Locarnese

Linee guida e misure contro il «calore urbano»

Presentato uno studio commissionato dalla Regione Energia Verbano che identifica le zone da «rinfrescare» per attenuare gli effetti nocivi di canicole, notti tropicali e siccità
Mauro Giacometti
21.09.2022 06:00

La stagione estiva del 2022 che si sta concludendo è stata un incubo dal punto di vista climatico. Temperature stabilmente sopra i 30 gradi e mai sotto i 20 di notte per più giorni e settimane, oltre alla siccità che ha ulteriormente aggravato la qualità di vita della popolazione. Ma già l’anno scorso qualche segnale di trasformazione tropicale del microclima del Lago Maggiore c’era già stato e ha spinto la Regione Energia Verbano (REV), costituita all’inizio del 2021 dai comuni di Ascona, Locarno, Minusio e Muralto a commissionare uno studio confluito in linee guida per contrastare il cosiddetto effetto «isola di calore» che colpisce in particolare le zone urbane.

Ieri al Palacongressi di Muralto Claudio Caccia, della Studioenergia di Avegno e coordinatore esterno della REV, insieme a Simona Piubellini e Luca Solcà della CSD ingegneri di Lugano che ha curato lo studio, hanno illustrato i risultati della ricerca sul tessuto urbano dei quattro comuni associati e i possibili interventi per contrastare e mitigare il “calore urbano” ad una platea di addetti ai lavori, sindaci, municipali e responsabili degli uffici tecnici della regione, oltreché architetti e pianificatori, ma anche a cittadini e proprietari immobiliari interessati. Gli onori di casa li ha fatti il sindaco di Muralto, Stefano Gilardi, che ha sottolineato come nel suo comune da tempo siano implementate alcune misure per limitare il più possibile le «isole di calore»: dall’inserimento nel Piano regolatore della possibilità di coprire i tetti piani con aree verdi, piuttosto che la piantumazione di aree pubbliche e parcheggi che portano zone d’ombra molto gradite durante le ore più calde del giorno.

Droni e termocamere

E a proposito di zone calde urbane, che accumulano calore durante il giorno e non si rinfrescano abbastanza di notte, Simona Piubellini ha evidenziato come la ricerca, effettuata anche con l’utilizzo di droni e termocamere, ha portato a qualche sorpresa. «Chi l’avrebbe detto che una delle zone più critiche a Locarno è compresa tra Largo Zorzi e il Debarcadero: un viale largo, scarsamente alberato, che dopo aver accumulato calore durante il giorno non riesce a smaltirlo la sera e la notte?» s’è chiesta. O ancora ad Ascona, dove grazie alla termocamera sono state individuate almeno tre zone critiche: il posteggio sul Lungolago, le scuole elementari e la palestra, l’autosilo comunale e il palazzo della Posta, tutti autentici forni di giorno e di notte. Per non parlare della stazione ferroviaria di Muralto o della dorsale di via San Gottardo a Minusio.

Alcuni suggerimenti

Dunque pavimentazioni con asfalto chiaro e drenante, creazione di strutture ombreggianti, come le pensiline d’attesa dei bus «ricoperte» di verde, realizzazione di aiuole anche provvisorie, la valorizzazione dell’accesso libero all’acqua - rinfrescante - di fiumi e lago, la realizzazione di nuove fontane, magari con un layout comune che identifichi la Regione Energia Verbano e incentivare la posa di pannelli solari sui tetti degli edifici, che catturano sì il calore ma lo indirizzano a scopi energetici e non l’accumulano di notte.

Spazi di qualità

Tutte queste misure (una ventina) sono ora a disposizione. «L’obiettivo è quello di «scaricare da stress calorico» più aree possibili, pubbliche o private. Il consiglio che diamo ai Comuni e ai rispettivi uffici tecnici è quello di iniziare con due o tre progetti pilota, valutandone l’efficacia, per poi eventualmente implementare altre realizzazioni o misure per sgravare le zone sensibili dal surriscaldamento e creare più spazi di qualità», ha concluso l’altro consulente CSD Luca Solcà.

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