L’uomo e le sue cime: un rapporto profondo

LUGANO - Parlando di turismo è uno sfondo da cartolina. Quando c'è un record da battere viene descritta come un temibile avversario. Nelle cronache degli incidenti in quota, invece, diventa quasi un'entità maligna che ha tradito chi l'amava. Dimenticate tutte queste immagini che spesso, sui media, vengono associate alla montagna. Il suo rapporto con l'uomo ha mille sfaccettature e può raggiungere una profondità difficilmente spiegabile con le parole. Possono aiutarci le immagini in movimento: quelle dei filmati in programma al Festival dei Festival dal 31 agosto all'8 settembre. Giunta all'edizione numero 25, la rassegna è diretta da Marco Grandi, alpinista, che ogni anno seleziona le migliori pellicole presentate nelle varie rassegne cinematografiche dedicate alle cime e a tutto ciò che le circonda.
Una storia al giornoPrima serata a Cademario: venerdì 31 agosto alle 20.30, nella sala municipale, sarà proiettata una retrospettiva di Leo Dickinson sulla prima ascesa dell'Everest senza ossigeno 40 anni fa. "Una pellicola molto rara che racconta l'unione e la fine del rapporto fra due grandi alpinisti - anticipa Grandi - Durante la salita litigarono e pensarono di rinunciare, ma senza dirselo. E alla fine raggiunsero la cima". Il 3 settembre alle 20.30, in piazza Cioccaro a Lugano e in caso di pioggia nell'aula magna della SUPSI a Trevano, si potrà guardare in prima visione "Asragordom" di Victor Tognola, ambientato in Val Pontirone e dedicato alla firegna, l'antica consuetudine di ritrovarsi nelle cascine a cantare e a raccontare storie: un'usanza che ha permesso di tramandare la memoria delle comunità alpine. Chi pensa a Facebook è acuto, perché il film parla anche di questo, con alcuni dei suoi protagonisti che propongono le loro "ricette" su come gestire la modernità. Molto attuale. Lo è anche "Oltre il confine, la storia di Ettore Castiglioni" (4 settembre alle 20.30 in piazza Cioccaro) un lavoro di Federico Massa dedicato a un alpinista che ha aiutato molti ebrei a fuggire in Svizzera attraverso i passi alpini e che è stato protagonista lui stesso di una fuga impossibile. Il 5 settembre alle 18.30, alla SUPSI, sarà la volta de "La montagna di Ilio" di Michele Coppari e Francesca Zannoni: la storia di un alpinista innamorato delle Dolomiti Bellunesi. Seguirà in prima visione "La mia Greina" di Giovanni Casari e alle 19.30 l'apertura di una mostra dedicata proprio alla Greina con i dipinti di vari artisti. Alle 20.30 invece verrà presentato il libro Le mie passeggiate più belle di Gianfranco De Santis, ideale per chi è alla ricerca di escursioni tranquille. Ci sarà spazio anche per "La congenialità - The attitude of gratitude" di Christian Schmidt, che spiega il rapporto tra i compagni di cordata Simone Moro e Tamara Lunger, e "Dessine-moi un Chamois" di Anne ed Erik Lapied. "Quest'ultimo film mi ha toccato molto - dice Grandi - È la storia di un ragazzo che coinvolge i genitori nella ricerca di un camoscio: mi ricorda quando tagliavo il fieno con mia mamma sul Lema". Il 6 settembre alle 18.30, alla SUPSI, saranno proiettati i video amatoriali in lizza per il Premio Teleticino, mentre alle 20.30 si potrà guardare "Le ali della libertà" di Graziella e Angelo Lunetta, vincitore l'anno scorso. Seguirà un tributo a Werner Kropik con la proiezione de "Il gioco del gallo" e "Alberi sacri". Il 7 settembre, alla SUPSI, dalle 18.30, toccherà a "In gora" di Andy Collet, che parla di sciatori in viaggio per l'Europa, e a "The frozen road" di Ben Page, che racconta un'avventura nell'Artico canadese. La serata si chiuderà con Davide Chiesa che presenterà il film da lui girato sull'Everest. L'ultima giornata, l'8 settembre, vedrà dalle 20.30 l'assegnazione del Memorial Sganzini, la proclamazione del miglior film del festival e la conferenza "Il calice della fortuna" (15 franchi - Le altre serate sono gratis) con Kurt Diemberger, "ultimo monumento dell'alpinismo moderno".