Lugano non è un paese per ratti

Negli scorsi giorni abbiamo parlato dei «famigerati» piccioni di Chiasso. Oggi è la volta dei topi - e dei ratti - di Lugano. Non è di sicuro sfuggita agli abitanti la presenza, in diversi punti della città, di molte scatolette bianche comparse negli ultimi mesi e posizionate soprattutto lungo i corsi d’acqua. Vicino al lago e vicino al fiume. Sono delle trappole avvelenate e ne sono state posate un centinaio. E altrettante ne serviranno per completare il servizio. Come mai? Lugano ha un problema in questo senso? È una città invasa dai topi come Londra, New York o Parigi (dove è perfino piuttosto normale ritrovarseli in casa, al ristorante o in albergo)? Camminando in centro, di giorno o di sera, non è in realtà facilissimo imbattersi in un ratto. Di notte la situazione un po’ cambia, anche perché sono animali a cui piace il buio e - soprattutto - non piace la presenza degli esseri umani. Ma, appunto, come è la situazione a Lugano? C’è un problema? Ne abbiamo parlato con i Pompieri, cui spetta anche il compito di arginare le colonie. «Non lo definirei - ci spiega il vicecomandante Mirko Domeniconi - un problema, ma una condizione. Una condizione che è tipica di tutte le città di lago». E proprio sul quai si trova la concentrazione maggiore di roditori. «Anche perché - conferma Domeniconi - ci sono più bar e ristoranti», e dunque i topi trovano più facilmente da mangiare. Colpa soprattutto della «disattenzione» degli avventori dei locali pubblici, che lasciano cadere in strada cibo di cui i topi son ghiotti.
«Se si vedono è un problema»
Ma, appunto, a Lugano non capita poi spesso - perlomeno al normale passante - di vedere dei topi. «Il problema - spiega Domeniconi - sorge proprio quando i topi si vedono. Significa che la colonia è diventata numerosa». E occorre intervenire. «Sappiamo che ci sono punti della città più sensibili, e in quelle aree posizioniamo un numero maggiore di trappole». Una strategia che sembra funzionare. Ed è una strategia relativamente nuova da noi. Fino a poco tempo fa - fino alla posa delle trappole - si interveniva soprattutto in modo mirato: si andava cioè a «colpire» dove si notava la presenza di animali. Oggi i box avvelenati permettono di contenere il numero di roditori. È dunque soprattutto una forma di prevenzione.
«C’era chi li foraggiava»
Topi e ratti possono farsi vivi (o meglio: farsi vedere) in prossimità di un cantiere o di uno scavo. Se il cantiere li disturba - o se c’è un grande movimento di terra - è possibile che escano anche in pieno giorno. Ma, soprattutto, i topi proliferano appunto dove c’è da mangiare. «A questo riguardo - ricorda Domeniconi - c’è stato un caso piuttosto conosciuto in città. Una persona dava loro da mangiare, sul lungolago, e questo aveva portato a un aumento di topi in zona». Non dava direttamente cibo a loro, ma ai piccioni. Ma a banchettare erano anche i roditori. Ma torniamo ai box. Dove sono posizionati? Spesso sono visibili ai bordi di un marciapiede, magari al confine con una siepe. I topi infatti quando si muovono non lo fanno quasi mai in campo aperto, ma cercano sicurezza e ripari. Ed è proprio in quei punti che le scatolette vengono posizionate.

«Alla Foce? Non più che altrove»
Quando in città - nel 2011 - si discuteva il progetto di rinaturazione della foce del Cassarate uno degli argomenti più utilizzati dai contrari faceva leva sul fatto che, levando gli argini al fiume, l’intera zona sarebbe stata invasa da topi, ratti e altri animali del genere. Ma è davvero andata così? La foce è uno dei punti più sensibili? «Direi di no», spiega il vicecomandante dei pompieri. «Alla foce ci sono, ma non più che in altri luoghi della città o lungo il fiume Cassarate. Se c’è movimento, di giorno o di sera, gli animali poi restano nascosti». Alla foce, semmai, più che il topo a preoccupare sembra essere l’uomo. «In quell’area abbiamo notato che diverse trappole sono state vandalizzate». I nuovi box posati nelle ultime settimane sono progettati anche - in linea di massima - per resistere ai tentativi di distruzione umana.
Possono vivere anche 3 anni
I topi hanno una speranza di vita che varia dai 12 mesi ai 3 anni. Ogni femmina può dare alla luce da 4 a 12 piccoli, può partorire anche 6 volte in un anno e dunque fino a 35 volte durante la sua vita. Potenzialmente ogni topo può generare una prole di 200 cuccioli. Cuccioli che maturano sessualmente dopo soli 2 o 3 mesi di vita. I ratti sono un po’ meno longevi, ma la loro capacità riproduttiva è simile a quella dei topi.