L’ultima festa del Living Room

LUGANO - «Oggi non ho tempo di pensare a cosa è cambiato», canta Motta nella sua «La fine dei vent’anni», dall’omonimo album insignito del Premio Tenco. Motta che, con il suo gruppo di allora, ha debuttato in Ticino calcando il palco del Living Room, la storica discoteca (per molti «la discoteca per chi non ama andare in discoteca») e sala concerti «alternativa» di Lugano che ieri ha annunciato la chiusura, prevista per domani sera, dopo 21 anni di attività. Chiusura dettata, secondo nostre informazioni, da difficoltà finanziarie che non hanno più permesso di proseguire. Da noi contattati, i due proprietari (in arte Jamf e Mauri) non hanno voluto rilasciare interviste.
Gli esordi a Massagno
La storia del Living room inizia nel 1998, nel piano interrato di un palazzo residenziale di Massagno che negli anni Settanta ospitava un postribolo. «L’avventura era nata raggruppando le nostre passione – spiegava Jamf in un’intervista concessaci nel 2009 – e prefiggendoci l’obiettivo di proporre sempre e comunque solo ciò che veramente ci piaceva». «Mancava un locale aperto dopo l’una di notte – ricordava dal canto suo Mauri – e soprattutto mancava un locale dedicato agli “altri” generi musicali». Molti di quelli che hanno frequentato il primo Living (il trasferimento in via Trevano a Lugano è del 2002) lo ritengono ancora oggi inimitabile, per una serie di fattori: l’offerta musicale dal vivo pressoché inedita alle nostre latitudini (jazz, rock, drum’n’bass, lounge – che i due promotori affermano di aver portato per primi in Ticino), la birra spillata da un riscaldamento modificato degli anni Settanta, il bancone del bar e il palco di tre metri per due costruito in proprio.
Il trasferimento in città è stato dovuto al successo del locale, che necessitava di più spazio, ma non ha cambiato lo stile del club. Con un palco più importante è aumentato lo spazio per la musica dal vivo e gli ospiti italiani e internazionali. L’ultimo grande cambiamento è del 2007, quando la sala ha trovato lo conformazione attuale. Al primo piano il palco e il dancefloor, al secondo una zona louge con musica a volume moderato e divani, «un’isola nel club dove oziare fino a tarda notte». Tanti anche i gruppi ticinesi che hanno calcato il palco del Living. Per molti – praticamente per tutta la scena indipendente – è stato un trampolino di lancio (come per Aris Bassetti dei Peter Kernel), per altri quello d’arrivo.
«Ora l’offerta si appiattisce»
La notizia della chiusura del Living non ha lasciato indifferenti: «Era la mia seconda casa, la mia seconda famiglia – ci dice Alessio Arigoni, in arte DJ Stercoraro, storico speaker di Rete 3 e da sempre molto vicino e attivo al Living. – Era un posto che permetteva di dare sfogo alle tue passioni anche se non eri il DJ più figo e famoso del mondo. Ci sono passati in tanti a farsi le ossa. Con la sua chiusura Lugano perde un luogo semplice e onesto, dove la gente non viene giudicata per come si veste. Non c’era selezione all’entrata, non c’era privée, non c’era divisione per classe sociale. Era un posto che richiedeva un minimo di pensiero attivo, che si sapeva rinnovare costantemente seguendo i trend della musica alternativa. A Lugano tutti i locali che hanno questa tendenza sono precari: penso all’ex Macello, allo Spazio Morel. E purtroppo all’orizzonte non mi pare di percepire quella forza giovanile di vent’anni fa che spingeva per avere spazi socioculturali. Senza Living l’offerta si appiattisce e si impoverisce. Il mio ricordo più bello? Sono tanti, su tutti direi l’esperienza del Living Boat: in barca per quattro ore sul lago, la band che suonava sotto e il DJ sul ponte. Era una famiglia che si riuniva».
Centinaia i messaggi lasciati sulla pagina Facebook del locale: «Ho conosciuto il mio amore al Living. Abbiamo passato un anno e mezzo assieme a voi. E ora che l’ho lasciato scopro che chiudete? Che tristezza», scrive una ragazza. «Il Living room fa parte di quei locali che rimarranno nella storia da Airolo a Chiasso», dice un altro. «No, vabbe’, in meno di 24 ore ho visto la quinta puntata del Trono di Spade e letto questa triste notizia. Too much in così poco tempo», afferma una terza.
Lo spazio che non c’era
«Massagno, 10 marzo 1998: inizia l’avventura chiamata Living Room, il locale che non c’era», si leggeva ancora ieri sul sito internet del locale, nella sezione «Storia», da cui abbiamo tratto diverse informazioni per questo articolo. Sezione che si conclude così: «E il viaggio continua...». Una frase superata dagli eventi, per l’amarezza di molti. E il «locale che non c’era» diventerà il locale che non c’è più. Ma non prima di salutare con una festa questo fine settimana, che sarà un po’ un’appendice della «Quairmesse» di scena in centro, un po’ un amarcord: oggi e domani suoneranno i DJ di casa in questi ultimi 21 anni e l’entrata sarà libera.