La domenica del Corriere

Lega-UDC, Zali mostra i muscoli: «Non mi riconosco nella vostra area»

L’accordo fra le due forze politiche per le Cantonali e le Federali del 2027 sembra ancora lontanissimo – Il consigliere di Stato non le manda a dire e temporeggia sulla sua candidatura – Marchesi vuole più rispetto dell’intesa – Cannonate da Morisoli
©Gabriele Putzu
Red. Cantone
06.04.2025 20:00

Un accordo? «Siamo solo all’inizio». Ma non vogliamo arrivare a cinque minuti a mezzanotte. «Discutiamo con chiunque, soprattutto con i cugini dell’UDC per eventuali alleanze future». Piero Marchesi, presidente dei democentristi, e Daniele Piccaluga, coordinatore della Lega, hanno soppesato pregi e difetti di un accordo politico in vista delle Cantonali del 2027, con un occhio anche alle Federali. E lo hanno fatto per la prima volta a confronto a «La domenica del Corriere», in onda su Teleticino e condotta dal vicedirettore del CdT Gianni Righinetti. Il consigliere nazionale e il deputato non erano però gli unici ospiti: in studio è arrivato anche un «peso massimo» leghista, il consigliere di Stato Claudio Zali (da sempre allergico a qualsivoglia patto di amicizia con i già citati «cugini»), così come il capogruppo UDC Sergio Morisoli. Piccolo «spoiler»: l’accordo tra le due forze non è né cementificato né certo. Tutt’altro: traballa.

Ma andiamo con ordine. Piccaluga ha piantato subito i paletti nel terreno: «La Lega oggi ha due consiglieri di Stato, e li difenderemo». Insomma, da un lato c’è la volontà (almeno a parole) di trovare una sintesi con l’UDC. Dall’altra, però, è partito «l’achtung» sui seggi in Governo. Un nodo mica da ridere. «La Lega 30 anni dopo non è la Lega dei primi anni, ed è giusto che sia così», ha rilanciato Morisoli. «Sarà difficile un ritorno a quei tempi, e potrebbe essere uno sbaglio voler replicare quello spirito e, peggio ancora, clonare persone che non ci sono più». Un affondo diretto a Piccaluga. «No, è un suggerimento», ha dribblato il capogruppo UDC. «Con la Lega bisogna ancora confrontarsi. Noi per primi, visto che rappresentiamo quell’area. Bisogna quindi farci i conti e meglio ancora andare d’accordo per non disperdere questo patrimonio» elettorale. «Sono ammirato, una dialettica convincente», ha detto con schietta ironia Zali. «La domanda che mi pongo è la seguente: siamo sposati dal 2019. Ma lo siamo per amore o per interesse?». Pronta la risposta di Morisoli, altrettanto ironica: «Certi matrimoni d’interesse durano di più che quelli per amore». Fuor di metafora, Zali è quindi tornato a ribadire i motivi del suo «no» a un’alleanza con l’UDC. «Al di là delle cose che ci accomunano, ce ne sono tante che ci dividono». La Lega, ad esempio, ha «maggiore attenzione per la socialità. Personalmente, ho cose in comune con altri schieramenti: penso al PLR, ai Verdi. Io non mi sono mai riconosciuto nella vostra area, al di là dei temi comuni». La scelta di correre assieme o meno, «è una domanda che si fa a dipendenza delle persone che ci sono». Dunque, se ci sarà Marchesi in lista il consigliere di Stato non correrà per il Governo? «No, se ci sono io sulla lista, no (e l’accordo salta, ndr)», ha risposto Zali con un sorriso. Voci di corridoio, infatti, dicono che l’UDC non è più disposta a sostenere una ricandidatura di Zali. Lui stesso, non a caso, ha aggiunto poco dopo: «Se il partito mi chiede di fare uno sforzo lo devo considerare seriamente, perché ho ricevuto tanto dalla Lega».

«Capisco che con Zali ci sono delle posizioni politiche diverse, lo rispetto», ha tagliato corto Marchesi. «Ci sono aspetti politici che non possiamo condividere. Ha appena detto che per certi aspetti propende per i Verdi. Ecco, a me queste scelte non danno particolare entusiasmo». «A livello elettorale, sappiamo che abbiamo un sistema che per il Consiglio di Stato non permette congiunzioni di lista. Bisogna fare una lista unica. L’UDC ritiene che potrebbe essere arrivato il momento per provare a portare una voce UDC in Governo. E penso che anche tu (rivolto a Zali, ndr) possa riconoscere questa ambizione». Marchesi è un fiume in piena: «Le possibilità sono due. Fare una lista assieme con un accordo, oppure andare ognuno per la propria strada. Personalmente ho sempre mirato a unire le forze. E qui do ragione a Zali: bisogna capire chi potrebbe esserci in lista».

Sullo sfondo, al di là delle parole, resta però la volontà di Lega e UDC di provarci. «Zali non farà cadere l’accordo», taglia corto Piccaluga. «Il tema sono le persone. I punti politici in comune ci sono, come ‘‘Prima i nostri’’, la difesa dei ticinesi. È innegabile però che buona parte della base leghista ha a cuore gli aspetti sociali, e lo si vede anche in Parlamento». La questione dell’alleanza, quindi, «sarà basata su una volontà reciproca per il bene dell’area. Ma è innegabile che le persone giocheranno un ruolo». A questo punto, Piccaluga è tornato ancora sulla condizione posta all’inizio: «Sarà mia premura avere ancora due consiglieri di Stato leghisti eletti». Sarà dunque sui nomi che si giocherà la vera partita dell’alleanza. «I nomi sono importanti, ancora di più i temi e gli obiettivi», ha ricordato Marchesi. «È qui che bisogna correggere il tiro: ci sono una serie di temi che non sono portati avanti nel rispetto di questi intenti». Temi, rispetto degli accordi e nomi. Un bel garbuglio, sì. Ma, a proposito di nomi, ci sarà quello di Zali si o no? «Nessun ciclista tira la volata a metà corsa», ha ribadito il diretto interessato. «Non è questione di fare il prezioso. Dopo un po’ di anni di un lavoro comunque logorante, uno deve chiedersi se non ci siano altre strade». Zali ha quindi evocato due scenari possibili. «Se io ci sono, facciamo un’altra partita a tre (leghisti, ndr), con l’UDC che ne sceglie due. Altrimenti, voi crescete ancora un pochino per raggiungere la quota necessaria per farcela con le vostre energie». Più chiaro di così... Morisoli però non ci sta, e rilancia sul tema del mancato rispetto dell’accordo. In sintesi: le iniziative UDC vengono sistematicamente bocciate dal Governo (e quindi anche dai due leghisti), mentre i messaggi dell’Esecutivo non possono essere accettati dall’UDC. «Credo non si possa andare avanti a convivere in questo modo. Se vogliamo stare assieme, bisogna avere una collaborazione diretta a livello di Esecutivo. Meglio se ci saremo anche noi, per espletare quello che a Zali non piace mentre a noi piace molto».

Che cosa prevedeva il patto del 2022

I punti dell’intesa: nell’ultima tornata elettorale, Lega e UDC trovarono un accordo che prevedeva i seguenti punti: una lista unica per il Governo con tre leghisti e due UDC e due liste separate per il Gran Consiglio; in caso di bocciatura alle urne di uno dei due consiglieri di Stato uscenti della Lega sarebbe stato ridiscusso l’accordo in vista delle Federali; in caso di riconferma dei due leghisti spazio a Marco Chiesa su una lista unica Lega-UDC per le Federali; impegno fra i membri dei due partiti a non attaccarsi personalmente.