Lugano, anche corso Elvezia è nel vortice

LUGANO - Che i commerci in città siano in crisi non è certo una novità. Spesso e volentieri ci si concentra però soltanto sulla crisi di via Nassa. Ma la prestigiosa via dello shopping non è l’unica a soffrire. Basta passeggiare per il centro, costeggiare il lago verso il parco Ciani. Appena girato l’angolo del Casinò, camminando in direzione dell’Università, si entra in "una sorta di centro non centro": è così che i commercianti stessi definiscono corso Elvezia, lungo il quale si contano oggi una decina di vetrine vuote (quasi un terzo degli esercizi, considerando soltanto il tratto tra l’incrocio con corso Pestalozzi e quello con via Balestra). Alcuni esercenti chiudono definitivamente baracca: ricordiamo per esempio l’uscita di scena del Mandrake, lo storico negozio di fumetti che l’anno scorso ha gettato la spugna dopo ventitre anni di attività. Altri negozi o ristoranti sono ancora lì, ma non aprono da mesi o aprono saltuariamente. Altri ancora si spostano, cercando fortuna in altre vie cittadine.Il malessere che li spinge ad abbandonare la zona è condiviso però anche da coloro che, almeno per il momento, non mollano. "Qui siamo dimenticati da Dio - ci racconta un negoziante - Per ora noi teniamo duro. Ma di questi tempi non so quanto resisteremo". Si fa fatica a crearsi una clientela nuova e quella affezionata non sempre basta a far quadrare i conti alla fine del mese.
Troppe macchine, pochi pedoni
Tutte le strade portano a corso Elvezia, per dirla con un proverbio. "Chi vuole accedere al lago - si lamenta un commerciante - deve per forza passare da qui. Il Corso è diventato un imbuto".La frequenza di automobili è molto alta e il traffico crea diversi disagi. "Alla guida ci sono spesso degli irresponsabili - continua - ho già proposto alla polizia di mettere dei radar: a una certa velocità la situazione diventa pericolosa per il pedone". Soprattutto quando deve attraversare la strada. Inoltre, secondo diversi gerenti, le strisce si trovano in punti scomodi e contribuiscono a penalizzare il traffico pedonale.Nonostante in veicoli in circolazione siano tanti, i posteggi in zona scarseggiano. "I clienti spesso non si fermano - ci dice il proprietario di una bottega - proprio perché non sanno dove lasciare la macchina. A questo vanno aggiunte le multe: la polizia è estremamente severa, sembra vada in giro soltanto per fare cassa. Una volta non era così".
"Responsabili pure noi"
Nel dialogo con i commercianti emerge spesso l’immagine di una Lugano che si sta svuotando e di una città per loro difficilmente sostenibile. C’è chi punta il dito contro il Municipio - in particolare contro gli affitti troppo alti, l’insoddisfacente arredo urbano e la scarsità di eventi organizzati appena al di fuori del centro - e chi invece si prende parte della colpa."Anche noi commercianti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità - ci confida uno di loro - C’era l’idea di creare una commissione o un’associazione per riunire tutti i negozianti di corso Elvezia: il progetto è però andato in fumo dopo appena qualche riunione. È difficile pensare di presentare proposte al Municipio, se noi commercianti non siamo uniti". Ciò nonostante, qualche suggerimento ce l’hanno già: aumentare le strisce pedonali, diminuire il traffico, addobbare la via durante il periodo natalizio e, in estate, cercare di distribuire i vari eventi in tutta la città, non limitandosi soltanto al lungolago e a piazza Riforma.
Strategie per risollevarsi
Intanto anche in Municipio si cercano delle strategie per affrontare questo periodo di crisi (ne abbiamo parlato il 9 dicembre 2017). Avrà luogo lunedì 12 marzo alle 18 un workshop tra i negozianti, la Città e alcuni esperti commerciali, con l’obiettivo di dare agli enti locali la possibilità di ascoltare altre esperienze, trovare nuovi spunti e stimoli. Nella prima parte della serata interverranno i relatori. Seguirà poi una discussione con gli operatori e, per concludere, un aperitivo.