ha investito una vita di fatiche pur di riuscire a sopravvivere». 

In rosso i percorsi tracciati da Imberti. In arancione quelli che l'ingegnere civile intende tracciare in futuro
In rosso i percorsi tracciati da Imberti. In arancione quelli che l'ingegnere civile intende tracciare in futuro
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