Lugano-Agno, da «aeromorto» a pedina da conservare gelosamente
Da «aeromorto» da rifilare il prima possibile a pedina importante sullo scacchiere della città, da conservare gelosamente. Prima, la Città non vedeva l’ora di disfarsi dello scalo luganese, ora non ha problemi a tenerselo. Tanto da annunciare che la «Call for expression of interest» – un concorso rivolto ai privati interessati a gestire lo scalo a presentare un progetto – è superata dagli eventi e deve essere abbandonata. L’Esecutivo lo ha comunicato lunedì sera alla Commissione della Gestione e questa mattina ai concorrenti privati. Insomma, l’atteso decollo dello scalo in mani private è stato rinviato. Anzi è da considerarsi nullo.
Sembrava ieri quando il Consiglio comunale, nel 2020, aveva deciso che lo scalo luganese doveva passare nelle mani dei privati. Di mezzo c’è stata questa «call», emanata nel 2020, diversi ricorsi e un dietrofront della Città, a magio 2021, sui vincitori del concorso (erano stati scelti gli «Amici dell’aeroporto» e la cordata del ticinese Stefano Artioli). Che qualcosa fosse cambiato lo si era intuito già la scorsa estate, quando avevamo riferito della decisione del Municipio di gestire lo scalo almeno fino al 2023, e lo scorso luglio, quando il termine era slittato al 2025. Facile dunque intuire come la decisione dell’Esecutivo luganese di invertire la rotta non sia giunta come un fulmine a ciel sereno e che la cessione ai privati (non vendita, è bene chiarire) non era più una priorità.
Condizioni cambiate
In buona sostanza, il Municipio ha concluso che il concorso «formulato in modo volutamente generico e aperto» nel 2020, dopo la messa in liquidazione ordinata di LASA «non può più servire da base per un’assegnazione della futura gestione aeroportuale a operatori privati». La decisione, afferma al CdT il municipale responsabile dello scalo, Filippo Lombardi, è stata presa alla luce del fatto che le condizioni iniziali poste dal concorso «sono profondamente mutate al punto da non consentire più una procedura di selezione fra i progetti presentati, non più coerenti con il Masterplan dello scalo che serve da base per la nuova scheda PSIA, a sua volta necessaria per il rinnovo della concessione federale». Insomma, in questi anni le condizioni quadro sono talmente cambiate che, anche secondo i giuristi consultati, la procedura della «call» va abbandonata. Matrimonio annullato, dunque? «Direi piuttosto che, come fa il Tribunale della sacra Rota, ne è stata constatata la nullità», conferma Lombardi.
In attesa della concessione
Ma quali sono questi cambiamenti tali da giustificare una virata così secca? «Nel 2019 e nel 2020 Municipio e Consiglio comunale erano confrontati a scenari molto negativi e hanno deciso per una cessione immediata ai privati. Oggi questa urgenza non c’è più: da giugno 2020 a dicembre 2022 lo scalo ha generato un utile di 2,1 milioni e fronte di investimenti (ammortizzabili) di 1,3 milioni di franchi».
Inoltre, dalla pubblicazione del concorso, gli interessati erano passati da sette a sei, a tre (con la creazione di un consorzio) per poi ritornare a quattro. Un situazione decisamente intricata, complicata da alcuni ricorsi effettivi o annunciati, per cui nel 2021 l’Esecutivo aveva quindi deciso di procedere per conto suo con la revisione della scheda PSIA (una sorta di Piano regolatore dello scalo), richiesta dalla Confederazione dal 2016, e base indispensabile per il rinnovo della concessione federale nel 2026. «Non possiamo permetterci di tergiversare: ottenere la concessione è prioritario e non possiamo arrivare all’ultimo minuto per una procedura che dura di solito un paio d’anni. Certo, allo stadio attuale i progetti presentati a suo tempo dai privati non sono più compatibili con il Masterplan dello scalo. Sia razionalmente che giuridicamente, la «call» non può dunque più essere utilizzata», spiega ancora Lombardi. Inoltre, la Città ha dato seguito alle indicazioni cantonali per il futuro tracciato della circonvallazione Agno-Bioggio, che imporrà il sacrificio di una fascia di terreno aeroportuale lungo tutto l’argine del Vedeggio, con conseguente abbandono dell’attuale sistema di avvicinamento strumentale, da sostituire con un sistema satellitare che verrà finanziato dal Cantone.
Insomma, per il Municipio lo scenario migliore a corto termine «porta a proseguire per il momento la gestione transitoria da parte della Città, alla quale non ha più generato costi» e nel frattempo «pianificare correttamente le future tappe, assicurando la migliore soluzione possibile, definendo condizioni idonee a un confronto fra candidature comparabili e in linea con lo scenario pianificatorio in fase di definizione». Di qui la decisione unanime di abbandonare il concorso.
Indennizzi? «Non penso»
Ma come è stata recepita la decisione del Municipio dagli altri due attori al tavolo, i privati e la politica? «È stata compresa sia dai commissari della Gestione sia dai gruppi presenti», risponde il capodicastero Sviluppo territoriale. Nessun rischio, dunque, che qualche privato voglia chiedere un risarcimento per i costi sostenuti in questi anni? «Non vedo come possano esserci richieste in questo senso. La «call» era volutamente generica e ampia e capita anche che concorsi ben più formali vengano annullati. Mi pare di poter dire che la decisione sia stata compresa da tutti».
I prossimi passi
Quali saranno, ora, i prossimi passi? Il Municipio presenterà entro fine 2023 un Messaggio al Consiglio comunale per gli investimenti minimi per a mantenere la funzionalità dell’aeroporto senza pregiudicare le future decisioni su investimenti sostanziali. Verrà costituito un nuovo «Gruppo di lavoro aeroporto» diretto da Lombardi e comprendente i direttori delle divisioni comunali interessate e due specialisti esterni, con l’obiettivo di approfondire la strategia cittadina per l’aeroporto con coinvolgimento di investitori privati; entro fine 2024 verrà presentato al Consiglio Comunale un Messaggio su questa strategia e sulle proposte per una futura partnership pubblico-privato per l’aeroporto. Partnership che, conclude Lombardi, resta un obiettivo del Municipio dal momento in cui per lo scalo sono necessari investimenti importanti.