L'intervista

«Legge tributaria obiettivo 2024, lo stato dei lavori in corso»

Con Giordano Macchi facciamo il punto dal profilo tecnico su un dossier che da sempre fa discutere e divide il mondo della politica: la fiscalità nel Canton Ticino
Gianni Righinetti
12.09.2022 06:00

La fiscalità nel Canton Ticino: quello che è stato fatto e quanto è in programma. Con questa intervista a tutto campo a Giordano Macchi (direttore della Divisione delle contribuzioni del DFE) facciamo il punto dal profilo tecnico su un dossier che da sempre fa discutere e divide il mondo della politica.

Quali sono stati i cambiamenti internazionali che hanno avuto impatto sulla fiscalità svizzera (e ticinese)?

 «Il panorama fiscale è molto cambiato negli scorsi anni. La Svizzera ha rinunciato al segreto bancario aderendo allo scambio automatico di informazioni finanziarie per clienti residenti all’estero, divenuto effettivo nel 2018. Nel 2020 è poi entrata in vigore la Legge federale concernente la Riforma fiscale e finanziamento dell’AVS (RFFA) che ha abolito i regimi di imposizione agevolata, così come richiesto dalla comunità internazionale. Infine, se ne sta discutendo, è in arrivo l’imposta minima per le grosse multinazionali».

A livello fiscale cantonale ci sono delle riforme che hanno già preso forma. Cosa si può segnalare tra quanto già approvato da Governo e Parlamento?

«Della Riforma fiscale e sociale, entrata in vigore dopo approvazione popolare nel 2018 segnalo, di rilievo per le persone fisiche, la riduzione dell’imposta sulla sostanza. L’aliquota massima è scesa a tappe dal 3,5‰ al 2,5‰. In questa legislatura, inoltre, l’aliquota delle persone giuridiche è stata ridotta dal 9% all’8% con effetto dal 2020 e il Parlamento ha già approvato l’ulteriore discesa al 5,5% dal 2025. Una misura importante è stata la riduzione, a partire dal 2020, del coefficiente cantonale dal 100% al 97%, che implica uno sgravio complessivo di 45 milioni di franchi andato principalmente a favore delle persone fisiche».

Guardando al futuro, state approfondendo la richiesta formulata nel 2019 dal Parlamento di sostituire a partire dal 2024 la transitoria riduzione del coefficiente d’imposta con una riforma della legge tributaria?

«Sì, abbiamo dato seguito alle indicazioni parlamentari ed è stato costituito un Gruppo di lavoro composto da Divisione delle contribuzioni, DFE e SUPSI (Centro di competenze tributarie) che sta analizzando diversi scenari, con spazi di manovra finanziari definiti, in vista di cambiamenti programmati per il 2024».

In particolare a cosa state lavorando?

«Al momento risultano prioritari interventi nell’ambito delle aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche nelle fasce dove il Cantone Ticino non è concorrenziale nei confronti intercantonali, dell’imposta di successione e donazione, dell’imposizione della previdenza quando si ritira il capitale della propria cassa pensione e stiamo valutando di estendere le deduzioni per le spese professionali a favore dei lavoratori».

C’è un tema che è stato al centro del dibattito per anni: l’aliquota dell’imposta sull’utile che entro il 2025 raggiungerà il 5.5% (dall’attuale 8%). Con questo passo quanto diventerà concorrenziale il Ticino?

«Voglio sottolineare che il 5,5% è già iscritto nella Legge tributaria e che porterà il Cantone Ticino ad un carico fiscale dopo imposte, ad esempio a Lugano, del 15,3%. Questo valore si situerà in una buona media nel raffronto intercantonale. Dobbiamo poi considerare che nel nostro Cantone vi sono differenze regionali originate dal moltiplicatore comunale. In ogni modo constatiamo che il nostro carico fiscale non è molto distante dagli obiettivi globali della minimum tax».

In generale, fiscalmente come si situa il Cantone Ticino nel confronto intercatonale?

«Delle persone giuridiche abbiamo appena detto. Per le persone fisiche, dobbiamo differenziare la risposta per le fasce di reddito. Per i redditi bassi, anche grazie alle deduzioni fiscali tra le più alte della Svizzera, segnatamente per i figli, l’onere fiscale è estremamente attrattivo. Per il ceto medio ci troviamo nella media (scusate il gioco di parole) e invece risultiamo nelle ultime posizioni per i redditi elevati». 

Il Ticino crede molto nelle start-up. Ci sono possibili mosse fiscali anche per questo comparto?

«In questo ambito abbiamo già agito intervenendo nel 2018 tramite innovazioni ancora poco diffuse in Svizzera come l’imposizione separata all’1% per gli investimenti in start-up innovative, l’esenzione dall’imposta di donazione, la riduzione allo 0,01‰ dell’imposta sul capitale e l’esonero dall’imposta immobiliare minima».

Oggi in Ticino le coppie non sposate sono trattate fiscalmente peggio rispetto a quelle di altri Cantoni?

«La cosiddetta Heiratstrafe è primariamente un problema dell’imposta federale diretta. In seguito alla nota sentenza del Tribunale federale del 13 aprile 1984 (sentenza Hegetschweiler), tutti i Cantoni e naturalmente anche il Ticino hanno apportato alle loro legislazioni i correttivi volti a sgravare le coppie sposate, al fine di tener conto della differente capacità contributiva dei coniugi rispetto alle persone sole con lo stesso reddito».

Dopo tutti i cambiamenti a livello internazionale, federale e cantonale, le differenze fra i Cantoni si amplieranno o si ridurranno? Vi sarà una maggiore concorrenza fiscale?

«È possibile, se e quando verrà introdotta la minimum tax, che una armonizzazione delle imposte per le persone giuridiche renderà ancora più importante l’attenzione da prestare al livello di imposte per le persone fisiche. Si possono prevedere dinamiche di accresciuta concorrenza ad esempio per i dipendenti delle imprese, compresi i manager. Questo aspetto è oggetto di approfondimento da parte del nostro gruppo di lavoro. Infine bisognerà prestare la massima attenzione agli sviluppi della perequazione finanziaria intercantonale che prevede che i Cantoni finanziariamente forti versino una parte delle loro risorse ai Cantoni finanziariamente deboli così da ridurre le disparità a livello nazionale».