Il fenomeno

Ma da dove viene questo vento fastidioso?

Scopriamo di più di un ospite – non sempre particolarmente apprezzato – con cui stiamo convivendo negli ultimi giorni: il vento – La parola all’esperto di MeteoSvizzera, Guido Della Bruna, che ci illustra le caratteristiche e i pericoli di tali raffiche sul territorio svizzero e ticinese
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Federica Serrao
08.02.2022 17:59

Il vento: fastidioso compagno di numerose giornate negli ultimi mesi. Abbiamo tutti in mente le immagini degli alberi “ballerini” piegati sotto la sua forza, o della polvere, delle foglie e di tutti gli altri oggetti che trascina con sé quando soffia furioso, di tanto in tanto provocando anche dei danni non indifferenti. Molte volte è così pungente da costringerci a stringerci forte nei nostri maglioni caldi e ad alzare il bavero della giacca; altre volte, quando è più tiepido, ci lasciamo piacevolmente accarezzare dal suo calore, che ci scompiglia i capelli. Abbiamo deciso di scoprire di più dell’ospite – non da tutti particolarmente apprezzato – che sta caratterizzando queste luminose giornate di inizio febbraio, rendendole più ventose e movimentate. Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato Guido Della Bruna, esperto di MeteoSvizzera.

Cos’è, davvero, il vento?
Partiamo da una domanda banale, ma a cui molte persone, non esperte in materia, farebbero fatica a rispondere. Da dove nasce il vento? «In parole semplici, il vento si forma a causa delle differenze di pressione che abbiamo nei diversi punti della Terra, quindi da un’alta pressione a una bassa pressione. Il vento tende infatti a muoversi proprio in questo modo, dall’alta alla bassa pressione. A sua volta, queste differenze di pressione che riscontriamo sono causate dal riscaldamento solare – che non è costante su tutta la superficie del pianeta – e dalla rotazione del pianeta e dalle sue inclinazioni, nonché dalle stagioni», spiega l’esperto. Scendendo nei dettagli, e osservando i dati relativi al nostro cantone, possiamo affermare che il territorio ticinese si contraddistingua per avere un regime di venti particolarmente complesso. Questo perché, da una parte, il nostro territorio si compone di valli e di pianure, tendenzialmente poco toccate dalle correnti generali, che sono al contrario più tipiche delle zone di montagna. Dall’altra parte, invece, è proprio la presenza di una rete di valli che si aprono verso sud, in direzione della Valpadana, a favorire la formazione di un regime di venti regionali, che altro non sono che i venti termici, strettamente collegati al ciclo del sole e del riscaldamento, come precedentemente menzionato da Guido Della Bruna.

Che venti soffiano sulle nostre teste?
Ma quali sono, precisamente, i venti presenti sul territorio elvetico? «Quello che possiamo dire, è che le Alpi si trovano alle medie latitudini, dove soprattutto nelle stagioni intermedie – dunque autunno e primavera – ci troviamo molto vicini alla zona della corrente di getto. Questa corrente è responsabile della formazione di ondulazioni, che alternativamente portano delle onde in queste correnti in quota, che a loro volta portano delle perturbazioni e dei venti che in media provengono da ovest, e si muovono verso est. Quindi, per quanto riguarda la Svizzera, i venti prevalenti provengono in quota dall’Atlantico». Situazione che differisce se restringiamo il campo e osserviamo le caratteristiche del nostro cantone. Prosegue infatti l’esperto: «Se poi guardiamo i venti locali, per quanto riguarda il Ticino, abbiamo il favonio, a cui ci siamo abituati negli ultimi tempi. Questo vento è molto frequente, soprattutto in autunno e in primavera». Con il termine favonio, possiamo infatti definire quel vento proveniente da nord catabatico (discendente), che raggiunge il nostro cantone quando sulle Alpi si instaurano correnti settentrionali, con un anticiclone sull’Europa centrale e una depressione sull’Italia. «Sul nostro territorio abbiamo poi anche i venti di scirocco, che provengono da sud-est e che possono portare aria calda o umida». A queste manifestazioni si aggiungono alla lista anche le raffiche, causate dai temporali ma riconducibili a episodi più locali. «Celle temporalesche che hanno tipicamente una grandezza di pochi chilometri, e pertanto riguardano più superfici di piccola grandezza». Ci sono poi dei venti caldi, che si contraddistinguono per avvolgerci col proprio tepore, e venti freddi, che al contrario, ci fanno accapponare la pelle. La vera differenza che intercorre tra i due, come ci spiega Guido Della Bruna, è riscontrabile in una questione di massa d’aria. «Se partiamo già da una massa d’aria calda, naturalmente avvertiremo il vento come caldo. L’effetto ‘‘favonico’’ poi, normalmente, proprio a causa di un effetto fisico di riscaldamento del vento – che viene compresso verso il basso – aumenta ulteriormente questa temperatura. Un altro elemento che può fare la differenza tra venti caldi e venti freddi è altrimenti anche il contenuto di umidità dell’aria. Se varia l’umidità, varia di conseguenza un po’ anche la temperatura percepita».

Non sottovalutare i pericoli del vento
Il vento può però anche causare danni di vario genere: dagli alberi rovesciati e caduti, fino all’incendio sul Monte Gambarogno. Il vento provoca danni di carattere anche più generale, come piccoli incidenti quotidiani. Si tratta di un movimento da non sottovalutare e a cui prestare attenzione. Secondo l’esperto «i danni maggiori causati dal vento sono dovuti soprattutto alla sua irregolarità. C’è una grande differenza tra il vento medio e le raffiche più forti. Sono proprio quest’ultime a causare i danni maggiori, che tipicamente da noi hanno luogo quando soffia un vento da nord, o con le raffiche da temporale». Oltre a evidenti ripercussioni sull’ambiente, il vento è infatti responsabile anche di un effetto raffreddante sull’organismo umano. Il vento, infatti, asporta calore dalla pelle non coperta. Nel caso in cui la temperatura fosse sufficientemente bassa, la perdita di calore supera la capacità di rifornimento energetico da parte dei vasi sanguigni. In risposta, l’epidermide gela. Concludendo, l’esperto di MeteoSvizzera ricorda alcuni episodi in cui il vento è stato protagonista, in quanto colpevole di notevoli danni, come nel caso della profonda depressione “Brigitte” a inizio ottobre 2020. L’evento in questione fu caratterizzato da precipitazioni molto abbondanti, venti tempestosi e conseguenti forti raffiche di vento, che fecero registrare valori molto alti sulle montagne e nelle vallate nord alpine. Travolte dal favonio, molte cime registrarono raffiche che toccarono velocità di 120 e 170 km/h, fino addirittura a una punta di 181 km/h sul Pizzo Matro in Ticino, che costituì il secondo valore più alto mai registrato dall’inizio delle misurazioni, e per la prima volta con un vento da sud (il vento in questione era infatti lo scirocco). L’episodio di maltempo dovuto alla tempesta “Alex/Brigitte” provocò notevoli disagi sull’autostrada A2, che venne momentaneamente chiusa al traffico tra Erstfeld e Beckenried, in entrambe le direzioni di marcia, oltre che ingenti danni al traffico, a causa della chiusura della galleria del San Gottardo e del relativo passo.