Ma quello di Aldi è davvero uno «stipendione»? Ecco cosa resta nel portafoglio

Si fa presto a dire «mollo tutto e mi trasferisco in Ticino a fare il cassiere da Aldi». Nelle scorse settimane ha fatto molto scalpore sulla stampa italiana la notizia che la filiale svizzera di Aldi, la catena di supermercati tedeschi presente praticamente in tutto il mondo, alzerà dal prossimo primo gennaio il salario minimo mensile dei suoi impiegati a 4.700 franchi (circa 5.000 euro al tasso di cambio attuale). Il salario in questione è rigorosamente lordo, ovviamente. Bene, bravi, bis verrebbe da dire. Ma attenzione perché il diavolo, come si dice, si nasconde nei dettagli. La notizia oltre confine ha acceso forti discussioni sulle piattaforme social, moderne piazze popolari. E via di paragoni arditi e di ingegneri che si autocandidano a riempire scaffali o scaricare camion di merce disposti ad alzarsi a orari antidiluviani. Precisiamo subito che la differenza salariale tra Svizzera e Italia c’è ed è cresciuta negli ultimi anni non solo per il diverso carico fiscale e di oneri sociali, ma soprattutto per una questione di cambio valutario. Un esempio per capire: dagli 1,67 franchi per un euro del 2007, si è passati ai 95 centesimi di questi giorni. In 16 anni lo stesso salario in franchi è diventato il 44% circa più alto se espresso in euro. Visto da questa parte del confine, i salari in euro si sono svalutati dello stesso importo se espressi in franchi. Sta anche in questo fatto «aritmetico» l’aumento dei lavoratori frontalieri che ogni mattina e ogni sera sono disposti a farsi ore di auto per lavorare in Svizzera.
Ma abbandoniamo le vicende valutarie e facciamo banalmente i conti della serva per capire se quel salario di 4.700 franchi è uno «stipendione» da paese di Bengodi oppure un salario ordinario da classe lavoratrice che non può scialare troppo. Abbiamo detto che quei soldi sono lordi e per chi vive in Svizzera lo sono doppiamente. Come in tutti i paesi europei, anche in Svizzera i lavoratori contribuiscono allo stato sociale (vecchiaia, disoccupazione, infortuni e malattie professionali). Nel nostro caso bisogna detrarre circa 800 franchi da quella cifra, meno rispetto all’Italia. In busta paga quindi se ne ricevono 3.900 di franchi. Ma non è finita. In Svizzera, almeno per chi ci vive senza pendolare quotidianamente e al pari degli Stati Uniti, quell’importo è inteso ancora al lordo di imposte e assicurazione malattia. Se si è singoli e senza obblighi familiari da quei 3.900 franchi bisogna togliere altri 400 franchi per l’assicurazione malattia e circa 350 mensili di imposte, tra cantonali, comunali e federali. Ne rimangono quindi soltanto circa 3.150 di franchi con cui vivere. Stiamo facendo i calcoli a spanne e non al centesimo. Non siamo lontani dalla realtà. Con quella somma bisogna poi pagarci l’affitto, le classiche bollette di luce, acqua, gas e telefono, il leasing e il mantenimento dell’auto se c’è. Per quanto riguarda la casa basta farsi un giro sui siti immobiliari ticinesi per capire che con meno di 1.300 franchi al mese non si trova quasi nulla. Non nei dintorni dei centri urbani, per lo meno. E stiamo parlando di un appartamento da singoli con due locali e mezzo, non loft o attici da vitelloni. Diciamo che altri duemila franchi se ne vanno in altre spese obbligatorie. E siamo a poco più di 1.100 franchi al mese di reddito disponibile. Fanno 36 franchi al giorno con cui bisogna mangiare, vestirsi e svagarsi. Se poi si è in più di due, un solo stipendio non basta proprio. Altro che scialare...
È tutto un altro film, invece, per chi decide o ha la possibilità di vivere in Italia al ridosso del confine e lavorare in Svizzera. Sempre rimanendo nel caso della persona singola, dai 4.700 franchi bisogna togliere gli oneri sociali (800 franchi e le imposte svizzere per 350 franchi). Ai 3.550 franchi bisognerà togliere poi l’eventuale ‘tassa sulla salute’ da 30 a 200 euro mensili all’esame del parlamento italiano, a seconda della situazione reddituale e personale. I 3.250 franchi (3.500 euro, circa), per i neo-frontalieri assunti dallo scorso luglio saranno poi tassati – tenendo conto delle imposte pagate in Svizzera e di franchigie previste dagli accordi fiscali tra Italia e Svizzera – con le aliquote IRPEF italiane. Diciamo che spariscono altri 900 euro al mese. Siamo a 2.600 euri netti. Il doppio di quanto guadagna l’omologo cassiere di un supermercato in Lombardia da cui poi detrarre gli analoghi costi per vivere (casa, bollette, eccetera), ma non è un salario da nababbo. Nemmeno in Italia che sconta il fatto di avere i salari reali e nominali più bassi dell’Europa occidentale. Imprese, sindacati e politica italiana – da destra a sinistra – si facciano qualche domanda. Ah, ultimo appunto per chi volesse candidarsi per un posto all’Aldi: per politica del personale loro assumono prevalentemente a tempo parziale, all’80% il dirigente di filiale e al 50% commessi e cassieri. Fate voi i calcoli, le basi grossomodo ci sono.