L'odissea dei ticinesi a Rodi: «Le fiamme a pochi metri dall'hotel: ecco come siamo fuggiti»
Le fiamme che si avvicinano sempre di più all’albergo, ma nessuno lancia l’allarme: «Non c’è da preoccuparsi», dicono. Poi la situazione precipita. La fuga è rocambolesca, quasi da film: si prende solo il necessario, lo si mette negli zaini, e via. Oggi il Rodos Princess Beach Hotel è in parte distrutto dall’incendio che sta divorando Kiotari, località turistica sull’isola di Rodi. Serena Baggi Santillo, infermiera in vacanza proprio lì, fa parte del gruppo dei 21 ticinesi – 10 adulti e 11 bambini - evacuato con altre migliaia di persone. La contattiamo e ci racconta le ultime terribili ore, denunciando il ritardo con cui sono stati avvisati dell'emergenza: «Rodi stava bruciando già da qualche giorno, però continuavano a dirci che l’incendio era lontano. Non vedevamo le fiamme, quindi non ci siamo allarmati. Venerdì, mentre eravamo a cena abbiamo iniziato a vedere un po’ di fuliggine nel cielo. Lì abbiamo iniziato a preoccuparci, anche se le fiamme erano ancora lontane 10 chilometri. Abbiamo chiesto alla reception dell’albergo, ma ci hanno detto di stare tranquilli».
Serena prosegue: «Ieri mattina ci siamo svegliati e dalla camera - la mia affacciata sulle colline - abbiamo iniziato a vedere una quantità importante di fumo. Abbiamo pensato: “Ora ci diranno qualcosa”, invece erano tutti molto tranquilli. Però il nostro albergo si stava riempiendo di gente. Inizialmente, pensavamo fossero turisti, vista la stagione, invece poi abbiamo scoperto che erano tutte le persone che venivano evacuate dagli hotel della zona. Solo che nessuno ci diceva nulla, né in albergo né il tour operator della Bravo, che continuava a ripetere di non preoccuparci. Siamo andati in spiaggia e la situazione era inquietante: vedevamo una colonna di fumo sulle colline. Era una situazione surreale. Non so, forse perché siamo abituati troppo bene, però aspettavamo che qualcuno lanciasse l’allarme prima di fare qualcosa. Quando abbiamo visto che un sacco di gente aveva fatto le valigie, ci siamo fiondati in albergo per recuperare tutte le nostre cose. Finché eravamo lì, le fiamme non hanno raggiunto l’hotel, siamo riusciti ad andare nelle nostre camere per prendere le cose più importanti e metterle negli zaini, il resto lo abbiamo lasciato lì. Vedevo le fiamme dalla finestra della camera: erano davvero vicine, si parla di qualche metro. Siamo usciti e c’era una fiumana di gente per la strada che si allontanava da lì. Erano le 14: abbiamo camminato per almeno mezz’ora con 40 gradi. Ci siamo fermati in un bar che ci ha messo a disposizione l'acqua. Poi un pullman molto affollato ci ha portato alla spiaggia di Gennadi. Siamo stati lì dalle 15 fino alle 23. Finché non sono arrivate le barche a recuperarci».
L'infermiera ticinese parla di scene da Titanic: «Hanno fatto imbarcare prima donne e bambini, quindi ci siamo separati dai nostri compagni. Fortunatamente noi 5 mamme siamo riuscite a stare con i nostri figli, tutti sullo stesso barcone che ci ha portato a Rodi. Siamo arrivati alle 4 di questa mattina. Hanno preso i nostri nomi, ci hanno dato acqua e da mangiare e ci hanno portato in una scuola. Poi siamo riuscite a ricongiungerci con i nostri mariti e compagni: sono arrivati alle 6. Ora siamo in questa scuola di 3 piani, piena di gente. Sembriamo degli sfollati, ci sono moltissime persone, e non c'è nessuno che ci dica qualcosa. Né le autorità svizzere né l’agenzia di viaggio. Fortunatamente ci sono volontari molto gentili che ci danno coperte, da bere e da mangiare. Davvero esemplari. E i nostri bimbi, in compagnia, si fanno forza a vicenda».
Serena non risparmia le critiche alle autorità svizzere, che non sembrano aver fatto granché per aiutarli: «Abbiamo provato a contattare chiunque, dalla REGA al Consolato svizzero a Rodi, sino al DFAE. Nessuno ha saputo aiutarci, ci hanno detto di aspettare le autorità locali. Ma ancora attendiamo una risposta, almeno dalla protezione civile. Lascia perplessi il fatto che le autorità svizzere non abbiano saputo supportarci in nessun modo. È scandaloso, ci sembra di essere abbandonati a noi stessi».
Sull'isola greca i pompieri stanno ancora combattendo contro il vasto incendio, definito «fuori controllo». Un portavoce della polizia ha parlato della «più grande operazione di evacuazione mai avvenuta in Grecia». Il gruppo di ticinesi intanto sembra aver trovato un modo per tornare a casa: un traghetto per Kos, poi un volo di rientro. La speranza è di «riuscire a partire già domani».