«Le prestazioni attuali alla Clinica Varini devono essere garantite»

«Il cambiamento di strategia che intendono attuare i vertici della Clinica Varini è più che legittimo. A lasciarci quantomeno perplessi sono però i modi, le comunicazioni e le tempistiche». Xavier Daniel, segretario cantonale dell’OCST esprime tutta la sua preoccupazione per la situazione venutasi a creare all’istituto di cura di Orselina con partenze e licenziamenti di parecchi dipendenti. L’ultima disdetta di lavoro, in ordine di tempo, è quella ricevuta un paio di settimane fa dal caporeparto delle cure palliative acute. E proprio quello delle cure palliative acute è uno dei due mandati, su un totale di quattro, ai quali la Clinica Varini intenderebbe rinunciare, insieme a quello riguardante il foyer per grandi disabili. E questo per concentrarsi in particolare sul settore degli anziani realizzando ad Orselina un Polo geriatrico, in collaborazione con la Casa per anziani Montesano.
«Personale sotto pressione»
«Ripeto: la riorganizzazione verso la quale si sta orientando la Clinica Varini, con la riduzione da quattro a due dei mandati di prestazione derivanti dalla pianificazione cantonale, ci può anche stare. Ma fintanto che i quattro mandati sono in vigore è indispensabile che i rispettivi reparti continuino a funzionare in modo dignitoso», ribadisce il segretario cantonale dell’OCST che, insieme agli altri partner sindacali, è stato informato della futura strategia della clinica di Orselina in un recente incontro avuto con il presidente del Consiglio di amministrazione e con il direttore della Varini.
Il suo riferimento va in particolare al reparto delle cure palliative acute. «A causa di partenze spontanee e licenziamenti, per il personale rimasto la situazione è difficile», osserva il nostro interlocutore, il quale pensa di sottoporre la questione alle autorità competenti. «Sono intenzionato a scrivere al medico cantonale e al Dipartimento della Sanità e della socialità per chiedere una verifica sulla correttezza della conduzione del reparto di cure palliative acute. Ci sono giunte delle segnalazioni che non possono non preoccuparci», precisa il sindacalista.
«Bisogno di stabilità»
Altro motivo di preoccupazione del segretario cantonale dell’OCST, peraltro palesato anche dai familiari degli ospiti e da un nutrito gruppo di granconsiglieri firmatari di un’interrogazione al Governo della quale abbiamo riferito nell’edizione del 1. luglio, è la prospettata chiusura del foyer per invalidi. «Il problema in questo caso riguarda il ricollocamento dei pazienti in altre strutture. Pazienti che hanno bisogno di stabilità», rileva Xavier Daniel, sottolineando in particolare che sarà complicato, se non addirittura impossibile, trovare una soluzione alternativa che consenta loro di continuare ad essere collocati nel Locarnese e quindi vicino ai loro cari.
Perdite cumulate di 3,3 milioni
I motivi all’origine del riorientamento dell’offerta sanitaria alla quale stanno lavorando i vertici della Clinica Varini sono di ordine finanziario. A partire dall’esercizio del 2018 le perdite cumulate ammontano a 3,3 milioni di franchi. L’obiettivo di CdA e direzione è quello di raggiungere in tempi brevi l’equilibrio finanziario. Una priorità imprescindibile per garantire un futuro all’istituto di cura, che può vantare uno storia lunga cinquant’anni, ed anche, evidentemente, a tutti i suoi dipendenti. La strategia che si sta pianificando, sempre secondo i vertici della clinica, dovrebbe permettere di garantire una maggiore efficienza nella gestione del nosocomio, mantenendo nel contempo un’elevata qualità delle prestazioni fornite agli ospiti. Qualità delle prestazioni a costi sostenibili, ha dichiarato al CdT il direttor Martin Hilfiker «rimane il nostro obiettivo e sarà sempre garantita».