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Lugano: quando bar, negozi e ristoranti trasformano gli spazi urbani inutilizzati

Badalucci conquista il lungofiume (dove prima non andava quasi nessuno), l’Orologio l’area della nuova piazzetta davanti all’UBS e Dahra è riuscita dove la Città ha faticato per anni: creare un arredo urbano che fa l’unanimità in via della Posta
© CdT/Chiara Zocchetti
John Robbiani
24.06.2021 06:00

A volte basta davvero poco per cambiare un angolo di città. Trasformare una strada, magari in decadenza o perlomeno esclusa dal flusso di clienti e turisti, in un «luogo in cui andare» e che vale la pena visitare. Un esempio? Il lungofiume. In tutte le città al mondo è assolutamente naturale e logico lasciare che sulle rive di un corso d’acqua s’insedino piccoli bar, bistrot, mercatini e trovino spazio artisti di strada. A Lugano no. Lugano un lungofiume non l’ha mai davvero avuto, anche perché il Cassarate è sempre stato concepito come una cesura tra il centro e il non-più-centro. Retaggio di quando il fiume, prima delle aggregazioni, separava i comuni Da un po’ di tempo un piccolo pezzo di viale Cassarate (lasciamo da parte per un attimo quanto accaduto il 29 maggio e la demolizione dell’ex Macello, un centinaio di metri più a nord) è più vivo che mai. Merito - ma è solo un esempio - del Ristorante Badalucci, che ha chiesto e ottenuto dal Municipio la possibilità di allargarsi e prendere un pezzo di marciapiede per installare un bar esterno, piazzare qualche tavolo e un po’ di arredo. E visto il risultato c’è già chi s’immagina il potenziale di quella zona se anche altri esercenti decidessero di fare lo stesso. Ma non è, come vedremo, l’unica iniziativa di questo tipo a Lugano, anzi. Tutto è riconducibile alla pandemia e alle strategie studiate per aiutare commercianti e ristoratori. Una pandemia - tragedia per milioni di persone - che almeno involontariamente sembrerebbe aver lasciato almeno qualcosa di buono nel tessuto urbano. E l’autorità comunale sembra intenzionata a proseguire sulla strada tracciata.

«Era un processo già in corso»
Punto di partenza è la decisione, presa da un po’ tutte le città elvetiche, di concedere ai ristoratori la possibilità di aumentare del 30% l’uso del suolo pubblico (annullando tra l’altro la relativa tassa). Aumentare cioè del 30% gli spazi esterni per garantire ai clienti il distanziamento senza sacrificare troppi tavoli. «A quel punto - spiega la capodicastero Spazi urbani Karin Valenzano Rossi - ci si è anche dovuti chinare sui problemi dei locali che invece, in città, uno spazio esterno non ce l’avevano». Spazio che, in alcuni casi, è stato creato ad hoc. Badalucci, appunto, si è fatto avanti e ha ottenuto una piccola parte di lungofiume. Il Ristorante Orologio, vicino alla Pensilina, ha invece potuto usufruire della piazzetta che è stata creata vicino alla nuova fontana di via della Posta, contribuendo di fatto ad «allungare» di un centinaio di metri la zona semipedonalizzata. «A dire il vero - spiega la municipale - la Città già prima della pandemia aveva lanciato un progetto per individuare e valorizzare alcune aree urbane. Aree che si voleva attribuire con un concorso». Ma poi la pandemia ha bloccato tutto. Prima bloccato e poi accelerato. La crisi sanitaria ha spinto il Municipio a prendere iniziative come l’aumento dell’utilizzo del suolo pubblico e la creazione di spazi per chi, appunto, spazi esterni non ne ha. E i risultati sono apprezzabili. «Le piazze non sono mai state così vive, via della Posta è splendida. Credo dunque - sottolinea Valenzano Rossi - che anche quando ci saremo lasciati la pandemia alle spalle si dovrà continuare in questa direzione. Magari rivedendo le normative cantonali in base alle mutate esigenze dei centri urbani». Con i nuovi allentamenti decisi dalla Confederazione (cfr. 2 e 3) misure di questo tipo potrebbero teoricamente anche non essere più necessarie, ma portarle avanti significherà aiutare ristoratori e commercianti. E anche accontentare diversi cittadini, che hanno apprezzato le soluzioni proposte.

Gli esempi si sprecano
Abbiamo parlato di Badalucci e dell’Orologio, ma di esempi simili ce ne sono a decine. Gabbani ha arredato piazza Cioccaro, mentre in via della Posta un privato (Dahra) è riuscito dove l’Esecutivo ha faticato per anni: creare un arredo urbano in grado di fare l’unanimità. «Noi volevamo - ci spiega Marco Badalucci, chef e proprietario dell’omonimo ristorante - riproporre sul lungofiume quel che si vede a Parigi, e ringraziamo il Municipio per avercelo permesso». «Ci è venuta questa idea - spiega invece Alex Moscatelli - non certo per aumentare gli incassi, ma per valorizzare l’area in cui ci troviamo con due dei nostri ristoranti (l’Orologio e il Bistrot Lugano)». Vivacizzando quella che era una zona di cantiere, e la Pensilina. «E lo abbiamo fatto anche per offrire opportunità lavorativa ai giovani della regione».

«Continuare su questa strada»
Iniziative di questo tipo sono ben viste anche dalla Società dei Commercianti. «È importante che vengano sostenute dal pubblico - conferma il presidente Rupen Nacaroglu - ma è anche fondamentale che i singoli si facciano avanti in modo propositivo con idee e progetti. Auspico poi che le autorità mantengano queste facilitazioni, come per esempio l’utilizzo accresciuto dello spazio pubblico, anche quando saremo usciti dalla pandemia». Almeno in parte molto probabilmente sarà così.