Il punto

L'impatto di Uber a Lugano: dai sindacati alle prospettive turistiche

L'azienda statunitense, in Svizzera, è considerata una «pecora nera» da Unia e sbarca in una città piuttosto sensibile sul fronte taxi
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Marcello Pelizzari
28.08.2024 15:15

E così, Uber è sbarcato in Ticino. A Lugano, nello specifico, ma l'azienda statunitense – attiva nel trasporto privato – ha fatto sapere che presto potrebbe (dovrebbe) estendere i suoi servizi anche al resto del cantone. La notizia, invero, è una piccola, grande bomba. Destinata a far discutere, e pure parecchio, sulle rive del Ceresio. Soprattutto se pensiamo che il tema taxi, da tempo, è delicato. Se non delicatissimo, con riferimento in particolare alla protesta dei tassisti indipendenti. I quali, come noto, vorrebbero postazioni in cui poter attendere i clienti come i loro colleghi che hanno ottenuto una licenza dalla Città. Senza dimenticare che, nel febbraio del 2023, era stato lanciato Tuxi, una sorta di Booking.com dei taxi che consente di prenotare via app la propria corsa. Allargando il campo, Uber ha fatto (e fa) discutere parecchio in Italia e, ancora, nella Svizzera romanda.

Ginevra, in questo senso, ha fatto scuola. E giurisprudenza. In particolare, rispetto alla questione se gli autisti «in quota Uber», per così dire, siano dipendenti o, come da sempre sostiene l'azienda, debbano essere considerati lavoratori autonomi. Detto in altri termini, Uber non ha mai ritenuto di dover sottostare alle leggi sul lavoro e, di riflesso, di non dover versare contributi sociali agli autisti. Il che, evidentemente, ha portato a numerose controversie legali. Nel giugno del 2022, ad esempio, al culmine di una causa intentata dal Canton Ginevra, il Tribunale federale aveva confermato che gli autisti iscritti a Uber «devono essere considerati dipendenti». La decisione aveva portato la multinazionale a pagare 3,8 milioni di franchi svizzeri a mo' di risarcimento ai suoi autisti. Di più, a Ginevra Uber lavora esclusivamente con aziende di trasporto locali i cui autisti, appunto, sono dipendenti. Cosa che, però, non avviene in altre località del Paese. 

Nel frattempo, Uber si è guadagnato l'etichetta di «pecora nera» agli occhi dei sindacati. Il Tages-Anzeiger, lo scorso maggio, aveva riferito di un tentativo, in gran segreto, fatto da Syndicom per normalizzare i rapporti fra gli autisti e Uber a livello nazionale. Ma, proprio quando le parti sembravano vicine a un accordo, quando cioè l'azienda statunitense era vicina a un riconoscimento «sindacale» dei propri autisti in Svizzera, il tavolo delle trattative è saltato. Una mossa, quella di Syndicom, per certi versi sorprendente. Proprio perché Uber, in Svizzera come altrove, è considerato il nemico dei sindacati. Nel 2023, Roman Künzler di Unia aveva sentenziato che il modello su cui si basa Uber è, senza giri di parole, «il più grande scandalo di lavoro nero che la Svizzera abbia mai visto».

Uber, di per sé, stando al Tages-Anzeiger non sarebbe contro una sindacalizzazione dei propri autisti tout court. O, meglio, non ritiene che il suo modello legato all'indipendenza degli autisti sia in contrasto con le organizzazioni sindacali. Syndicom, per contro, si sarebbe mossa per normalizzare le relazioni con Uber forte di una vittoria ottenuta sempre a Ginevra, dove ai rider di Chaksis, assunti per conto di Uber per consegnare cibo d'asporto, sono state riconosciute determinate indennità. «Il che – aveva indicato proprio Syndicom – dimostra come i lavoratori sotto Uber possano approfittare comunque di soluzioni di partenariato sociale».

Detto dell'aspetto sindacale e puramente lavorativo, lo sbarco di Uber a Lugano va letto, altresì, con le lenti del turismo e del possibile impatto economico che un'azienda, da anni, attiva nel trasporto privato potrebbe avere sul territorio. Secondo uno studio, si stima che nel 2022 Uber abbia generato un valore economico pari a 5 miliardi di sterline nell'intero Regno Unito. Altre grandezze, certo, e altri numeri: ma è innegabile che, se Uber è arrivato, è perché ha intravisto un risvolto positivo. Nel 2023, ha spiegato Uber nel suo comunicato, «migliaia di utenti dal Ticino hanno aperto l'applicazione Uber per prenotare una corsa». Rimanendo delusi. Di qui la necessità di portare, anche alle nostre latitudini, il servizio.

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