Viglio

L'età del consumo si abbassa: la droga già a dodici anni

Sono sempre più giovani gli ospiti del centro terapeutico di Villa Argentina, che sta anche registrando un aumento della gravità delle patologie – Per ora il fentanyl «non preoccupa», ma potrebbe prendere il posto dell’eroina
La "regina" rimane la cocaina. © Shutterstock
Valentina Coda
21.05.2024 20:00

C’è un numero che gli operatori del settore stanno tenendo bene a mente e che funge, purtroppo oseremmo dire, da indicatore sociale in materia di sostanze stupefacenti: il dodici. Sempre più giovani dai 12 ai 25 anni, quindi dalla fascia adolescenziale fino al consolidamento dello sviluppo a livello psichico e neurologico, assumono droga. Dodici è anche l’età in cui alcuni pazienti, che attualmente risiedono a Villa Argentina a Viglio, hanno iniziato ad assumere stupefacenti. Stiamo assistendo a un aumento della gravità delle patologie e a un problema giovanile con un abbassamento vertiginoso dell’età dei consumatori, è emerso, tra le altre cose, durante un incontro con la stampa per presentare il rapporto di attività 2023 del centro terapeutico diretto da Mirko Steiner. La «regina», inutile ribadirlo, è sempre la cocaina, ma preoccupa, e non di poco, anche il crack (si fuma, costa meno e l’accesso alla sostanza risulta più facile per vari fattori). E il fentanyl, di cui tanto si sente parlare alle nostre latitudini, specialmente negli ultimi mesi? L’utilizzo c’è, in medicina però, anche se pian piano sta «uscendo» dagli ospedali e dagli studi medici. Ad ogni modo, non risultano attualmente casi a Villa Argentina.

Casistica diversificata

Per il centro terapeutico dell’Associazione L’Ancora, l’anno appena passato è stato caratterizzato dalla riapertura della «casa madre» in corso Elvezia (che quest’anno festeggia 40 anni di attività) e da una certa stabilità, ritrovata, con il personale dopo un forte ricambio di effettivi verificatosi durante la crisi sanitaria. A fronte dell’aumento dei pazienti sotto mandato penale registrato negli ultimi anni, è stato deciso di diversificare la casistica tra i due centri: la sede di corso Elvezia è stata destinata a questa tipologia di casi (attualmente risiedono otto persone sotto mandato penale), mentre quella di Viglio accoglie pazienti volontari, con doppia diagnosi e sotto mandato penale di sesso femminile.

Se da una parte il reinserimento sociale è migliorato negli anni, non si può dire lo stesso di quello professionale. Una parte riprende gli studi e si (ri)orienta, anche grazie al supporto del settore sociale del centro terapeutico, quasi il 70% dei pazienti con diagnosi psichiatrica, invece, percepisce un’invalidità sotto forma di rendita. Infine, esiste una fetta di persone più «ostica» al reinserimento, perché «assistiamo a una tendenza all’uso delle varie assicurazioni e dei vari benefit dello stato sociale», sottolinea Steiner. «Alcuni si vantano anche di ottenere una rendita di invalidità oppure sommano sia gli aiuti sociali sia quelli pubblici. È un po' disincentivante».

Di aggressività e formazione

Sul fronte capienza, il centro di Viglio è quasi al completo. O meglio, l’anno scorso il tasso di occupazione era circa del 75%, ad oggi, invece, è dell’89 (24 acuti su 25, quattro sono in entrata). E molti, sono giovani – reperire la sostanza è facile anche grazie alla cosiddetta «farmacia domestica», banalmente del benzodiazepine è possibile trovarlo nell’armadietto del bagno di casa. Unitamente al problema giovanile accennato in entrata, il cui «contagio», prettamente emulativo, avviene in un periodo delicato in cui si sta costruendo l’apparato psichico e neurologico, preoccupa anche quello dei tossicodipendenti di «lungo corso», che «consideriamo a partire dai 55 anni». Quando si parla di crack (un derivato della cocaina), una costante è l’aggressività. Questa sostanza, infatti, è un interruttore che spesso accende la violenza. «Anche sul personale: alla Clinica psichiatrica cantonale è un problema che stanno affrontando di petto perché ci sono state delle aggressioni fisiche anche molto gravi negli ultimi mesi (ne abbiamo riferito sull’edizione del 2 novembre, ndr) – sottolinea Steiner –. A Villa Argentina ci siamo messi in moto da qualche anno per fare formazione al personale anche con la Gendarmeria cantonale». Torniamo per un momento sul fentanyl, perché sì, «non preoccupa» gli addetti ai lavori di Villa Argentina, che si stanno concentrando piuttosto sulla cocaina e sul crack, ma «potrebbe prendere il posto dell’eroina (quest’ultima è un derivato della morfina, ndr)» perché funge da «calmante» o «stabilizzatore» quando «scende» l’effetto della polvere bianca, ad esempio.

La stanza del consumo? Scetticismo sul crask

A Mirko Steiner abbiamo anche chiesto un parere sulla cosiddetta stanza del consumo (l’idea si stava facendo strada a Lugano qualche mese fa): un luogo dove i tossicodipendenti possono consumare droga in buone condizioni igieniche e sotto il controllo di personale medico. «In linea di principio trovo utile avere un luogo dove le persone consumano in modo “sano”, controllato e igienico, come è stato fatto per l’eroina terapeutica. Piuttosto, sono scettico sulla tipologia di sostanza, ovvero il crack. L’effetto sale e scende velocemente, vuol dire che chi lo fuma dovrebbe farlo ogni ora».  

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