L’odissea di Sergue, «costretto a fuggire»

«Gli eventi che ho vissuto sono stati indimenticabili e mi hanno reso ricco anche se povero». Parola di Sergue Guemou il protagonista, vero, del libro del giornalista ticinese Filippo Rossi intitolato «Il gioco impossibile» (Armando Dadò Edizioni). Classe 1973, camerunese, ex promessa del calcio, parte alla ricerca dell’El Dorado alla fine del 1996. È uno dei moltissimi migranti che sogna una vita migliore in Europa. Ma per sperare di arrivarci deve superare mille difficoltà. Soprusi. Violenze. Corruzione. Sacrifici. Lacrime e pochi sorrisi.
«Non c’è altra scelta»
La sua è una vera e propria odissea che lo porta a vivere la terribile realtà – per chi non ha nulla – di Paesi come il Gabon, la Libia, il Niger, il Senegal, l’Algeria. Viene deportato 6-7 volte. Fino ad arrivare in Marocco, nel 2007. A Rabat. Dove viene persino eletto nel Consiglio dei migranti subsahariani, a conferma delle indiscusse qualità di leader che lo hanno portato, man mano, a diventare a tutti gli effetti un attivista politico. «I migranti sono abituati a fuggire anche dalle persone alle quali sono affezionati. Non perché vogliono farlo, ma perché non hanno altra scelta, soffrendo ancora di più», afferma.
L’agognata stabilità
Adesso ha trovato la stabilità. Perché, come diceva Omero nell’Odissea, «anche i dolori sono, dopo lungo tempo, una gioia, per chi ricorda tutto ciò che ha passato e sopportato». Sergue Guemou non ha dimenticato e non potrebbe farlo. La sua è una testimonianza dura, toccante, emozionante. Ha dato voce alle sofferenze di migliaia di donne e uomini come lui. D’altronde lo stesso Papa Francesco, domenica scorsa in diretta a «Che tempo che fa» su RaiTre, ha definito «criminale quello che si fa con i migranti». Aggiungendo che il Mediterraneo è diventato il «cimitero più grande d’Europa. Questo fatto deve farci pensare».
Sempre al fronte
Filippo Rossi presenterà il volume giovedì 17 febbraio alle 20 nella sala conferenze della Bibliomedia della Svizzera italiana di Biasca (occorre presentare il certificato Covid). Dialogherà con il caporedattore del Sopraceneri del Corriere del Ticino Alan Del Don. Si parlerà di migrazione, ovvio, ma anche di giornalismo e delle esperienze vissute dal freelance ticinese nelle zone di conflitti e guerre. Dalla Siria al Sudan del Sud passando per l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia ed il Medio Oriente.
