Castagnola

Le preoccupazioni attorno al futuro del Grotto Centrale

I nuovi proprietari lo volevano rilanciare, ma ora hanno optato per tramutarlo in una sala multiuso per eventi pubblici e privati – Nel quartiere serpeggia preoccupazione, sia per la durata del cantiere che per la nuova impostazione: «Ridondante con quanto fatto dalla Città»
Come sarà al termine del cantiere
Federico Storni
Federico StornieRebecca Kos
28.08.2024 06:00

Benché sia chiuso da un decennio, il grotto Centrale per tante persone di Castagnola e Ruvigliana è ancora «quel de la Martina», la pausa obbligata la domenica dopo la messa nella chiesa di San Giorgio. Da tempo c’è un progetto per farlo rivivere, che in questi giorni sta però facendo alzare qualche sopracciglio. Anche perché il cantiere si trascina da qualche anno (del vecchio grotto non resteranno che le foto) e perché in futuro con tutta probabilità non sarà più un grotto ma una sala multiuso.

Il concetto e il ripensamento

Una vista invidiabile. ©Cdt/Gabriele Putzu
Una vista invidiabile. ©Cdt/Gabriele Putzu

Il nuovo corso del grotto Centrale inizia in realtà un decennio fa, quando nel 2014 passa di mano. La famiglia che l’ha acquistato, dopo aver chiesto consiglio a diversi esperti del settore, ha concluso che era necessario ricostruirlo completamente, in quanto i locali non soddisfacevano più nessuno standard e le condizioni dell’edificio erano precarie. La ricostruzione, su un concetto sviluppato dal compianto architetto Aurelio Galfetti, avrebbe inoltre permesso di ospitare più persone, rendendo l’attività più economicamente sostenibile. Tutto ciò è sfociato in una licenza edilizia staccata nel 2019. Cinque anni dopo, complice la pandemia da Coronavirus, l’area è però ancora un cantiere. Questi anni complicati hanno spinto i proprietari a ripensare il futuro del Grotto, orientandosi verso un cambio di destinazione. La relativa domanda di costruzione è in pubblicazione in questi giorni all’albo cittadino. Il nuovo progetto prevede la trasformazione del grotto in uno spazio multiuso, utilizzabile sia dalla comunità sia dai privati. L’obiettivo principale, secondo quanto dichiarato dalla famiglia, è quello di «mantenere vivo un luogo destinato ad ospitare eventi pubblici e privati durante tutto l’anno, collaborando con le realtà locali per promuovere le tradizioni della cultura ticinese». Il rinnovamento prevede uno spazio interno ampliato e uno esterno con una piazza arricchita dal vicino bosco. Tra le iniziative in programma, i proprietari prevedono di organizzare concerti di musica jazz, mostre d’arte e riunioni private: «Per noi è importante organizzare degli eventi che non disturbino chi abita in zona». La sfida più grande, ci dicono, sarà mantenere una comunicazione adeguata ed efficiente con le altre aziende del territorio e con gli organizzatori di eventi regionali, al fine di creare continuità e sinergie locali.

Con gli occhi addosso

©Cdt/Gabriele Putzu
©Cdt/Gabriele Putzu

I proprietari ci hanno riferito di aver ricevuto alcuni riscontri positivi da parte della comunità, che ha espresso interesse per il progetto. Tuttavia, complice il cantiere che procede a singhiozzi e il cambio di destinazione, non mancano le voci critiche. Addirittura, eccezionalmente la notifica del proposto cambiamento è stata mandata a più persone rispetto a quanto fosse strettamente necessario secondo la Legge edilizia. Anche la Commissione di quartiere di Cassarate-Castagnola si è già interessata alla questione e ne discuterà nuovamente nella sua prossima seduta. Il suo presidente, Pierpaolo Poretti, a titolo personale afferma in particolare di considerare di primo acchito ridondante l’intento dei proprietari, «considerando che il Comune ha recentemente investito somme considerevoli». A breve, infatti, la Città di Lugano inaugurerà nell’ex asilo di Castagnola – addossato alla chiesa di san Giorgio, a pochi metri dal grotto – una casa «SPIN» che, oltre a degli spazi per le associazioni, prevede al piano seminterrato «una sala multiuso con cucina per piccoli eventi e feste».

Fra i mugugni ce ne sono poi di legati alla nostalgia – sparirebbe un esercizio pubblico – e al legame emotivo con il grotto. Un problema più rilevante è infine quello legato al traffico e ai posteggi, che in zona sono pressoché inesistenti: ciò portava spesso gli avventori a lasciare le auto in divieto di sosta per la seccatura dei residenti (e con il rischio di ricevere una multa). Per risolverlo, i proprietari stanno valutando l’introduzione di navette che colleghino il grotto con il parcheggio di Campo Marzio, o di un servizio di valet parking gestito da personale dedicato fruibile anche per coloro che decidono di celebrare eventi nella Chiesa adiacente.

Insomma: il progetto sta creando un certo trambusto. Da parte loro, i proprietari ribadiscono di essere tranquilli, anche perché «ci sembra che il format proposto sia piaciuto e abbiamo trovato molte persone interessate a organizzare da noi i propri eventi, e a ricevere inviti per quelli che organizzeremo noi in futuro».

Un «tazzin» davanti al «francolino»

Il Grotto Centrale rappresenta da decenni un simbolo di tradizione e comunità, come ci ricorda Elena Sopranzi, ex responsabile della «Voce di Castagnola» e già proprietaria del Grotto stesso. Ad acquistarlo era stato il nonno, da una parente lontana, che negli anni successivi lo ingrandì grazie ai soldi guadagnati facendo il fotografo durante la costruzione del Canale di Panama. Alla sua morte la gestione passò ai figli, fra cui la «famosa» Martina, e il grotto diventa un punto di riferimento domenicali, quando i clienti si fermavano a bere una gazzosa, o un «tazzin di vin», per giocare a bocce o per scaldarsi attorno al «francolino», la stufa che veniva usata anche per cucinare. «Già allora il parcheggio vicino alla chiesa era vietato – ricorda Sopranzi – ma il sindaco Giorgio Giudici con un certa complicità permetteva ai frequentatori di lasciare lì le auto, consapevole del ruolo centrale che questo luogo ricopriva nella vita del paese».

In questo articolo: