Lì dove il pericolo e le decisioni sono concetti relativi

Non c'è un solo modo di vedere le cose. Tutto è relativo, tutto dipende dall'interpretazione che ne diamo. Vale pure per il pericolo e per le decisioni. Anche quando si tratta di pericoli che ti toccano in prima persona e di decisioni che ne coinvolgono migliaia, di persone. Ne sanno qualcosa i professionisti che gestiscono la sicurezza e gli interventi sulla rete ferroviaria svizzera, tunnel ferroviari di nuova generazione compresi: migliaia di chilometri di binari, milioni di passeggeri, tonnellate di merci. Chi interviene quando in Ferrovia viene lanciato un allarme, piccolo o grande che sia? In Svizzera, sull'intero territorio, ci sono vari Centri d’intervento e manutenzione. Due sono in Ticino: a Biasca e Melide. Il primo lo abbiamo toccato con mano oggi nell’ambito di una lunga e dettagliata visita organizzata per la stampa dalle FFS. A guidarci vari addetti e responsabili, tra cui Thomas Gut (a capo dell'Infrastruttura del tunnel di base del San Gottardo) e Nicola Bianchi (vice comandante del citato Centro biaschese).
Pronti a scattare in 5 minuti
Sono trentotto i collaboratori del Centro con sede alla stazione del Borgo. Ventuno di essi sono pompieri-macchinisti, gli altri ufficiali e sottufficiali. I vigili del fuoco lavorano a turni di 24 ore, seguiti da 48 ore di riposo. Dopo le normali 8 ore e mezza lavorative in cui si occupano di varie attività pianificate, come la formazione, durante i turni possono anche dedicarsi ad attività personali, rimanendo però in sede. A disposizione ci sono nove camere singole. Entro 5 minuti devono tuttavia farsi trovare pronti per qualsiasi emergenza, che potrebbe essere anche drammatica. Sono loro gli angeli custodi dei due tunnel di base «ticinesi». Sono loro che, anche si spera non succeda mai, potrebbero giungere a salvare i passeggeri in caso di incendio. Un’eventualità invero bassa, come dimostrano le statistiche: in sei anni di attività nel tunnel di base del San Gottardo c’è stata una sola evacuazione di un treno, resa necessaria da un guasto di lieve entità; uno solo anche l’intervento per le fiamme, rivelatosi invero un semplice principio d’incendio. Gli allarmi nel tunnel sono invece circa 150 all’anno (cifre 2021), più altri 350 circa su tutto il comprensorio d’intervento ticinese, coperto anche dai colleghi di Melide.
«Andiamo dove gli altri scappano»
Sono quindi rari gli interventi concreti nei tunnel. Ciò non significa che la guardia sia bassa. Anzi. A Biasca i convogli sempre pronti a partire in caso di allarme sono due: sono formati ognuno da un vagone per il materiale, una cisterna da 48.000 litri di acqua e due «carrozze» pressurizzate (dunque resistenti ad altissime temperature). A bordo i pompieri, che non sono normali pompieri ma appunto sia pompieri che macchinisti…. Tra di essi l’appuntato Mattia Sargenti, 41.enne del Gambarogno, che abbiamo incontrato sul posto. È un mestiere pericoloso?, chiediamo. «Sì e no: come in tutti i mestieri ci sono dei rischi, ma molti di questi rischi sono calcolati - risponde - Contrariamente a quanto si possa pensare, noi non corriamo nel fuoco». È vero, aggiunge, «noi andiamo dove gli altri scappano, ma siamo molto ben equipaggiati e sappiamo cosa fare». Insomma, il pericolo relativo di cui dicevamo. E dove nasce questa passione? «Mi è stata tramessa in famiglia: papà, zio e nonno erano tutti pompieri, quindi mi sono appassionato già da piccolo. A 18 anni lo sono diventato pure io, infine ho partecipato al concorso per questa funzione e ce l’ho fatta, facendo diventare la mia passione una professionale».
Dove il traffico è sotto osservazione H24
Ci siamo poi spostati a Pollegio, dove all’interno di uno spettacolare monolite di sette piani (detto Periscopio) su decine di schermi viene monitorato il traffico ferroviario dell’asse del San Gottardo, che si estende da Arth-Goldau fino al confine con l’Italia, oltre alle due gallerie di base del San Gottardo e del Monte Ceneri. Si tratta di uno dei quattro Centri di controllo del traffico simili gestiti in Svizzera dalle FFS insieme a quelli di Losanna, Olten e Kloten. In un’ampia sala open space al quinto piano, 95 operatori (20 a turno) con una formazione specifica gestiscono i «movimenti» sulla rete. Una migliore informazione in caso di perturbazioni e una maggiore rapidità d’intervento in caso di necessità a favore dei professionisti all’opera sul campo - di riflesso della clientela - è la missione portata avanti 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno. Si tratta si far combaciare i vari collegamenti, intervenendo con delle modifiche dei piani di transito proprio per evitare ritardi e per assicurare la manutenzione necessaria.
«Il 100% non può esistere»
La decisione di un singolo collaboratore può agevolare il traffico o creare ritardo. Ma come il pericolo anche le decisioni sono relative. Il responsabile del Centro di controllo, Thomas Senekowitsch, ha detto di usare sempre «l’esempio del caffè alle 9» per spiegare il concetto. In sostanza, ha affermato, «per chi alle 9 del mattino prende il caffè rilassato e riposato è facile giudicare e criticare la decisione assunta da altri alle 2 di notte, perché lo fa sulla base degli sviluppi avvenuti successivamente, che la persona al fronte in piena emergenza evidentemente non poteva conoscere». Ergo: «La decisione corretta al 100% non esiste: se vuoi decidere al 100% non decidi mai». L’importante, ha concluso, «è attenersi sempre alle direttive e fare il massimo a favore delle esigenze della clientela, senza aver paura del giudizio che qualcuno potrà fare del tuo operato».